Fedez e il populismo inconsapevole della sinistra

Accodarsi senza batter ciglio dietro alle tesi del rapper significa rinunciare al proprio ruolo di mediazione. E quindi diventare populisti senza volerlo.

L'immagine di Fedez apparsa in un muro di Roma (ANSA)

L'immagine di Fedez apparsa in un muro di Roma (ANSA)

Ciò che colpisce del "caso Fedez", a distanza di due giorni dal divampare della crisi, non sono tanto le parole del rapper, il suo tentativo un po’ furbastro di mischiare le carte e censurare una telefonata di una dirigente Rai spacciandosi lui per censurato, quanto la reazione del mondo politico. "Fedez ha ragione", "Concordo con Fedez" e via applausi. Il più duro di tutti ha provato a essere Salvini, direttamente chiamato in causa dal palco del concertone, con un proditorio "lo inviterò a prendere un caffè". Sai che paura.

Non c’è che dire, Fedez fa Fedez, cioè vende se stesso nel confuso Ballarò dello spettacolo diventato politica e della politica diventata spettacolo, ma è la politica che ha rinunciato a fare la politica, abdicando alla propria funzione di mediazione e di elaborazione di idee. Trasformandosi senza volerlo e forse senza saperlo in ulteriore generatore di un leggero e inconsapevole populismo. La sinistra accusa Salvini e la Meloni di populismo, stigma infamante della politica neocon, ma che cosa è se non populismo accodarsi senza batter ciglio alle tesi buttate lì da un cantante noto più per il numero dei follower che per le sue idee? Populismo è ridursi a esercitare il modello della following leadership, quello per cui la politica "segue" quello che dice la gente, e non la guida.

Una volta la politica, in specie la sinistra, "ascoltava", ragionava, elaborava e poi decideva. Adesso semplicemente va a rimorchio. Della gente, dei follower sui social e quindi a maggior ragione di un campione di follower come Fedez. Una trasformazione che non può essere salutata con soddisfazione, specie per la sinistra che a differenza della destra il populismo pare subirlo. Populisti a propria insaputa, per condanna altrui.