Mercoledì 24 Aprile 2024

I 5 Stelle puntano Salvini: deve chiarire

Duello dentro il Governo, Grillo innesca la miccia. Sulle barricate le opposizioni

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Roma, 21 febbraio 2019 - Grillo chiama, il movimento risponde. Nella vicenda della figlia teenager dell’ex ambasciatore nord-coreano a Roma tutto è confuso. Tranne il fatto che i 5stelle hanno colto al volo, forse anche troppo precipitosamente, l’occasione per attaccare il ministro degli Interni e smentire così l’immagine di un partito oramai subalterno al Carroccio. Se il fattaccio sarà confermato, per Salvini sarà una nuova grana dopo quella della Diciotti, molto simile anche se non identica all’incidente in cui incappò nel 2013 il predecessore al Viminale Alfano con il rapimento della Shalabayeva, con la differenza – non secondaria – che se allora la maggioranza, malgrado l’imbarazzo, fece quadrato attorno al suo ministro, stavolta sono proprio gli alleati a puntare il dito per primi anticipando la stessa opposizione e chiedendogli di riferire in aula, senza neppure aspettare che i contorni della vicenda apparissero un po’ più nitidi. "Se confermato sarebbe un fatto gravissimo – sottolinea il sottosegretario M5S agli Esteri, Di Stefano –. Chi ha sbagliato pagherà". Posizione assunta anche dalla minoranza di destra e di sinistra, che si affretta ad associarsi alla richiesta. "Salvini ha pesanti responsabilità: deve chiarire sul eventuali violazioni della sovranità nazionali", avverte la Quartapelle (Pd) che sottolinea come il dicastero presieduto dal leghista richieda una continua attenzione e costante presenza che l’attuale responsabile, impegnato in mille altre questioni, non assicurerebbe. "Questo è un caso imbarazzante per l’Italia", avverte Leu con Fratoianni. E la Bernini (FI) chiosa: "La questione pone interrogativi inquietanti cui il governo deve subito dare una risposta".    Comunque vada a finire la storia della figlia di Jo Song-gil, il segnale è chiaro e resterà comunque. Difficile credere che la contemporaneità tra gli attacchi di Grillo e la mossa di Di Stefano sia frutto solo di coincidenza. "Non è tollerabile che agenti dell’intelligence di un Paese straniero agiscano indisturbati in territorio italiano compiendo attività illegali. La giovane rischia nel suo Paese di essere imprigionata e torturata", sottolineano pure i componenti pentastellati delle commissioni Affari esteri di Camera e Senato, nonché la vicepresidente M5S di Montecitorio, Spadoni. In effetti sin dallo psicodramma della consultazione sulla piattaforma Rousseau, Grillo ha moltiplicato gli strali: prima il famoso post sul comma 22, poi le battute sempre più grevi sul leghista, ieri l’esortazione formale a "essere noi a influenzare Salvini sui nostri temi che forse abbiamo un po’ trascurato: ambiente, mobilità, ecologia".

Sono i fronti sui quali sin dall’inizio la distanza tra grillini e Carroccio è più marcata. In parte lo sgambetto pentastellato risponde a un’esigenza di propaganda spicciola, nella consapevolezza che bisogna dare qualcosa in pasto a quella parte della base traumatizzata dal voto in giunta, dimostrando che il Movimento è quello di sempre e non Salvini-dipendente. In parte però negli affondi del fondatore si gioca una partita di più ampio respiro in cui la posta in palio è la definizione dei rapporti tra pentastellati e Carroccio. se mantenere i tratti di un’alleanza momentanea imposta da una fase specifica oppure trasformarla in alleanza durevole. Ieri M5S ha risposto all’appello del capo: ma se lo abbia fatto per convinzione o per svogliato obbligo lo si capirà solo nei prossimi giorni. E’ un fatto che, dopo gli attacchi di una parte di M5S la Farnesina si è affrettata a fornire uno scudo al responsabile del Viminale assicurando di essere stata messa al corrente della volontà della ragazza di tornare nel suo Paese.