Mercoledì 18 Giugno 2025
SIMONE ARMINIO
Politica

Elezioni comunali, Carlo Calenda e l’analisi del voto: “A Genova un’ottima prova. Ma noi restiamo terzo polo”

Il leader di Azione: nelle città programmi condivisi, a livello nazionale è diverso. “Ci saremo al corteo per Gaza solo se non ci saranno gli antisemiti”

Carlo Calenda, segretario di Azione

Carlo Calenda, segretario di Azione

Bologna, 28 maggio 2025 – Carlo Calenda, tecnicamente parlando, ha vinto le Comunali. Tra le liste che sostenevano Silvia Salis a Genova e Alessandro Barattoni, difatti, figurava anche quella del suo partito. È felice, soddisfatto, il leader di Azione, ma anche un po’ sornione. “Ogni giorno abbiamo un’elezione – spiega a margine dell’assemblea di Confindustria a Bologna – e non è che ogni città possa diventare l’Ohio d’Italia”.

Calenda, Genova però un po’ ago della bilancia lo è stata. E alle Regionali la Liguria era andata altrove. Cos’è cambiato?

“È cambiato il candidato. Il primo, Andrea Orlando, era un uomo di partito, molto a sinistra peraltro. La seconda, Silvia Salis, è una candidata civica molto capace e apprezzata al punto che anche la destra aveva provato a candidarla. Sono certo che farà bene”.

Anche a Ravenna c’era un candidato di partito, Barattoni, e avete vinto lo stesso. È l’eccezione che conferma la regola?

“È un caso molto differente. Intanto Ravenna non era contendibile, e poi il Pd di de Pascale, da cui arriva anche Barattoni, è un partito diverso, pratico e senza dogmi ideologici. Tanto per dirne una De Pascale è sempre stato favorevole ai rigassificatori e al sostegno alla produzione industriale”.

Non saranno l’Ohio d’Italia, ma Ravenna e Genova restituiscono ancora una volta un dato: il campo largo unito vince. Dunque lo rifarete alle Politiche?

“Sono due cose diverse anni luce e non mi stancherò mai di dirlo. Da un lato c’è il programma condiviso di governo di una città, dall’altro c’è un’eventuale coalizione nazionale da fare con un partito che è contro le armi all’Ucraina o contro il nucleare pulito. Per cui al momento, direi, rimaniamo dove siamo”.

Dove siete?

“Al centro, dove ci hanno messo gli elettori. Si votasse oggi saremmo ancora un terzo polo”.

E la maggioranza? È ancora dove l’hanno messa gli elettori a parer suo?

“La maggioranza ha un problema grande come una casa, ed è emerso con chiarezza anche stamattina (ieri, ndr) all’assemblea di Confindustria”.

Ovvero?

“Zero politica industriale, zero crescita, solo contenimento della spesa pubblica, la qual cosa ci va bene eh, chiariamo. Ma nel frattempo la produzione è ferma, la sanità è al collasso, le città non sono sicure”.

Lei difendeva Israele. Ha cambiato idea?

“Quello che sta facendo Netanyahu non è più accettabile. Sta commettendo crimini indicibili perciò va fermato, vanno imposte sanzioni e va riconosciuto lo Stato di Palestina”.

In Palestina c’è Hamas.

“Hamas è ormai sconfitta su tutti i piani, e anche i palestinesi l’hanno abbandonata. Ma questo non giustifica affatto l’azione di Israele”.

Edith Bruck sul nostro giornale ha chiamato gli israeliani alla reazione.

“Totalmente condivisibile. Devono essere gli israeliani i primi a ribellarsi a questo governo di destra e sanguinario. Ma essere contro Netanyahu non può voler mai dire per me essere antisemita e dire cose come ‘Distruggiamo Israele e ricacciamo gli ebrei in mare’, come ho sentito in certi cortei”.

A proposito di cortei. Il Pd di Elly Schlein sta organizzando una piazza per il prossimo 7 giugno. Voi ci sarete?

“Se la manifestazione a cui stanno lavorando sarà aperta anche ad altre forze ci saremo volentieri. Chiederemo tutti insieme a Israele un cessate il fuoco immediato. Ma ci aspettiamo anche che il corteo condanni e tenga fuori quei manifestanti che abbiamo visto inneggiare alla morte degli ebrei. È chiaro che se ci saranno certe frange, non ci saremo noi”.

Andrà a votare per i referendum?

“Me lo eviterei volentieri, perché non credo nello strumento referendario. Ci siamo noi in parlamento, ci pagano per questo. Siamo stati delegati dai cittadini per discutere e legiferare. E credo altresì che l’introduzione delle firme digitali non farà che aumentare il proliferare di quesiti inutili. Ci proporranno un Referendum ogni dieci minuti”.

Dunque?

“Sono un parlamentare eletto, rappresento lo Stato, perciò non considero neanche l’idea di non andare a votare. Perciò, benché non entusiasta ci andrò per votare quattro no e un sì”.