Elezioni comunali 2018, la mappa dei ballottaggi: caccia ai voti dei 5 Stelle

La ricerca: nelle ex roccaforti rosse ballottaggi sul filo di lana. In 19 città M5s decisivi: sfida tra coalizioni tradizionali solo nel 50% dei casi

Elezioni comunali (Foto di repertorio)

Elezioni comunali (Foto di repertorio)

Roma, 22 giugno 2018 - Quando, domenica sera, si saranno chiuse le urne del secondo turno di ballottaggio non si parlerà più, a meno di incidenti politici gravissimi all’interno della maggioranza di governo, di elezioni almeno fino alle europee nel giugno 2019. Un voto che coinvolge oltre tre milioni di elettori e 76 comuni sopra i 15mila abitanti, che verrà vagliato come l’oracolo della Pizia di Delfi perché stabilirà il quadro dei vincitori e dei vinti e, soprattutto, se e quanto il voto locale avrà riflessi nazionali. Le sfide questa volta vedranno sempre meno le tradizionali coalizioni (centrodestra e centrosinistra) fronteggiarsi nelle urne e un grado di incertezza particolarmente elevato nelle storiche regioni rosse, dove il Pd ha perso terreno. Con i grillini a fare da ago della bilancia in 19 comuni capoluogo. È il quadro che emerge dallo studio dell’Istituto Cattaneo di Bologna che ha analizzato la competizione politica nei 76 comuni al ballottaggio, stimando il grado di incertezza elettorale nelle città (sulla base del risultato al primo turno, non si tratta quindi di sondaggi). Nella maggior parte dei casi (43 su 76), i ballottaggi prevedono una sfida ‘tradizionale’ tra il centrodestra e il centrosinistra. In altri 17 casi, una delle due coalizioni principali (centrodestra e centrosinistra) si troverà, invece, a competere con una lista civica. Se a questi 17 casi si aggiungono i ballottaggi in cui il M5S competerà contro un candidato di centrosinistra o di centrodestra, ne risulta che le due coalizioni sono presenti nel 90% delle consultazioni.   Osservando i ballottaggi italiani dal 2010 al 2018 si nota – spiega Marco Valbruzzi, il ricercatore del Cattaneo che ha curato la ricerca – "la progressiva riduzione dei confronti bipolari tra centrodestra e centrosinistra nel corso degli anni": erano il 75% fino al 2012, si sono ridotti al 50% dal 2013 in poi come conseguenza della crescita del M5S. L’M5S conferma le sue difficoltà di andare al ballottaggio: in questa tornata in 14 comuni su 76 il M5S non ha neppure presentato un candidato. In soli tre casi (Pomezia, Ragusa, Assemini), il candidato sindaco del M5S è il più votato e va al ballottaggio in vantaggio. In altri quattro casi il M5S sfiderà il centrodestra (2) o il centrosinistra (2). E se "in 19 casi – spiega Valbruzzi –il M5S è il terzo classificato, un esito che permette ai suoi elettori di giocare un ruolo decisivo nella contesa", nella metà dei ballottaggi (36 su 76) il M5S "giocherà un ruolo secondario o marginale".   Il Cattaneo distingue anche, con perizia, grafici e tabelle, i ballottaggi dall’esito più scontato da quelli dove la partita è ancora aperta. Tra i primi ci sono le città di Ancona, Terni e Sondrio. Tra i secondi, le città di Ragusa, Siena, Messina, Pisa e Massa. Qui l’esito del risultato è più incerto perché «nessuno dei due candidati – spiega la ricerca – è vicino alla soglia decisiva del 50% ed esiste un’ampia quota di elettorato che può essere ri-mobilitata e “conquistata”. Sono quattro, infine, i comuni capoluogo al ballottaggio e dall’esito meno incerto: Viterbo, Avellino, Ancona e Terni. Va anche detto che le competizioni dall’esito più incerto si concentrano soprattutto al Nord-Est e nelle città del Centro, mentre quelle più ‘scontate’ sono nel Nord-ovest e nel Sud. La vera eccezione è rappresentata dalle ex regioni ‘rosse’: il progressivo indebolimento del Pds/Ds/Pd ha creato una condizione di maggiore imprevedibilità sull’esito finale e, nelle ultime tre tornate elettorali il trend si è quasi capovolto, trasformando i ballottaggi nelle ‘regioni rosse’ in elezioni dall’esito imprevedibile, come nel resto d’Italia.