Flat tax, 80 euro e aumento Iva: facciamo chiarezza. Manovra tra voci e smentite

"Non toccheremo gli 80 euro", si affrettano a precisare Salvini e Di Maio. Eppure il finanziamento della Flat Tax e del reddito di cittadinanza necessita di risorse, e altre - almeno 20 miliardi - servono per sterilizzare l'aumento dell'Iva in caso di mancato rispetto dei parametri europei.

Luigi Di Maio e Matteo Salvini (Ansa)

Luigi Di Maio e Matteo Salvini (Ansa)

Roma, 9 agosto 2018 - Lo spettro dell'aumento dell'Iva, l'obiettivo Flat Tax e l'abolizione del bonus 80 euro, sgradita eredità renziana. Il dibattito sulla manovra d'autunno ruota attorno a questi tre capitoli economici, nelle ultime ore si sono susseguite dichiarazioni e prese di posizione da parte di esponenti del governo che non aiutano a fare chiarezza. 

Partiamo dagli 80 euro. La misura voluta fortemente dall'ex premier Matteo Renzi e introdotta col decreto Irpef nell'aprile 2014 prevede che i lavoratori dipendenti con un reddito tra gli 8mila e i 24mila euro l'anno abbiano in busta paga un bonus di 80 euro al mese, 960 euro annui. Il bonus Irpef nel 2014 è stato di 640 euro per i redditi fino a 24mila euro per decrescere fino a zero da 24.000 a 26.000 euro. Nel 2017 il governo ha deciso di ampliare la platea dei beneficiari alzando il tetto di reddito da 24.000 a 24.600 euro e da 26.000 a 26.600 euro, e includendo anche gli statali che superavano la soglia iniziale per via dell'aumento del contratto nazionale. Il decreto è stato aspramente criticato da Lega e Cinque Stelle, che l'hanno bollato fin da subito come mancia elettorale (le consultazioni europee, del resto, si tennero un paio di mesi dopo). In tutto, la misura vale 9,5 miliardi l'anno: è stato incassato da circa 11,5 milioni di cittadini. Quasi 2, però, hanno dovuto restituirlo in un'unica soluzione alla fine dell'anno (perché, ad esempio, sommando più contratti a termine avevano superato la soglia), il che ha svelato uno dei principali limiti del provvedimento.

Fatto sta che quei 9,5 miliardi di costo fanno gola soprattutto a una parte del governo giallo-verde, che vorrebbe utilizzarli per finanziare la Flat Tax. Eppure, il timore di scontentare una platea così vasta di cittadini deve aver consigliato prudenza, se è vero che i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, si sono affrettati a smentire che l'esecutivo voglia abolire gli 80 euro. "Non so chi se lo sia inventato - ha sentenziato Di Maio -. Il governo è compatto nella volontà di non aumentare l'Iva e di non toccare o mettere le mani in tasca ai cittadini, anche per quanto riguarda quella misura». Poco prima era toccato a Salvini: "Spiace dover rincorrere alcune indiscrezioni dei giornali - ha detto il leader del Carroccio -, ma non vogliamo togliere gli 80 euro né aumentare l'Iva". Non si può escludere, però, un cambio della natura della misura, come spiega il vice ministro all'Economia, Massimo Garavaglia: "E' molto meglio avere una riduzione strutturale delle tasse piuttosto che un bonus che resta sempre appeso. Non si tolgono gli 80 euro, vengono messi come riduzione fiscale anzichè come esborso". 

A questo tema è legato quello dell'aumento Iva, una misura temuta in quanto va a impattare sui beni acquistati e dunque su tutti, indipendentemente dal reddito. Il problema è che è il rispetto dell'impegno preso a Bruxelles dai precedenti governi a determinare un'eventuale impennata di questa tassa. E dunque il governo Conte dovrà trovare una cospicua somma - si parla di almeno 19 miliardi - per evitare che l'Iva ordinaria passi dal 22% al 25% e quella agevolata dal 10% al 13%. Il Codacons ha stimato una mazzata per una famiglia tipo di consumatori tra gli 800 e i 1.000 euro l'anno. Non è escluso, però, a sentire lo stesso leghista Garavaglia 'qualche piccolo aggiustamento', magari individuando alcune categorie di prodotti. Di Maio, intanto, spera nella "flessibilità dell'Europa", per finanziare "nella Legge di Bilancio, riforme strutturali come il reddito di cittadinanza, la revisione della legge Fornero (introducento la Quota 100, ndr) e la Flat Tax". 

Già, la Flat Tax, cavallo di battaglia leghista che verrà comunque introdotta dal 2019 e, nelle intenzioni dei promotori, ridurrà anche l'evasione fiscale. A quanto pare, la finanziaria potrebbe contenere una sorta di anteprima che riguarderà soltanto le partite Iva: il regime forfettario del 15% potrebbe essere innalzato dagli attuali 25.000 euro a 100.000 euro, aumentando così i possibili beneficiari. Una sorta di Flat Tax al 15% poi potrebbe essere applicata sugli incrementi di reddito rispetto all’anno precedente, una proposta questa che negli ultimi tempi era stata portata avanti da Fratelli d’Italia e che il governo potrebbe accogliere. Anche qui, però, le coperture sono tutte da vedere. 

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