Martedì 22 Aprile 2025
SIMONE ARMINIO
Politica

Giubilei e il sentimento della nazione: "Gli italiani? Sono conservatori"

Politologo e direttore scientifico della Fondazione An: il governo durerà, non vedo alternative

L'Italia dei conservatori, il libro edito da Giubilei che ripercorre la storia della destra

L'Italia dei conservatori, il libro edito da Giubilei che ripercorre la storia della destra

Roma, 14 aprile 2025 – "Gli italiani sono un popolo conservatore". Francesco Giubilei non ha dubbi. Editore e direttore scientifico della Fondazione Alleanza Nazionale, 33 anni, lo ha ribadito nell’ultimo libro, ’L’Italia dei conservatori’ (Giubilei Regnani).

Eppure per decenni ha vinto la Dc. Giubilei, lei è sicuro?

"È il nostro grande paradosso. Senza un grande partito conservatore, il voto di destra si è storicamente diviso tra Msi, monarchici e Dc, unico appiglio per contrastare il Pci. Da qui il montanelliano invito: turatevi il naso e votate Dc".

Dunque i conservatori c’erano.

"Se non come partito, perlomeno come indole e come approccio".

Ovvero?

"Difesa dell’identità, delle tradizioni locali, della famiglia, delle piccole e medie imprese".

Tutta questa difesa non vuol dire essere reazionari?

"Ci sono delle affinità tra conservatori e reazionari, così come ci sono con i liberali nel sentimento di difesa della nazione. Ma c’è anche una bella differenza. Il reazionario rifiuta il nuovo. Il conservatore lo accetta come ineludibile, ma vuole arrivarci con i propri valori".

E il governo Meloni com’è, più reazionario o più conservatore?

"FdI rappresenta oggi il cosiddetto governo della Nazione. Con gli alleati c’è un fisiologico dialogo interno, bilanciato da una capacità di portare a sintesi che affonda le sue radici nelle esperienze di governo avute dal 1994 a oggi. E poi non vedo delle possibilità per Lega e FI di pensare uno schema differente e che funzioni".

Meloni, si dice, è apprezzata più all’estero che in Italia.

"È un preconcetto figlio di una falsa percezione, sconfessata dai sondaggi. Questo è infatti il primo caso da vent’anni a oggi di un consenso che non cala nonostante l’esercizio del potere. A questo si somma, e non si contrappone, un ritrovato ruolo internazionale".

Farà bene ad andare da Trump?

"Certo che sì. Così come è certo che ci vada come presidente del Consiglio italiano, anche se...".

Anche se?

"È implausibile pensare che questa missione a Washington non sia stata coordinata con von der Leyen e con la Commissione Ue".

Sì, ma, a che titolo?

"Non è peccato avere un’affinità ideologica, dunque un rapporto privilegiato con il presidente Usa. Se poi, grazie a questo rapporto, si riuscirà a strappare condizioni migliori per l’Italia e per la Ue...".

La premier va in giro e si distrae sull’Italia. Vero o falso?

"Il numero di accordi internazionali portati a casa da questo Governo, dal Piano Mattei in poi, ci dice il contrario, ovvero che la politica estera a volte può esser un valido strumento di politica interna".

Gli italiani moderati sono conservatori ma non lo sanno, dice lei. E tra dieci anni, come saranno?

"Ritengo che il conservatorismo sia la strada per il futuro della destra italiana. Ma la sfida è arrivare a fine legislatura con una buona riforma della legge elettorale. Questa di adesso avvantaggerebbe la sinistra... se non fossero divisi".