Martedì 16 Aprile 2024

Elezioni Abruzzo 2019, la guida. Liste, candidati e perché è un test importante

Domenica, dalle 7 alle 23, si vota per rinnovare il Consiglio regionale dell'Abruzzo. Quattro i candidati in campo, fari puntati soprattutto sui rapporti di forza tra M5S e Lega, che si presenta in un centrodestra unito.

Elezione Abruzzo (Pressphoto)

Elezione Abruzzo (Pressphoto)

L'Aquila, 8 febbraio 2019  – Sono quattro i candidati alle elezioni in Abruzzo 2019.  Sono in corsa per la presidenza della Regione, si sfideranno il 10 febbraio alle urne (si vota dalle 7 alle 23, in un'unica giornata). L'appuntamento elettorale ha un significato che varca i confini locali e si propone come un test per misurare i rapporti di forza tra gli alleati di governo, Lega e 5 Stelle. Una sorta di antipasto per le Europee di maggio: prova ne sia il fatto che, nei giorni scorsi, il territorio è stato battuto palmo a palmo dai leader delle maggiori forze politiche, a cominciare dai vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. La tensione è già alta, del resto il Carroccio si presenta come locomotiva trainante di un centrodestra unita che, invece, in parlamento ha preso strade diverse: nonostante il leader leghista abbia recentemente allontanato l'idea che il 'patto dell'arrosticino' possa essere esteso in futuro al governo del Paese, una sconfitta inflitta dal duo Salvini-Berlusconi sarebbe dura da digerire per i Cinque Stelle. In mezzo ai due alleati di governo c'è il centrosinistra, storicamente abbastanza forte nel centro Italia, ma che potrebbe pagare le polemiche che hanno accompagnato il finale di mandato dell'ex governatore democratico Luciano D'Alfonso che, eletto al Senato durante le ultime politiche, ha scelto Roma costringendo alle urne anticipate la Regione. E' bene ricordare, infatti, che non c'è ballottaggio: vince il candidato che prende più voti. Lo spoglio delle schede inizierà subito dopo la chiusura dei seggi.

LO SPOGLIO IN TEMPO REALE

GLI ASPIRANTI GOVERNATORI

Ecco i quattro sfidanti. Per il centrodestra – coalizione composta da Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia, Azione Politica, Unione di Centro-Dc-Idea  – corre il senatore di FdI Marco Marsilio, romano di origini abruzzesi; il Movimento Cinque Stelle punta su Sara Marcozzi, avvocato quarantunenne e consigliere regionale uscente, scelta con le consultazioni online fra gli iscritti, che si era già presentata 4 anni fa; la coalizione di centrosinistra si aggrappa all'ex vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, ex parlamentare e sottosegretario all'Economia; infine per Casapound c'è l'avvocato di Alba Adriatica (Teramo), Stefano Flajani

PROGRAMMI E SLOGAN

Per catturare il consenso degli abruzzesi, Marsilio punta su “quattro pilastri attraverso cui rifondare l'Abruzzo: garantire il benessere delle persone con sanità e politiche sociali che funzionino; istruzione e formazione di alto profilo e sviluppo dell'occupazione; difesa del territorio attraverso una ricostruzione attenta e veloce, basata sulla prevenzione, cura dell'ambiente, eccellenza della Protezione civile; modernizzazione le infrastrutture dando priorità alle comunicazioni e agevolando i trasporti”. La Marcozzi (M5S) si presenta come il volto del cambiamento: “Con la fiducia dei cittadini potremo tornare a sperare in un futuro migliore, lasciandoci alle spalle questi anni di cattiva politica di cui nessuno sentirà mai la mancanza”. Legnini, sostenuto da Pd, Leu, +Europa, centristi, Idv e liste civiche (in tutto ben otto), scende in campo con “un progetto politico frutto dell'alleanza tra le culture liberale, cattolica, progressista e di sinistra democratica” e, tra i punti del programma, sottolinea “Abruzzo regione della conoscenza, industria, agricoltura, turismo e cultura, ricostruzioni”. Infine, Flajani, candidato di Casapound, focalizza il suo programma su casa e servizi sociali, più sicurezza, stop immigrazione, prevenzione e ricostruzione.

I PRECEDENTI

Alle regionali del 2014 (dove si andò alle urne in contemporanea con le Europee) era stato il centrosinistra a prevalere: D'Alfonso inflisse una sonora sconfitta al governatore uscente di Forza Italia, Giovanni Chiodi, appoggiato dal centrodestra: finì 46,26% contro 29,26%. Terza classificata, col 21,41%, proprio la Marcozzi (Movimento Cinque Stelle), che si ripresenta domenica. Ma dal voto di allora sono passate ere geologiche, politicamente parlando. Per questo molti analisti guardano ai risultati delle ultime politiche in regione, quando (raffrontando i dati per la Camera) i 5Stelle sfiorarono il 40%, il centrodestra superò il 35%, il centrosinistra crollò sotto il 18% seguiti da Leu (sotto il 3%), Potere al Popolo (1,3%) e Casapound (1%). Il banco di prova per sondare i rapporti di forza tra gli alleati di governo, dunque, è assolutamente interessante.