Giovedì 18 Aprile 2024

Elezioni Emilia Romagna, Borgonzoni in tandem con Salvini. La Lega sogna il ribaltone

Il Carroccio vuole la storica roccaforte della sinistra: "Anche le coop sono fallite". Il leader nazionale tira la volata

Matteo Salvini, 46 anni, con Lucia Borgonzoni, 43 anni (LaPresse)

Matteo Salvini, 46 anni, con Lucia Borgonzoni, 43 anni (LaPresse)

Reggio Emilia, 3 novembre 2019 - Il quartier generale della Lega a Reggio Emilia è vicino all’area della stazione e alle ex Officine Reggiane, le due zone degradate su cui il Carroccio fece la campagna elettorale che portò per la prima volta il Comune extra rosso al ballottaggio. Poco lontano muri sbrecciati e edifici anonimi a lato della ferrovia. Gli uffici del Carroccio sono in un palazzone anni Ottanta con la sede della Cisl a piano terreno, niente lusso, si respira aria popolare. Del resto anche Lucia Borgonzoni, la senatrice leghista che sfida il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, sottolinea una scelta evocativa: "Noi siamo abituati al contatto con la gente, a Bologna fisseremo la sede elettorale in periferia". E ancora: "I numeri dell’economia sono buoni. Ma diciamo anche che le liste d’attesa per le prestazioni specialistiche sono troppo lunghe. E le dico che intercetteremo anche i voti in fuga dai Cinquestelle".

Gian Luca Vinci, eletto alla Camera, coordinatore dell’area Emilia, fu il regista del ballottaggio reggiano. "Lucia ogni giorno è nelle piazze e si farà conoscere. L’abbiamo scelta per affidabilità e coerenza. Qualità che non possiede il Pd. Hanno chiuso i punti nascita dell’Appennino a Porretta di Bologna, Pavullo di Modena e Castelnovo monti di Reggio e ora promettono di riaprirli. Noi eravamo contrari. A Reggio il ballottaggio, a Ferrara con Alan Fabbri abbiamo conquistato il sindaco, idem a Piacenza. Se vinciamo deve dimettersi il governo".

È la linea salviniana che gli elettori leghisti approvano lungo tutta la spina dorsale dell’Emilia contendibile: la data delle elezioni del 26 gennaio è percepita con un alto valore politico. Il contrario, o quasi, di ciò che pensa il governatore uscente Stefano Bonaccini il quale gioca la campagna elettorale, come fece il civico Giorgio Guazzaloca quando strappò Bologna al Pd, tutta sulle cose fatte. Economia che fila come una locomotiva, patto per il lavoro, bonus affitti. "Bisogna stabilire chi guiderà l’Emilia-Romagna, il governo è un’altra partita – dice Bonaccini – anche se comprendo il valore simbolico del voto. Lucia Borgonzoni si presenta sempre con Matteo Salvini, io vado da solo. La mia campagna elettorale si misura sui risultati ottenuti. In questi anni ho percorso oltre mezzo milione di chilometri e ho visitato tutti i 328 comuni. Discuto dei problemi e delle opportunità per l’Emilia-Romagna. Stop".

Replica della senatrice: "Anche Zingaretti è al fianco del candidato e verrà in Emilia-Romagna". Filosofie diverse. Vinci, il 'lìder maximo' dell’Emilia, annacqua le cifre positive di Pil e occupazione. "Vere, ma Bonaccini dimentica di dire che il modello Emilia lo fanno i lavoratori e gli imprenditori. Il Pil è alto? Sì, ma a Reggio e Imola è crollato il modello coop protetto dal Pd: sono fallite Unieco, Coopsette, Cesi. Un crac da oltre 2 miliardi di euro".

Piero Ignazi, politologo e docente a Bologna osserva con equilibrio: "L’elettore ha ben presente per cosa vota e sa cosa cosa scegliere. Il voto in Emilia ha tuttavia un alto valore simbolico, ma non è detto che debba avere per forza conseguenze dirette sul governo nazionale. Queste sono consultazioni amministrative e se il Pd dovesse perdere tutto dipende anche dalla sua tenuta per eventuali, ma non automatiche, ripercussioni sul governo".

Intanto è fissato il primo confronto fra i duellanti: il 19 novembre il match Borgonzoni-Bonaccini va in scena sul ring di Rai 3 nella trasmissione di Bianca Berlinguer. I numeri e la geografia politica indicano una competizione quasi testa a testa. Stando ai risultati delle europee la Lega in Emilia col 33,8% è il primo partito davanti al 31 del Pd, il resto del centrodestra è a 9,7. Alan Fabbri, primo cittadino del Carroccio a Ferrara, fece buona parte della campagna elettorale sui pericoli della mafia nigeriana nella sua città. Ora si frega le mani: «Se vinciamo cambiamo la storia...».

Virginio Merola, sindaco di Bologna sta lì a mezza via: "Stefano Bonaccini ha lavorato bene, ma si possono sempre migliorare le cose fatte". Resta l’incognita dei Cinquestelle, corteggiati dal Pd affinché corrano insieme. Nell’arena della campagna elettorale sempre più energica però, oltre ai numeri dell’economia, pesano anche immigrazione e sicurezza, nodi che i dem hanno sottovalutato e il centrodestra cavalcato. Si è visto che cosa è successo quando i flussi continui di immigrati venivano distribuiti a pioggia ovunque. Protestarono esasperati anche i sindaci del Pd, ci furono rivolte di paese nella Bassa ferrarese. Poi alle amministrative sono caduti comuni di grosse dimensioni nella roccaforte modenese, come Mirandola, Pavullo, Vignola, Finale Emilia. Qui la città è ancora Fort Apache del Pd, ma con molte crepe.