Venerdì 19 Aprile 2024

Lo spettro della crisi sul Governo. Letta avverte: se cade si va al voto

Gli aiuti all’Ucraina agitano l’esecutivo. Giovedì informativa di Draghi, ma non ci sarà nessuna votazione

Il presidente del M5s Giuseppe Conte, 57 anni, con, sullo sfondo, Mario Draghi

Il presidente del M5s Giuseppe Conte, 57 anni, con, sullo sfondo, Mario Draghi

Roma - L’ombra di una crisi di governo, nonostante le smentite (di Conte), aleggia su Mario Draghi e i suoi ministri, complice soprattutto la lunga serie di strappi e distinguo del M5s sulle armi da inviare in Ucraina. Ogni rischio di incidente è vissuto con sospetto. L’ultimo riguarda l’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato. Appare, a prima vista, un tema “estero“ e invece è “italianissimo“. Il Parlamento italiano dovrà votare, come membro della Nato, per ratificare quei due ingressi, pure molto presto, sotto forma di leggi di ratifica delle due adesioni. Ecco perché se Salvini emette un perentorio "non ora" e Conte esprime dubbi e perplessità sul tema, scatta l’allarme. E se Lega e M5s si sfilano e il governo finisce sotto?

Non a caso, il Pd attacca Salvini (non Conte): "A dire no aiuta Putin". Insomma, ogni scusa è buona e fa rischiare la crisi. Ovviamente, le preoccupazioni principali riguardano la richiesta di discussione, e di voto, in Parlamento, sui nuovi invii di armi in Ucraina. Giovedì prossimo il premier si presenterà in Parlamento per riferire sullo stato dell’arte della crisi in Ucraina e dei primi timidi passi di pace, ma è una semplice informativa: non prevede voto e neppure dibattito. Ma Conte e M5s continuano a chiederlo: per farlo, però, serve presentare una mozione parlamentare, discuterla in seno alla conferenza dei capigruppo, calendarizzarla. Vuol dire tempi lunghi. Un vantaggio, per il governo, ma vuol dire anche allungare la scia di scontri, logorandolo negli ultimi mesi di legislatura, i più delicati per tutti i dossier, dal Pnrr alle riforme. Poi c’è la forma. In "Gazzetta ufficiale" è appena stato pubblicato il terzo invio di materiale bellico (più pesante dei precedenti) all’Ucraina sotto forma di decreto interministeriale e se ne preparano altri. Non serve un nuovo voto perché valgono le risoluzioni delle Camere del I marzo, ma i 5Stelle “intignano“. Il vicepresidente Mario Turco, a supporto della richiesta politica di Conte, sta studiando una mozione che impegni il governo in Aula – il timing sarebbe di votarla tra l’informativa del 19 maggio e le risoluzioni sul Consiglio europeo di fine mese – per fissare, nero su bianco, il "basta armi" avanzato dal M5s.

Enrico Letta da un lato si fa paladino di Draghi: "L’ultima cosa che teme il Pd è andare in Parlamento. Ci saremo giovedì, ascolteremo Draghi, interverremo. Se ci saranno passaggi che richiedono dei voti li faremo". Dall’altro raffredda gli animi. A Sorrento per il Forum sul Sud della ministra Carfagna si mostra sicuro sulla tenuta dell’esecutivo: "Non ho nessun dubbio che questo governo arriverà alla fine naturale della legislatura e sarà l’ultimo governo della stessa", scandisce, ma la rassicurazione suona pure come minaccia: nessuno pensi di approfittarne per strappare un rimpasto e accontentare chi, dentro i partiti, reclama ruoli di primo piano. "Se ci fosse una crisi ora si andrebbe alle urne", sottolinea Letta, il che vuol dire addio sogni di gloria per molti, 5S in testa. Del resto, dal Nazareno si segnala che "restano tesi i rapporti con il M5s, anche dopo il duro confronto" tra Letta e Conte. Tutti sul chi va là.