Elezioni europee, Zingaretti: "Sinistra unita argine contro il populismo"

Il segretario Pd: "Cinque stelle senza identità, riprendiamoci i loro elettori delusi"

Nicola Zingaretti (Ansa)

Nicola Zingaretti (Ansa)

Roma, 23 maggio 2019 - Segretario, alle ultime Europee il Pd arrivò a uno strabiliante 40,8 per cento. Adesso non si sa se arriverà al secondo o al terzo posto. 

Che cosa vi è successo in questi cinque anni? Dove avete sbagliato?

"I governi di centrosinistra sono riusciti a portare l’Italia fuori dalla crisi. Non hanno però compreso in pieno e affrontato con la forza necessaria il sentimento di solitudine, di precarietà e di paura di milioni di persone di fronte ai cambiamenti epocali in atto, legato soprattutto all’aumento delle diseguaglianze. Con il voto di 1.600.000 italiani ho ricevuto un mandato chiaro: voltare pagina e mettere in campo una nuova proposta politica, unitaria e in sintonia con la vita reale del Paese. Il nostro popolo ci ha chiesto unità, idee e coraggio. Con un grande sforzo collettivo, siamo riusciti a fare quello che solo pochi mesi fa sembrava impossibile: una lista unitaria con una proposta per cambiare l’Italia con quella che abbiamo definito una ‘economia giusta’ e salvare l’Europa dalla minaccia dei sovranisti. Siamo l’unica alternativa credibile al governo del fallimento".

Lei, secondo molti osservatori, sta cercando di riportare il partito a sinistra. Renzi invece ci ha detto (proprio ieri, al nostro giornale), che si vince solo andando verso il centro. Chi ha ragione?

"Io credo che serva rigenerare un campo di forze intorno a dei contenuti. Noi abbiamo indicato la necessità di costruire un piano per l’Italia. Tre priorità che rappresentano la grande sfida per il campo progressista in quest’epoca: aumentare i salari; una rivoluzione verde per creare lavoro; investimenti su scuola e formazione. Se ci sono risorse per la flat tax, vogliamo che siano utilizzate non per favorire i più ricchi, ma per ridurre le tasse sul lavoro e aumentare stipendi bassi e medi fino a 1.500 euro netti l’anno; vogliamo destinare almeno 50 miliardi per lo sviluppo sostenibile prendendo le risorse dai 143 miliardi già previsti ma bloccati dall’immobilismo del governo; vogliamo aiutare le famiglie e combattere il dramma dell’evasione scolastica azzerando i costi per l’istruzione per le fasce più povere, dall’asilo all’università".

C’è tutto un mondo, anche all’interno del partito, che spinge per un’alleanza fra Pd e M5S. Lei cosa pensa? La esclude?

"La nostra missione è costruire un’alleanza nel Paese, con tutte quelle forze democratiche, cattoliche, moderate, ambientaliste, con i giovani e con quelle energie che cominciano a ribellarsi alle politiche del governo di Salvini e Di Maio. È con loro che voglio parlare: con chi protesta sulle piazze e sul web; con chi espone i lenzuoli perché rifiuta le politiche discriminatorie di Salvini; con le forze produttive che chiedono al governo finalmente atti concreti per produrre sviluppo; con i lavoratori in cassintegrazione; con gli studenti che chiedono alla politica misure immediate per salvare il pianeta dall’emergenza climatica. Io lavoro per un nuovo centrosinistra aperto, civico e plurale che sappia accogliere tutte queste forze".

In che cosa si sente affine al M5s? E in che cosa diverso?

"Con quale versione del M5s? Perché, vede, l’attuale gruppo dirigente del M5s non ha un’identità chiara. Oggi Di Maio contesta a Salvini di allearsi con l’ultradestra, ma poi ci governa insieme e si allea in Europa con le peggiori destre populiste. Quello che è chiaro è che chi vota Di Maio vota Salvini. Io, semmai, constato che ci sono tanti italiani che hanno votato il M5s, pensando di trovare in quel partito una risposta alla loro richiesta di speranza, ma ora sono delusi. Era tutto un imbroglio, e gli italiani se ne stanno accorgendo. Non sa quante persone incontro nelle piazze, da nord a sud, che mi dicono che si sono rese conto di essere stati traditi dal M5s.

Di Maio ha detto che siete ancora un partito renziano. Che cosa risponde?

"Non avendo un’identità politica, i M5s sono costretti sempre a individuare nemici e agitare spauracchi. La realtà però è che loro oggi sono al governo e stanno portando a picco il Paese. Non dovrebbero preoccuparsi del Pd, ma di trovare velocemente soluzioni al disastro che hanno prodotto". 

Sul tema degli immigrati che soluzione propone il Pd?

"Anche il ministro Minniti cercò di limitare gli sbarchi, dicendo che non si possono accogliere tutti. Le politiche per gestire i flussi migratori sono una cosa complessa, e non possono ridursi allo slogan ‘porti chiusi’. Politica per l’immigrazione significa politica estera, coinvolgimento dell’Europa, investimenti nei Paesi d’origine dei migranti, più politiche sociali per l’integrazione, sostegno ai Comuni e al Terzo settore. Tutto questo nell’azione di Salvini e del governo non c’è. Il sospetto è che Salvini non voglia davvero gestire questo tema, ma solo cavalcarlo e trasformarlo in una perenne emergenza. Multare chi salva vite non serve a niente. Smantellare gli Sprar e la rete dell’integrazione non serve a niente. Allearsi con i sovranisti che respingono ogni ipotesi di gestione condivisa dei flussi migratori non serve a niente. L’unica ricetta possibile è una vera politica comunitaria sulle migrazioni. Bisogna riformare il regolamento di Dublino, per un’equa ripartizione dei migranti, tutelando i diritti delle persone. E prevedendo sanzioni per i Paesi che non accolgono, come Orban e gli altri amici di Salvini".

Mai come a queste elezioni ci sono stati, in tutto il continente, tanti ‘euroscettici’. Mai si è parlato come adesso di ‘pericolo sovranista’. Si parla di ondata di estrema destra. Ma l’Unione europea non ha colpe se si e arrivati a questa situazione?

"Noi vogliamo cambiare l’Europa, i sovranisti vogliono picconarla. Ma senza Europa l’Italia non conterebbe più nulla nel mondo, questo bisogna dirlo chiaro. Non possiamo metterci da soli a competere contro la Cina e altre potenze internazionali. Saremmo sicuramente travolti. Con l’Europa, saremo più forti per affrontare le sfide globali e i pericoli di quest’epoca. Il Pd, partendo dal gruppo dei Socialisti e democratici, vuole costruire un’alleanza larga – ‘da Tsipras a Macron’ – per fermare i sovranisti, cambiare l’Europa e avvicinarla alle persone. Noi oggi scontiamo le conseguenze di scelte sbagliate volute soprattutto dalle destre europee, che hanno hanno prodotto un’Europa dove contano più gli Stati che l’interesse comune, un’Europa rallentata dai veti. Il paradosso è che i sovranisti dicono di voler cambiare l’Europa per proteggere il nostro Paese, ma non farebbero che peggiorare ulteriormente le cose: i loro alleati vogliono un’Europa sempre più ostaggio dei veti. Un’Europa all’insegna dell’austerità economica e dell’assenza di cooperazione sull’immigrazione. Cioè il contrario di ciò che serve all’Italia".

Nel caso dicesse no all’alleanza con M5s, con chi pensa di allearsi? Da solo il Pd non può governare...

"La mia missione è rafforzare il Pd e lavorare per un campo del centrosinistra aperto e largo che possa governare l’Italia. Non ho affrontato la sfida di guidare il nuovo Pd per mantenere le cose come sono. Dobbiamo avere coraggio e ambizione, anche perché oggi l’elettorato è estremamente mobile. Vediamo forze politiche perdere o guadagnare anche 10 punti in pochi mesi. Il compito che ci siamo dati è proprio quello di cambiare gli attuali equilibri politici, che stanno bloccando l’Italia e producendo solo debiti e conseguenze gravissime sulla vita delle persone e per le nostre imprese. Il patto di potere tra Salvini e Di Maio è destinato a franare presto. Per questo sarà importantissimo il voto del 26: per cambiare l’Europa, salvarla da chi la vuole distruggere, e per porre solide basi a un progetto di riscatto dell’Italia".