Giovedì 14 Novembre 2024
SIMONE ARMINIO
SIMONE ARMINIO
Politica

Elezioni regionali, Donzelli: “Il cappotto? Lo facciamo noi, nessuna gara è impossibile”

Il responsabile nazionale di Fratelli d’Italia: “Giocheremo per vincere anche in Emilia-Romagna e Umbria. E l’anno prossimo c’è la Toscana”

Giovanni Donzelli, fiorentino, 48 anni, deputato e coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia

Giovanni Donzelli, fiorentino, 48 anni, deputato e coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia

Roma, 30 ottobre 2024 –  Giovanni Donzelli, deputato e responsabile nazionale organizzazione di Fratelli d’Italia. State ancora festeggiando?

“Siamo sereni e determinati”.

Tra inchieste, dossieraggi e scontri con la magistratura, la sfida delle regionali in Liguria, lo ammetta, non sembrava tra le più semplici.

“E invece le polemiche strumentali dell’opposizione a ridosso del voto si sono infrante sull’immagine di una maggioranza solida, che continua ad avere il consenso degli italiani”.

Toti ha rivendicato il suo contributo,a suo parere non troppo richiesto dal centrodestra. Bucci agirà in continuità con lui, nonostante tutto?

“La continuità con l’ex governatore Toti c’è nella coalizione che sostiene Bucci e nella prosecuzione di un buongoverno che il centrodestra ha innegabilmente espresso in Regione Liguria. Che Toti abbia deciso di patteggiare e non ricandidarsi è nei fatti, ma non inficia la bontà del lavoro fatto dalla sua amministrazione in questi anni”.

Si è detto: di Bucci gli elettori hanno apprezzato la gestione, da sindaco di Genova, dell’emergenza e della ricostruzione dopo il crollo del ponte Morandi. Però i genovesi non lo hanno votato.

“Io credo che un’elezione comunale e una regionale siano difficilmente equiparabili. Alle Regionali, come alle Politiche, il voto è più ideologico e così è stato a Genova. Ma sono sicuro che, se si fosse rivotato oggi per il sindaco, i genovesi avrebbero scelto di nuovo Bucci”.

A proposito del sindaco di Genova. Cosa succederà ora?

“Non ci abbiamo pensato, un po’ per scaramanzia e un po’ perché fino al conteggio dell’ultima scheda, il sindaco di Genova è rimasto a buon diritto Marco Bucci. Ci penseremo da domani, e anche quella sarà una scelta in coesione tra i partiti di maggioranza e in continuità con l’azione dell’amministrazione uscente”.

Torniamo alle Regionali. Se non è stato il Ponte, se nulla ha potuto l’inchiesta su Toti e se l’ideologia a Genova ha premiato la sinistra, cosa ha convinto allora gli elettori a votare per Bucci?

“Gli italiani, vede, sono molto più maturi di come la sinistra tende a dipingerli. Non si fanno tirare per la giacca, non amano le polemiche e gli attacchi strumentali. Guardano ai fatti. E qui i fatti erano un programma chiaro, un nome convincente e una coalizione solida. Dall’altro lato c’era un aggregato litigioso, c’erano due programmi – quello Pd e quello M5s – in contrasto tra loro e c’era un nome presentato solo in contrasto con noi, che siamo brutti e cattivi. Questo gli elettori liguri lo hanno notato, e hanno scelto noi”.

Bucci non voleva candidarsi, in ogni caso. Ha detto che a convincerlo è stata la premier Meloni con una telefonata. Cosa gli avrà detto mai?

“(sorride, ndr) Questo lo sanno soltanto loro. Io so, perché lo ha detto lo stesso Bucci, che si è parlato del suo stato di salute, una premura necessaria, e del bene della Liguria. Meloni, numeri alla mano ha detto al sindaco di Genova che il suo apporto personale sarebbe stato decisivo e così è stato. Rispetto alle Europee, nonostante il calo dell’affluenza, il centrodestra ha ottenuto 15mila voti in più in termini assoluti. Sono voti che gli elettori hanno dato a Bucci”.

Sono voti confluiti sulle liste civiche, a discapito delle liste dei partiti tradizionali, FdI compreso. Non le pesa?

“Intanto, se si considerano le Regionali precedenti, i voti di FdI sono aumentati del 50% e non diminuiti. Ma detto ciò: non ci interessano gli egoismi di partito. In Liguria giocavamo per vincere in squadra, e in squadra abbiamo vinto”.

Spoiler: le prossime sfide sono ben più difficili. Lo sa?

“Le giocheremo con serenità e con la certezza di avere scelto il candidato giusto, in Emilia-Romagna come in Umbria. D’altronde ci avevano prospettato un cappotto da 3 a 0, e invece il parziale è di uno a zero per noi. A questo punto chi dice che il cappotto noi sarà il nostro?”.

Anno nuovo, nuove difficoltà. Nel 2025 toccherà sciogliere il nodo Zaia in Veneto, e si voterà nella rossa Toscana.

“Punteremo a tenerci il Veneto con un nome all’altezza di un grande governatore quale è stato Zaia e correremo per vincere anche in Toscana. Non ci sono regioni difficili, ma solo coalizioni salde e buoni candidati”.