Giovedì 18 Aprile 2024

L'esame del professor Conte

Al G7 in Canada non sarà una prima-volta facile

Il premier Giuseppe Cone (NewPress)

Il premier Giuseppe Cone (NewPress)

Roma, 7 giugno 2018 - Inutile girarci intorno: al G7 che si apre in Canada il «Dossier Italia» sarà il convitato di pietra che tutti faranno finta di non esaminare ufficialmente ma che ognuno dei big presenti al tavolo scruterà con attenzione, magari al riparo da orecchi indiscreti. E non solo per la novità rappresentata da un premier digiuno di politica, che nessuno conosce e che tutti guarderanno con attenzione, ma soprattutto per l’inedita portata politica che l’esecutivo Conte rappresenta. Piaccia o non piaccia, il governo giallo-verde è il primo di stampo «populista» ed euroscettico che entra nel club dei grandi, dove finora si erano alternati leader con posizioni di destra o di sinistra ma mai anti-establishment. L’unico precedente è se mai rappresentato dallo stesso presidente Trump che in qualche modo con il suo provenire da posizioni indipendenti e aver cavalcato tempi anti-casta ha ancitipato accenti sovranisti poi ripresi da Lega e Cinquestelle. Anche lui un segno dei tempi che stavano e stanno cambiando. Per Conte non sarà una prima-volta facile. Perché le prese di posizioni italiane sull’Unione europea e sulla Russia non sono passate inosservate, e gli interventi di questi ultimi due giorni sia del segretario generale della Nato sia della Cancelliera tedesca hanno rimarcato quanto il livello di attenzione sia alto. E perché l’esordio del presidente del consiglio italiano arriva in mezzo a un G7 che già si preannuncia incandescente per la questione dei dazi Usa e per le continue prese di posizione di Trump all’insegna di quell’«America First» che pare l’opposto dello spirito del G7. Conte in sostanza dovrà fare la parte dell’alleato fedele che non ha certo intenzione di mettere in discussione decenni di geopolitica euro-atlantica, rendere in qualche modo conto di posizioni filo-russe che comunque in quel contesto rappresentano, per un partner europeo, una originalità, il tutto quando i leader di Francia, Germania, Uk, Canada, Giappone e Ue non fanno altro che guardare in cagnesco l’uomo, Trump, che sceglie di percorrere una strada autonoma, fuori dagli schemi. Anche lui additato come amico di Mosca. Un esercizio di equilibrismo che metterà a dura prova il premier. Lui «è professore», come ha sagacemente ricordato a Renzi, però stavolta saranno gli altri a dare i voti a lui.