Da guastatori a guastati: Fini, Bertinotti e Salvini. La crisi logora chi la innesca

Dopo l’estate del Papeete, il leader della Lega ha visto dimezzare i consensi. Il segretario di Rifondazione mandò a casa Prodi e i comunisti sparirono dal Parlamento

Berlusconi e Bossi firmano il patto nel 1994

Berlusconi e Bossi firmano il patto nel 1994

Roma, 17 luglio 2022 - Gianfranco Fini, ben due volte (1995 e 2010) e, soprattutto, Fausto Bertinotti, altre due volte (1998 e 2008), la seconda in "condominio" con Clemente Mastella. Sono i due ‘campioni’ indiscussi in fatto di ‘levatrici’ di crisi di governo che però non portano bene a chi le fa, poi alle urne. "Chi la fa, l’aspetti" recita un detto popolare. Chi provoca una crisi di governo e la relativa corsa alle elezioni anticipate è il più delle volte travolto dal disonore. Limitandoci solo alla seconda Repubblica, sono Fini e Bertinotti che hanno causato, per ben due volte, due crisi di governo per puntare, a stretto giro, al voto anticipato ma per riceverne, in cambio, solo dolori e sfracelli, fino all’estinzione, di fatto, delle loro carriere e pure dei loro partiti.

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Due casi, meno noti, riguardano Gianfranco Fini. Corre la XII legislatura, iniziata a marzo 1994. Il ‘nuovo’ centrodestra ha vinto le elezioni ma il I governo Berlusconi è caduto in meno di un anno, per colpa di Umberto Bossi. Segue il governo Dini, che Berlusconi accetta, pensando si vada subito al voto, ma così non è. Scalfaro ‘gabba’ il leader di FI, furibondo. Berlusconi, ma anche Fini, reclamano il voto, ma Scalfaro affida un incarico esplorativo ad Antonio Maccanico, caduto il governo Dini. Fini dice di no. Non vuole governare con l’allora Pds e l’allora PPI e si mette in scia di FI, che reclama le urne. Si vota nel 1996 e An non va male (passa dal 13% al 15%) ma il Polo delle Libertà perde le elezioni, anche perché la Lega va da sola. Vince l’Ulivo. Il problema è che, senza Rifondazione comunista di Bertinotti, Prodi non ha i numeri per governare. Il Prc, che dà l’appoggio esterno, è decisivo.

Passano appena due anni e Bertinotti rompe con Prodi sulle 35 ore. La crisi precipita. Il 9 ottobre 1998, il I governo Prodi cade in Aula (primo caso nella storia italiana). Il voto di fiducia finisce con 312 voti favorevoli e 313 contrari. Prodi non sente ragioni e si dimette. Il Prc si spacca. Nasce il Pdci di Cossutta e Diliberto ma servirà solo a far nascere il governo seguente, quello di D’Alema. Alle elezioni successive, il Prc crolla dall’8.7% del 1996 al 5.3% del 2001. L’era Bertinotti sembra finita, ma lui intigna. Nel 2006, in vista delle Politiche, nasce l’Unione: stavolta, dall’Udeur di Mastella al Prc di Bertinotti è una grande ammucchiata, ma il leader è sempre Prodi. Dura pochissimo, però il Prodi II. Il Prc è al governo, con un ministro (Ferrero) che va in piazza contro il suo governo (sic) e i senatori Rossi e Turigliatto (corrente trotzkista del Prc) fanno ‘ballare’ tutti i giorni una maggioranza che si regge, a Palazzo Madama, su una manciata di senatori. Stavolta non è solo ‘colpa’ di Bertinotti e del Prc. Mastella, guardasigilli, si dimette dal governo e, quando il governo Prodi chiede la fiducia, proprio al Senato, cade rovinosamente il 24 gennaio 2008 (156 sì contro 161 no) anche ‘grazie’ ai voti contrari, fondamentali, di due su tre senatori dell’Udeur. Il Prc non si ripiglierà più. Dal 5.8% del 2006, l’erede del Prc, che intanto si è sciolto per diventare Sel, prende appena il 3,1%. I ‘comunisti’, in Parlamento, non ci tornano più.

Dopo, si torna a Fini. Nel 2008 è nato il governo Berlusconi IV, ma a luglio 2010 il famoso "che fai, mi cacci?!" di Fini a Berlusconi si trasforma nella scissione dal Pdl di Fli. Dopo molti scontri e tira e molla, a novembre 2010 la squadra di Fli esce dal governo. Il governo Berlusconi cadrà dopo la torrida estate dello spread del 2011, ma quando si voterà, dopo la parentesi Monti (2011-2013), Fli è scomparsa: nel 2013 prende lo 0,4 dei voti.

Infine, ci sarebbe Matteo Salvini. Il Capitano, però, con la famosa ‘estate del Papeete’ ha sì provocato la crisi di governo del Conte I, ma non ha ottenuto quello che voleva: le elezioni anticipate. Il governo gialloverde Conte I si dimise a fine agosto e, in pochi giorni, nasce il governo giallorosso Conte II. La legislatura è continuata, almeno fino a oggi. In compenso, la Lega di Salvini è crollata nei sondaggi: dal 30 e rotti del 2019 ora veleggia intorno al 15%. Morale: chi provoca le crisi, mal gliene incoglie.

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