Dossier Fisco, dalla Flat tax alle addizionali Irpef. Le misure in manovra

Tasse ridotte per le partite Iva e nuova sanatoria. Si inasprisce il prelievo fiscale su alcune categorie, aboliti alcuni incentivi

Il dossier della legge di bilancio 2019 (Ansa)

Il dossier della legge di bilancio 2019 (Ansa)

Roma, 1 gennaio 2019 - Tasse ridotte per le partite Iva e nuova sanatoria in arrivo, mentre si inasprisce il prelievo su alcune categorie e vengono aboliti alcuni incentivi. Ecco, in pillole, il dossier Fisco contenuto nella prima manovra del governo giallo-verde. E' uno dei tre capitoli chiave del pacchetto di politica economica per il prossimo anno, insieme a pensioni e lavoro, con in primo piano, ovviamente, il reddito di cittadinanza. Ma vediamo i principali provvedimenti in materia fiscale.

Flat tax per gli autonomi (ma le aliquote sono solo due)

Arriva il primo modulo della flat tax, riservato a partite Iva e professionisti. Sono previste, per la verità, due aliquote: la prima, al 15%, per chi ha redditi fino a 65mila euro. La seconda, al 20%, fra i 65mila e i 100mila. Rispetto alla versione iniziale del provvedimento sono stati inseriti alcuni paletti che ne hanno delimitato la platea. Non usufruirà del regime forfettario chi svolge l’attività autonoma o d’impresa nei confronti del proprio datore di lavoro o di un soggetto a esso riconducibile, anche indirettamente. La limitazione, però, riguarda solo le partite Iva con un reddito compreso fra i 65mila e i 100mila.

Ribadita anche l’eliminazione dei limiti attualmente previsti per le spese per il personale (5mila euro), i beni strumentali (20mila euro) e i redditi da lavoro dipendente o assimilati (30mila euro). Il testo definitivo della manovra attenua il limite del possesso di quote in Srl e imprese familiari. Il via libera alla nuova flat tax è subordinato all’ok di Bruxelles in quanto l’imposta, appunto, è associata al regime Iva che dipende dalla giurisdizione Ue.

LA BOZZA - Come sarà il reddito di cittadinanza

Cartelle, mini-condono, tetto Isee a 20mila euro

Via libera al mini-condono delle cartelle esattoriali emesse fra il 2000 e il 2017, con il meccanismo del ‘saldo e stralcio’, ovvero il sistema che consente di mettersi in regola con il fisco versando una somma forfettaria. Ma la sanatoria si applicherà solo ai contribuenti in difficoltà, «che versano in una grave e comprovata situazione di difficoltà economica» con un Isee non superiore ai 20mila euro. In particolare, il maxi-emendamento prevede l’estinzione dei debiti per omessi versamenti di tasse e contributi previdenziali per tre fasce di cittadini: quelli che con Isee non superiore agli 8.500 euro pagheranno il 16% del dovuto; quelli che con Isee non superiore a 12.500 euro chiuderanno il contenzioso versandone il 20%; e quelli, infine, che con Isee fino a 20mila euro se la caveranno con un saldo e stralcio del 35%. Il debito, inoltre, può essere pagato senza sanzioni e senza interessi, in un’unica soluzione, entro il 30 novembre del 2019 oppure in 5 rate con importi diversi rispetto alla prima versione del provvedimento.

DOSSIER PENSIONI - Tutte le novità nella manovra 2019

Sconti e agevolazioni. La nuova Industria 4.0

Moltre le novità fiscali riservate alle imprese. Raddoppia lo sconto dell’Imu sui capannoni industriali e agricoli: la deducibilità passa dal 20 al 40%. Le imprese dovranno, però, dire addio agli sconti fiscali previsti dall’Iri (l’imposta sul reddito imprenditoriale) e dall’Ace (i 2 miliardi di incentivi stanziati dal precedente governo per la crescita economica).

Confermati, sia pure con aggiustamenti al ribasso, gli iper e i super ammortamenti destinati alle imprese che investono in beni strumentali anche orientati sul modello di Industria 4.0. Le agevolazioni scatteranno per le spese effettuate entro il 31 dicembre 2019 o entro il 31 dicembre 2020, a condizione che entro la fine del 2019 l’ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione. Stop, infine, al credito di imposta relativo alle deduzioni forfetarie in materia di Irap riconosciute ai soggetti passivi che impiegano lavoratori dipendenti a tempo indeterminato in alcune Regioni. 

Addizionali Irpef. Mani libere ai Comuni

La Manovra potrebbe riservare brutte sorprese sul fronte delle tasse locali. Naturalmente, non c’è nulla di stabilito ancora. Ma dopo anni di blocco, dal 2019 gli enti locali potranno ritoccare al rialzo le aliquote addizionali. E si tratta di vere e proprie stangate, dal momento che le aliquote nazionali vengono applicate dopo le detrazioni per reddito da lavoro dipendente che entrano in ciascuna busta paga. Mentre le addizionali si applicano sull’imponibile medio. Le aliquote sono ferme dal 2016 e l’addizionale Irpef è attualmente a quota zero in ben 4.151 comuni, cioè la metà del totale. Se si applicassero le aliquote in vigore a Roma e a Napoli, una famiglia media pagherebbe rispettivamente 216 e 192 euro di Irpef in più rispetto ad oggi. Sono circa 6.516 i sindaci che potrebbero poi rivedere al rialzo l’Imu sulle seconde case, portandole fino all’aliquota massima del 10,6 per mille.

Tassa sui big di Internet. Gettito da 200 milioni

Fra le novità più rilevanti della prima manovra giallo-verde, l’introduzione in Italia della nuova web tax per le aziende che vendono beni e servizi sulle piattaforme digitali. Per la verità una norma simile era prevista anche nella precedente manovra, ma non è mai entrata in vigore. Ora si prevede, invece, un prelievo del 3% destinato a colpire le imprese con ricavi ovunque realizzati non inferiori a 750 milioni e ricavi derivanti da servizi digitali non inferiori a 5,5 milioni.

Le aziende colpite sono, ad esempio, Alibaba, Amazon o eBay. La nuova imposta colpisce non solo le imprese digitali che vendono pubblicità, come Google o Facebook, ma anche le aziende impegnate nei settori della trasmissione dati o delle piattaforme digitali. Quindi, anche le imprese editoriali che operano nel digitale e perfino alcune partecipate pubbliche. Secondo il documento messo a punto dall’esecutivo, la nuova imposta dovrebbe portare nelle casse dell’erario circa 200 milioni di euro in più all’anno in più.

Nessun aumento Iva, almeno per il 2019

Non ci saranno aumenti dell’Iva nel 2019, perché per il prossimo anno la manovra blocca le clausole di salvaguardia da 12,4 miliardi ereditate dalla legge di Bilancio precedente, e di conseguenza evita i rincari che sarebbero scattati dal primo gennaio. Per far tornare i conti, però, la stessa manovra carica 51,8 miliardi di Iva aggiuntiva sul 2020 e 2021. In particolare, per evitare l’aumento dell’imposta sui consumi, l’esecutivo dovrà individuare nuove coperture per 23,1 miliardi nel 2019 e di 28,7 nel 2021.

Il governo, comunque, ha più volte ribadito che si farà di tutto per evitare l’aumento delle imposta che avrebbe conseguenze molto pesanti sul fronte dei consumi. E, quindi, della ripresa economica. Le clausole di salvaguardia sono state ‘imposte’ nel corso dell’ultima trattativa con l’Unione europea per evitare la procedura di infrazione e mantenere il rapporto deficit/Pil al 2%.

Ecotassa sulle auto: colpite le più inquinanti

La nuova tassa sulle auto più inquinanti scatterà non solo sui Suv o sulle ‘supercar’. Non considera, infatti, solo le dimensioni della vettura o le cilindrate. Ma quanta CO2 le auto liberano nell’ambiente per ogni chilometro percorso. Si dovranno pagare 1.100 euro per le macchine che inquinano da 161 a 175 grammi di CO2 per chilometro percorso, 1.600 euro dai 176 ai 200 grammi di CO2 per chilometro, 2mila euro da 201 a 250 grammi di CO2, e 2.500 euro per soglie superiori a 250 grammi di CO2. Facciamo qualche esempio. Una Audi A3 emette circa 170 grammi di CO2 per chilometro. La versione 4p costa 55.700 euro. Con l’ecotassa il prezzo sale a 56.800 euro. Un Doblò della Fiat da 19.340 euro potrebbe salire fino a 20.440 euro. La nuova ecotassa prevista dalla manovra servirà a incentivare (fino a 6mila euro) l’acquisto di veicoli elettrici o ibridi.

L’imposta scatterà il primo marzo 2019 e dovrebbe restare in vigore fino al 31 dicembre 2021.