Martedì 23 Aprile 2024

Elezioni 2018, Salvini: sì a Tajani o Draghi premier

"Ma il programma non si tocca". Il leghista: se Silvio avrà un voto più di me deciderà lui su Palazzo Chigi Elezioni 2018, Berlusconi rilancia Tajani. E attacca su "certo antifascismo"

Matteo Salvini (Instagram)

Matteo Salvini (Instagram)

Roma, 19 febbraio 2018 - "Io rispetto i patti. Se Forza Italia prende un voto più di noi, sceglie il presidente del Consiglio. E purché accetti il programma che abbiamo firmato tutti, non ci sono veti". A meno di due settimane dalle elezioni 2018, Matteo Salvini taglia il nodo gordiano della premiership.

Anche se si trattasse di Tajani o di Draghi, e cioè del presidente del Parlamento europeo o del presidente della Bce? "Se sceglie Forza Italia sceglie Forza Italia. Ripeto, se condivide il programma, non ci saranno problemi".

E allora perché insiste nel dire che sarà lei il premier? "Appunto perché non è affatto detto che FI prenda quel voto in più. Siamo vicini, ma ci sono tanto indecisi che sento hanno fiducia in noi. Conto che questo diranno i voti veri".

Mettiamo che dalle urne non emerga una maggioranza: voi parlereste con tutti i partiti per trovare un accordo? Anche con M5s? "Assolutamente no. I mega-accordi, gli inciuci non mi interessano".

Lascerebbe il Paese senza un governo? "Tutti i sondaggi dicono che l’unica maggioranza possibile è quella del centrodestra, perché Pd e cinquestelle sono dietro di dieci punti. Mi auguro che sia una maggioranza larga, che non dipenda da una sola persona. Se però non ci fosse, la Lega non partecipa a nessun tipo di governo con altri".

Ma dal presidente della Repubblica a fare il nome del possibile premier andrete insieme? "A me piacerebbe che ci fosse un’unica delegazione del centrodestra. Se c’è una squadra che vince e che governa è giusto che ragioni da squadra".

Non è strano che ciò non accada in campagna elettorale? "Ho l’agenda piena. Tanto quando c’è un programma comune non serve fare come i Pooh o i Rolling Stones che si riuniscono sul palco: ognuno va a spiegarlo dove crede".

E lo spiega a modo suo: gli italiani si possono fidare di una coalizione che vede i leader divisi su temi importantissimi? "A me interessa ciò che abbiamo sottoscritto. Poi su alcuni temi Berlusconi fa le sue esternazioni, però governiamo insieme in Veneto, Lombardia e Liguria: possiamo farlo per tutta l’Italia".

Dove trovate i soldi per attuare il programma? Secondo alcuni conti, solo la flat tax al 15% e l’abolizione della Fornero valgono 100 miliardi. "Sono 100 miliardi in meno che entrano nelle casse dello Stato e 100 miliardi in più nelle tasche degli italiani".

Cosa tagliate nella spesa pubblica? "Attuando i costi standard uguali per tutte le regioni, solo nella sanità risparmiamo 15 miliardi; stando bassi, sulla pace fiscale tra gli italiani ed Equitalia in due anni si recuperano 50 miliardi di euro di cartelle esattoriali. Soprattutto, però, la gente torna a lavorare e a pagare le tasse sul reddito: il nostro obiettivo è rimettere in circolo quel denaro che negli ultimi anni è stato tolto agli italiani".

La Lega per lustri ha puntato sul federalismo, lei ne parla pochissimo. È diventato un tema secondario? "No. È una cosa assolutamente primaria, tanto che c’è nel programma. Anzi: mi auguro che la prossima settimana Zaia e Maroni firmino la pre-intesa con il governo sull’autonomia".

È la priorità? "La priorità è far tornare la gente a lavorare. Con la tassa unica, l’abolizione della legge Fornero, la cancellazione degli studi di settore, spesometri, redditometri, con un Paese federale che garantisce più efficienza e meno sprechi. Poi c’è il tema della sicurezza e dell’immigrazione. È chiaro che in un mese non risolveremo tutti i problemi, però abbiamo chiaro in testa come muoverci".

Cosa resta nella Lega nazionale di Salvini della Lega di Bossi? "Il tema del federalismo, dell’autonomia, dell’onestà e del merito esteso a 60 milioni di persone, non solo a 30 milioni. I dati dicono che possiamo essere ampiamente il primo partito in Lombardia, in Veneto, in tutto il Nord. Ma se ho una scommessa da fare, la faccio sull’Emilia, la Romagna e la Toscana dove avremo numeri pazzeschi. Ciò non toglie che se mi chiamano agricoltori pugliesi o medici siciliani per me è un motivo d’orgoglio".

Tutto ciò provoca fermento nella militanza leghista storica. "È un fermento più giornalistico che reale: la gente vuole risposte concrete a difficoltà vere. Poi se vai a Bari oltre che a Milano non è un problema per nessuno".

Un’ultima domanda: se il centrodestra non dovesse vincere, la possibilità che Berlusconi faccia un governo con Renzi c’è o no? "No. Mi fido di lui. Anche perché si è bruciato abbastanza con Monti e con Letta e non credo proprio che ci voglia riprovare".

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