Elly Schlein, 37 anni, candidata alla segreteria del Pd

Roma, 6 dicembre 2022 - Giornalista,  scrittrice, militante di sinistra da sempre, tra le prime firme del Manifesto, Ritanna Armeni ha sbigottito ieri il mondo dei social con una dichiarazione bruciante su Facebook: "Chi sia, che voglia fare, dove voglia arrivare Elly Schlein mi è oscuro. Colpa mia. Una cosa mi è chiara: distruggerà il Pd e scusate se è poco".  Scusate se è poco: il tono sembra più soddisfatto che preoccupato. È così? "È proprio così. Prima finisce l’equivoco di un partito di sinistra-non di sinistra e meglio è. Se poi ne nasce uno di sinistra, tutto di guadagnato, altrimenti amen". Ma Schlein sembra proprio voler rendere di nuovo il Pd un partito di sinistra. "Temo che chi ci spera si illuda. Elly Schlein dice anche cose condivisibili, ma per costruire seriamente questa alternativa non ha né la base sociale né la capacità che derivano dall’essersi fatta le ossa su questi temi nel passato. Inoltre il Pd da tempo immemorabile procede su una linea neo-liberista che è quella di Bonaccini e Nardella". Quali debolezze politiche rimprovera a Elly Schlein? "Per esempio, il discorso sulle alleanze: è vero che bisogna ricostruire se stessi e poi ricostruire le alleanze, ma ciascuno di noi si definisce anche in rapporto agli altri". In realtà, chi si candida a rappresentare la sinistra al posto di questo Pd c’è: Giuseppe Conte. È credibile? "Lui sta proponendo obiettivi di sinistra tanto sulla guerra quanto sul reddito di cittadinanza, ma lo fa in un partito che non ha chiarito la sua identità in quel senso. Un partito è di sinistra perché ha cultura, filosofia, gruppi dirigenti e tradizione di sinistra". A proposito di tradizioni e culture storiche, come le è sembrata la risposta di Schlein  a chi le ha chiesto se è comunista: ’io sono nata nel 1985’? "Una risposta sbagliata. Essere o non essere comunista non è un fatto anagrafico. Non si può dire: siccome sono sono nata dopo la Rivoluzione francese, libertà, uguaglianza e fraternità non mi interessano. Si può criticare una storia, spiegare per quale motivo non si è d’accordo, ma non si può cancellare quella storia". Su Elly Schlein nutre parecchi dubbi e di certo non è d’accordo con le politiche di Giorgia Meloni. E tuttavia, questo protagonismo femminile, che reazioni suscita in una femminista storica come lei? "Vedere la politica italiana che di botto diventa una politica femminile mi rende molto felice. Rispetto alle femministe che urlavano contro Giorgia Meloni, io ho sempre sostenuto fosse importante che una donna andasse al governo. Importante non per lei, ma per tutte le donne. Dimostra che le cose si muovono". Anche in questo non è d’accordo con Schlein, secondo cui "non ce ne facciamo niente di una premier che non difende le altre donne". "È una cosa molto ottusa quella che dice, da vecchio Pd. Al pari della premier, non ha capito la lezione del femminismo. Entrambe fanno questa battaglia perché ci sono state le femministe". Malgrado il peso crescente in politica, le donne non riescono a fare squadra. "La sorellanza è una pretesa antifemminista e misogina: non si capisce perché le donne dovrebbero essere sorelle in un agone politico in cui i codici di comportamento definiti da millenni sono diversi".  Nel suo recente libro, chiaramente autobiografico, ha parlato delle sua esperienza di militante rivoluzionaria e poi femminista tra il ’68 e i primi anni ’70. Che cosa rimane oggi di quella stagione?  "Quella stagione continua ad avere una sua fecondità. La società oggi si trova di fronte a due grandi fenomeni di ribellione diversi a quelli di cinquant’anni fa, ma non meno importanti. I giovani che non accettano lavori sottopagati e le donne che non fanno più figli sono due forme di protesta contro il mondo attuale". Abbiamo parlato tanto di Elly Schlein ma al governo c’è Giorgia Meloni con una coalizione di destra: quanto la preoccupa questa realtà? "La destra fa la destra. Certo, in economia fa la politica che avrebbe fatto Draghi, ma l’ideologia è quella tipica della destra, dall’atteggiamento sulle tasse a quello con gli immigrati, fino alla cancellazione del reddito di cittadinanza. Una sinistra che fa la sinistra avrebbe praterie davanti: invece c’è il vuoto". Come si riempe? "Appunto. Con un big-bang a cui si arriverà comunque. Più lentamente se vincono Bonaccini e Nardella, molto rapidamente se vince lei. Per questo, ho detto e ripeto: scusate se è poco".

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Roma, 6 dicembre 2022 -&nbsp;Giornalista, scrittrice, militante di sinistra da sempre, tra le prime firme del Manifesto, Ritanna Armeni ha sbigottito ieri il mondo dei social con una dichiarazione bruciante su Facebook: "Chi sia, che voglia fare, dove voglia arrivare Elly Schlein mi è oscuro. Colpa mia. Una cosa mi è chiara: distruggerà il Pd e scusate se è poco". 
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Scusate se è poco: il tono sembra più soddisfatto che preoccupato. È così? 
"È proprio così. Prima finisce l’equivoco di un partito di sinistra-non di sinistra e meglio è. Se poi ne nasce uno di sinistra, tutto di guadagnato, altrimenti amen". 
Ma Schlein sembra proprio voler rendere di nuovo il Pd un partito di sinistra. 
"Temo che chi ci spera si illuda. Elly Schlein dice anche cose condivisibili, ma per costruire seriamente questa alternativa non ha né la base sociale né la capacità che derivano dall’essersi fatta le ossa su questi temi nel passato. Inoltre il Pd da tempo immemorabile procede su una linea neo-liberista che è quella di Bonaccini e Nardella". 
Quali debolezze politiche rimprovera a Elly Schlein? 
"Per esempio, il discorso sulle alleanze: è vero che bisogna ricostruire se stessi e poi ricostruire le alleanze, ma ciascuno di noi si definisce anche in rapporto agli altri". 
In realtà, chi si candida a rappresentare la sinistra al posto di questo Pd c’è: Giuseppe Conte. È credibile? 
"Lui sta proponendo obiettivi di sinistra tanto sulla guerra quanto sul reddito di cittadinanza, ma lo fa in un partito che non ha chiarito la sua identità in quel senso. Un partito è di sinistra perché ha cultura, filosofia, gruppi dirigenti e tradizione di sinistra". 
A proposito di tradizioni e culture storiche, come le è sembrata la risposta di Schlein a chi le ha chiesto se è comunista: ’io sono nata nel 1985’? 
"Una risposta sbagliata. Essere o non essere comunista non è un fatto anagrafico. Non si può dire: siccome sono sono nata dopo la Rivoluzione francese, libertà, uguaglianza e fraternità non mi interessano. Si può criticare una storia, spiegare per quale motivo non si è d’accordo, ma non si può cancellare quella storia". 
Su Elly Schlein nutre parecchi dubbi e di certo non è d’accordo con le politiche di Giorgia Meloni. E tuttavia, questo protagonismo femminile, che reazioni suscita in una femminista storica come lei? 
"Vedere la politica italiana che di botto diventa una politica femminile mi rende molto felice. Rispetto alle femministe che urlavano contro Giorgia Meloni, io ho sempre sostenuto fosse importante che una donna andasse al governo. Importante non per lei, ma per tutte le donne. Dimostra che le cose si muovono". 
Anche in questo non è d’accordo con Schlein, secondo cui "non ce ne facciamo niente di una premier che non difende le altre donne". 
"È una cosa molto ottusa quella che dice, da vecchio Pd. Al pari della premier, non ha capito la lezione del femminismo. Entrambe fanno questa battaglia perché ci sono state le femministe". 
Malgrado il peso crescente in politica, le donne non riescono a fare squadra. 
"La sorellanza è una pretesa antifemminista e misogina: non si capisce perché le donne dovrebbero essere sorelle in un agone politico in cui i codici di comportamento definiti da millenni sono diversi". 
<img alt="Pd, gli schieramenti ora in campo" data-img="/polopoly_fs/1.8355354!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_680/image.jpg" data-img-alt="Pd, gli schieramenti ora in campo" data-img-thumb="/polopoly_fs/1.8355354!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_325/image.jpg" data-polopoly-id="1.8355354" data-shortcode="true" data-type="image" polopoly:contentfilepath="/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_325/image.jpg" polopoly:contentid="1.8355354" src="https://cdn.quotidiano.net/polopoly_fs/1.8355354!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_325/image.jpg" title="Pd, gli schieramenti ora in campo"> 
Nel suo recente libro, chiaramente autobiografico, ha parlato delle sua esperienza di militante rivoluzionaria e poi femminista tra il ’68 e i primi anni ’70. Che cosa rimane oggi di quella stagione? 
"Quella stagione continua ad avere una sua fecondità. La società oggi si trova di fronte a due grandi fenomeni di ribellione diversi a quelli di cinquant’anni fa, ma non meno importanti. I giovani che non accettano lavori sottopagati e le donne che non fanno più figli sono due forme di protesta contro il mondo attuale". 
Abbiamo parlato tanto di Elly Schlein ma al governo c’è Giorgia Meloni con una coalizione di destra: quanto la preoccupa questa realtà? 
"La destra fa la destra. Certo, in economia fa la politica che avrebbe fatto Draghi, ma l’ideologia è quella tipica della destra, dall’atteggiamento sulle tasse a quello con gli immigrati, fino alla cancellazione del reddito di cittadinanza. Una sinistra che fa la sinistra avrebbe praterie davanti: invece c’è il vuoto". 
Come si riempe? 
"Appunto. Con un big-bang a cui si arriverà comunque. Più lentamente se vincono Bonaccini e Nardella, molto rapidamente se vince lei. Per questo, ho detto e ripeto: scusate se è poco".

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