Giovedì 18 Aprile 2024

Feste dell'Unità dimezzate. Calano incassi e visitatori: la scissione taglia i volontari

Molti militanti sono passati da Mdp e così alla festa di Ravenna è stato affidato ai privati il ristorante del pesce

Il segretario del Pd Matteo Renzi a una Festa dell'Unità (Ansa)

Il segretario del Pd Matteo Renzi a una Festa dell'Unità (Ansa)

Bologna, 8 agosto 2017 - Sono lontani i tempi in cui alle feste dell’Unità si celebrava una vera liturgia: la fede rossa. Allora il compagno Pierangelo, ora in Mdp, lavorava fianco a fianco col compagno Guido, rimasto nel Pd. E l’Unità? Fino all’anno scorso rappresentava un giornale, oggi il quotidiano fondato da Gramsci non c’è più. Resta il nome, ma di Unità neanche l’ombra. A partire proprio dalle Feste. Quest’anno la concorrenza è serrata: si può mangiare una salamella alla festa del Pd, un tortello a quella del lavoro di Mdp, una salsiccia a casa di Sinistra italiana o sotto le insegne di Insieme. Risultato? I volontari latitano e il Pd ridimensiona la macchina. Così, si tende ad accorpare le feste più piccole e, in alcuni casi, a ridurre i giorni della kermesse, da una settimana al solo weekend.

Certo, non si possono fare confronti col boom delle Feste dell’Unità degli anni Settanta, quando c’erano il Pci e Berlinguer. Le Feste aumentavano, nel giro di pochi anni, di oltre il 60% e, come racconta la storica Anna Tonelli in «Falce e tortello», i numeri (escludendo le feste più piccole, cioè quelle provinciali) erano mastodontici: 4.607 nel 1972, più di 7mila nel 1975, e, nonostante la perdita degli iscritti, 8mila negli anni Ottanta. Oggi, con Andrea Rossi, neo responsabile Organizzazione del Pd, ci si accontenta di 300 Feste medio-grandi e 2/2500 eventi di un giorno o poco più. All’epoca di Bersani, quando gli iscritti Pd iniziavano a calare, Nico Stumpo (che era nella macchina organizzativa) ricorda numeri attorno ai 4mila.

Quest'anno, con la scissione, la geografia delle Feste si complica. Senza contare la frattura con la Cgil – che non avrà lo stand né a Bologna, né a Imola, dove si ‘celebra’ la festa nazionale – e con l’Anpi. «Se ci fanno gestire spazi in autonomia non abbiamo problemi, ma nessuno ci ha ancora invitati...» fanno sapere dall’Associazione nazionale partigiani. La Cgil ha organizzato la sua festa a Lecce il 15, 16 e 17 settembre, in contemporanea con quella nazionale di Imola che si terrà dal 9 al 24 settembre. Maurizio Lunghi, segretario bolognese della Camera nazionale del Lavoro, la spiega così: «Abbiamo dato la precedenza alle nostre iniziative anche perché è difficile trovare volontari. E dire loro di lavorare gratis in uno stand all’interno della festa del Pd è un fatica doppia. Coi dem, a livello nazionale, i rapporti si sono raffreddati. E non ci hanno neanche invitati...». E anche se dal Nazareno Rossi minimizza, col sindacato i rapporti restano tesi. Gino Bernardi, da 25 anni nelle cucine delle Feste, ammette che la frattura con Cgil e Anpi non ha aiutato. «Io e tanti storici volontari abbiamo in tasca tutte e tre le tessere: Pd, Cgil e Anpi...». Un problema ideologico che si aggiunge al trasloco di militanti da Pd a Mdp che, in certi casi, ha messo a rischio la fattibilità di alcune Feste.

A Marina di Ravenna, uno storico compagno, Pierangelo Orselli, che dal 1965 per cucinare alle Feste prendeva le ferie, oggi passato con Articolo 1, ammette che «Mdp ha fatto una festa di sei giorni, il Pd si è fermato a tre». Poi c’è la storica festa di Ravenna, orfana per la prima volta del lavoro di una settantina di volontari al ristorante del pesce Lo Scoglio. Il Pd pare abbia appaltato il tutto all’esterno e i pochi dem rimasti serviranno ai tavoli. Del resto, anche nella rossa Emilia, dove le Feste sono una tradizione, la situazione – spiega un giovane segretario di circolo – è a macchia di leopardo. «In alcuni paesi dove ha vinto la destra, la gente, forse per reazione, è tornata. Ma non si può riproporre sempre il solito carrozzone. La balera non basta più. I settantenni che volteggiano in coreografiche mazurke ballano, ma non mangiano al ristorante...». Lo diceva anche Alberto Moravia: «I festival dell’Unità hanno il vantaggio di combinare in sé tre idee base: quella della festa cattolica, quella del Soviet e quella del mercato». Se manca l’ultima idea è un problema.