Fake news, mistero napoletano. Bufale anti-Renzi messe in rete da un fantasma

Le tracce online della 'nebbia tossica' portano ad Afragola

 Marco Mignogna in un'immagine tratta da Facebook

Marco Mignogna in un'immagine tratta da Facebook

Un embargo dovuto al clamore che ha riguardato questo trentenne che lavora in proprio come Social Media Manager e ha realizzato, insieme alla moglie Maria Giovanna Cappiello, una piccola galassia di siti on line. Niente di illegale, almeno a prima vista. Ma su queste pagine si è concentrata l’attenzione, nientepopodimenoche, di Jason Horowitz che ha firmato un’inchiesta sul New York Times. Horowitz è una delle prime firme del giornale americano, capo dell’ufficio di Roma del 'Times' che copre l’Italia, il Vaticano, la Grecia e altre parti del Sud Europa. Un cronista di primo livello, quindi, che ha scoperto come dal network di Mignogna fuoriesca una nebbia tossica di fake news che hanno come obiettivo Renzi e il Pd.

Andrea Stroppa, un ricercatore della società ‘Ghost Data’ che consiglia Renzi su questioni di sicurezza informatica, ha scritto un rapporto top secret finito ora tra le mani di Horowitz. Emerge che pagine con gli stessi codici ID di Google Analytics, e che fanno capo alla galassia di Mignogna, hanno promosso «movimenti politici rivali anti-establishment critici nei confronti di mr. Renzi e del governo di centro-sinistra», con un astioso corredo di ‘bufale’.

I siti lanciati da web manager di Afragola inneggiano al M5S (info5stelle.com; info5stelle.info; videoa5stelle.info) ma anche alla Lega di Matteo Salvini (noiconsalvini.org; stopeuro.org; eurocrazia.info; il sudconsalvini.info) in un cortocircuito il cui unico collante sembra essere l’antirenzismo. Girando per Afragola a caccia del ‘fantasma’, tutti sono pronti a giurare che Mignogna non è un militante né dei Cinquestelle né del Carroccio.

Iolanda Di Stasio, attivista M5S di Afragola e responsabile della comunicazione Cinquestelle, dice: «Non sappiamo chi è. Personalmente non lo conosco, né ricordo di averlo mai visto. Da qui a definirlo attivista, ce ne passa! Io dubito fortemente sia un attivista. Penso che lo avremmo visto, almeno qualche volta a qualche iniziativa. E non parlo di un saluto sotto qualche gazebo. Non lo ritrovo nemmeno sui nostri gruppi Facebook locali». Dell’uomo che inocula veleno nei Palazzi e arriva a interessare anche la stampa d’Oltreoceano, resta solo la scia delle ‘balle’ che posta sui siti, rilanciate in un giro vorticoso e virale che gli fanno guadagnare tanti dollari grazie alle montagne di clic.

All'apparenza, esaminando i suoi profili (da twitter ha bannato tutti i link che rimandano ai suoi siti), emerge un giovanotto che ha due amori: New York e il Napoli. Tanto che va a seguire il ritiro degli azzurri, si fa fotografare con loro e compra felpe e pantofole del club. La politica? Una cottarella per Salvini che non sembra mai diventata amore.

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