Elezioni a luglio, il sondaggio: l'affluenza crollerà del 10%

In vacanza soprattutto al Nord. Fuga di voti da Pd e Forza Italia Berlusconi: no appoggio esterno a governo M5S-Lega IL PUNTO Un luglio scomodo - di P.F. DE ROBERTIS Governo, domani il nuovo premier. Elezioni, le date possibili

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Roma, 9 maggio 2018 - Nell'ipotesi di un voto anticipato a una data irrituale come quella del 22 luglio, le considerazioni da fare sul comportamento degli elettori sono di varia natura. Di fatto, il dato che emerge con prepotenza è il calo dell’affluenza: si aggirerebbe sui 10 punti percentuali in meno. Vale a dire dal 73 per cento del 4 marzo di quest’anno al 63 dell’eventuale ricorso alle urne il 22. Attenzione, però, a non trarne conclusioni affrettate.

Governo, Berlusconi: no appoggio esterno a M5S-Lega

Non si tratterebbe necessariamente di una scelta ‘di protesta’, perché? Se guardiamo ai numeri vediamo che la percentuale più alta di chi non si recherebbe al voto sarebbe ad appannaggio dei giovani, il 43 per cento. Una scelta dettata da ragioni di vita, viene da osservare, piuttosto che da sentimenti ostili alla politica e alla rappresentanza parlamentare. Percentuale alta anche per i residenti al Nord. Eviterebbe le urne il 30 per cento in meno rispetto allo scorso 4 marzo. Anche in questo caso non c’è ‘protesta’, ma, più prosaicamente, abitudini di vita. Da sempre, infatti, i dati indicano in luglio il mese di vacanze preferito dai residenti nel nostro Settentrione, mentre il Mezzogiorno predilige nettamente il mese di agosto. Stesso discorso vale per i liberi professionisti che si organizzano in quel mese come dimostra la percentuale del 28. Al contrario, la percentuale di chi non andrebbe alle urne sarebbe minore nel caso degli insegnanti che, nei mesi estivi, hanno più disponibilità di tempo non essendo impegnati, a parte coloro che affrontano gli esami di maturità, in attività scolastiche.

IL PUNTO Un luglio scomodo - di P.F. DE ROBERTIS

Insomma, la ‘rabbia’ e il ‘disincanto’ nei confronti della lotta politica non la fanno da padrone, al contrario prevalgono necessità pratiche. Nella nostra rilevazione ci saremmo casomai aspettati fasce di astensione e malcontento nella parte più bassa della popolazione. Il che non vuol dire che il calo non sia vistoso. Guardiamo al 4 marzo di quest’anno. Hanno votato solo 2 punti in meno rispetto alle elezioni politiche di cinque anni fa, del 2013. Ora, invece, assisteremmo a un ‘meno dieci’ di proporzioni non trascurabili.

Altro elemento da non sottovalutare è la volontà dei cittadini di andare al voto. Vediamo che la maggioranza – il 56 per cento – è favorevole a elezioni anticipate. Il che rispecchia l’orientamento dei principali partiti a esclusione del Pd che, invece, non caldeggia il ritorno anticipato ai seggi. Il vento favorevole alle elezioni non significa, però, gradimento per il mese di luglio. Anzi, più della metà (il 52) è contrario alle elezioni estive. Infine, da non sottovalutare che molti elettori non sarebbero disponibili a confermare il voto del 4 marzo, specie tra quelli di Forza Italia (38) e del Pd (34), segno di una possibile ‘bipolarizzazione’ tra pentastellati e leghisti. Poi, sia chiaro: il reale impatto sulle decisioni dell’elettorato si avrà solo quando il Presidente Sergio Mattarella scioglierà le Camere. In quel caso ci sarà un impatto fortissimo. E si potrà avere un quadro finalmente chiaro.

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