Lunedì 14 Luglio 2025
REDAZIONE POLITICA

Facebook, reclamo contro riapertura pagina di Casapound. "Non vogliamo chi diffonde odio"

Davide di Stefano, fra i leader del partito di estrema destra: "Surreale che dopo la pronuncia del Tribunale di Roma, Facebook pretenda ancora una volta di insegnare alla magistratura chi può parlare e chi no"

Sede romana di Casapound (Ansa)

Roma, 27 dicembre 2019 - Facebook ha presentato un reclamo contro l'ordinanza del Tribunale di Roma che lo scorso 12 dicembre ha ordinato l'immediata riattivazione delle pagine del partito di estrema destra CasaPound. Un portavoce di Facebook Italia ha spiegato le motivazioni dietro al gesto. "Ci sono prove concrete che CasaPound sia stata impegnata in odio organizzato e che abbia ripetutamente violato le nostre regole. Per questo motivo abbiamo presentato reclamo contro l'ordinanza del Tribunale di Roma. Non vogliamo che le persone o i gruppi che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono utilizzino i nostri servizi, non importa di chi si tratti. Per questo motivo abbiamo una policy sulle persone e sulle organizzazioni pericolose che vieta a coloro che sono impegnati in "odio organizzato" di utilizzare i nostri servizi", ha continuato, specificando che "partiti politici e candidati, così come tutti gli individui e le organizzazioni presenti su Facebook e Instagram, devono rispettare queste regole, indipendentemente dalla loro ideologia".

Il 9 settembre scorso, Facebook aveva disattivato la pagina ufficiale di CasaPound. In un'ordinanza del 12 dicembre il tribunale civile di Roma ha ordinato al social network la riattivazione immediata della pagina Facebook di CasaPound, oltre che del profilo personale e della pagina pubblica dell'amministratore Davide Di Stefano. Ma il colosso gestito da Zuckerberg non intende dare eco al partito di estrema destra, motivo per il quale ha optato per il ricorso. 

"I reclami di Facebook sembrano scritti da un militante dei centri sociali. Noi non facciamo 'odio organizzato' e non può essere Facebook a stabilire chi parla e chi no, è lo Stato a dire se siamo illegali. Del resto il giudice dice che noi rispettiamo la Costituzione. E ricordo che ci siamo anche presentati alle elezioni. Purtroppo i big di internet, come Facebook, non sono un campo neutro: incarnano l'ideologia liberal degli editori della sinistra mondiale. Mi chiedo perché la pagina di Chef Rubio, il quale ha fatto un post vergognoso contro la polizia, non sia stata rimossa". Questo il commento di Davide Di Stefano in seguito al reclamo presentato da Facebook. E ancora: "Mi sembra dunque surreale che dopo la pronuncia del Tribunale di Roma, Facebook - aggiunge Di Stefano - pretenda ancora una volta di insegnare alla magistratura chi può parlare e chi no. Le motivazioni addotte dal giudice che ha emesso l'ordinanza di riapertura delle pagine social sono chiare. La Costituzione dice che tutti i gruppi o partiti politici hanno la stessa libertà di esprimersi e Facebook, essendo uno strumento predominante nel dibattito politico italiano, non può decidere quale di questi possa intervenire".