Giovedì 25 Aprile 2024

Lo stallo spagnolo

Si, è vero le diplomazie sotterranee sono al lavoro, stiamo per entrare nella settimana che con l’elezione dei presidenti delle camere determinerà i primi esiti concreti di questa nuova legislatura, ma la verità è che siamo in una situazione di stallo. Dopo alcuni giorni in cui i vincitori del 4 marzo - Cinquestelle e Lega - sono andati ripetendo formule che assomigliavano più a slogan da campagna elettorale che a ragionamenti politici (“abbiamo vinto noi e quindi ci spetta questo e quello”), pare quasi che sia Di Maio sia Salvini si stiano rendendo conto che da ottenere un buon risultato alle urne ad aver la possibilità di entrare a palazzo Chigi la distanza è lunga. Per governare non basta il 32 cento ai grillini e il 17 per cento della Lega, specie se il 32 per cento è di una forza che non intende coalizzarsi e il 17 è parte di una coalizione che si ferma al 36. La stessa opzione “legge elettorale maggioritaria e poi al voto” che unisce Lega e Cinquestelle presenta molte più complicazioni di quanto si pensi. Basta un emendamento al Rosarellum, si dice, e almeno da punto di vista tecnico è così, ma la politica è più complessa e tortuosa di un emendamento. La strada per uscire dal vicolo cieco in cui si è costretti è in sostanza ancora lunga. Qualcuno ha cominciato ad evocare paragoni con la situazione spagnola. Come augurio non è un granché.