Emilio Carelli lascia i grillini: scelgo i moderati

Il deputato e volto storico del Tg5 dà vita a un gruppo "europeista" che si colloca nel centrodestra, senza essere sovranista

Emilio Carelli (ImagoE)

Emilio Carelli (ImagoE)

Il valzer degli addii. Il Movimento 5 Stelle si sgretola sotto il peso di una trattativa per il Conte ter che non decolla e, a Palazzo Madama, due senatori (una dovrebbe essere Orietta Vanin) stanno per lasciare gli scranni grillini, proprio nel momento in cui, alla Camera, si appena è consumato uno strappo eccellente. Emilio Carelli, l’ex direttore ‘storico’ del Tg5 che i grillini volevano addirittura presidente della Camera, ieri ha sbattuto la porta e ha lasciato il partito, per formare un nuovo gruppo di centro, ma orientato verso destra.

Secondo indiscrezioni, non si tratterà di un’operazione rilevante a livello di numeri, ma di una mossa con cui il segretario leghista, Matteo Salvini, intende destabilizzare la tenuta della maggioranza, cercando di andare ’oltre’ i confini sovranisti. Perché poi – si sostiene – altri senatori seguiranno Carelli.

"Amarezza, tanta amarezza. In questi anni ho visto fin troppe scelte sbagliate e alla fine mi sono convinto che era giusto lasciare – osserva Carelli – . Non si può, ogni giorno, dire come la si pensa, dare consigli sulla base della propria esperienza e poi vedere che gli altri fanno l’esatto contrario, salvo poi ripensarci e tornare indietro, come è accaduto con Renzi…"

Solo poche settimane fa, lei aveva suggerito ai vertici dei Cinquestelle di non arroccarsi nella posizione contraria al rientro in maggioranza di Renzi…

"Sì, è vero, avevo consigliato di non inseguire posizioni intransigenti perché in politica il ‘mai’ non esiste. La politica è fatta soprattutto di accordi e mediazioni. Dunque, dopo lo strappo renziano, ritenevo che mantenere una posizione intransigente non potesse pagare. Insomma, dire ’mai più con Renzi, mai con Italia viva’ mi pareva profondamente sbagliato. Pensavo, invece, di riaprire un dialogo col senatore di Rignano. Non mi ha ascoltato nessuno. Salvo poi tornare indietro e rimettersi al tavolo con lui"

Qual è stato il motivo che l’ha convinta, alla fine, a mollare?

"Il triste spettacolo del tentativo di compravendita di singoli parlamentari delle opposizioni o dei gruppi minori, al solo fine di garantire la maggioranza, peraltro risicata, a un governo che i voti non aveva più. Ma anche l’inadeguatezza del piano di attuazione del Recovery Fund".

Compravendita? È una parola un po’ forte...

"Certo, è una parola forte. Ma in politica la compravendita avviene promettendo incarichi, poltrone, alleanze. Sicuramente a qualcuno può essere suonata strana, ma io intendevo esattamente questo, nulla di più".

Secondo lei quando è cominciato il ‘declino’ del M5s?

"Quando Luigi Di Maio, un anno fa, è stato costretto a dimettersi da capo politico, colpito da fuoco amico: il Movimento non ha avuto più una forte guida politica, e questo è uno dei motivi del tramonto".

Ma ora si forma il suo Centro-Popolari Italiani…

"Vorrei diventasse una casa accogliente per tutti i colleghi che intendono lasciare il Movimento ma temono di restare isolati, ma anche per chi proviene da altri gruppi. Sarà una componente moderata, di centrodestra, in sintonia col Ppe".

Pierluigi Castagnetti, tuttavia, ha già alzato la paletta dell’alt, sostenendo che la dizione di ‘Popolari Italiani’ non può essere usata perché ’giuridicamente interdetta dal Ppi’…

"Ve bene (ride, ndr) questo lo vedremo. Troveremo qualcos’altro, anche se noi partiamo dal Centro comunque. Il nome al momento non è la cosa principale, l’importante è che invece altri colleghi del Movimento abbiano il coraggio di fare quello che ho fatto io".