Mercoledì 24 Aprile 2024

E Silvio spera in un nuovo miracolo. Rilanciare Forza Italia come il Monza

Il Cavaliere dà la carica al partito azzurro. Da Tajani a Ronzulli tutti pronti a correre come i leoni biancorossi

Silvio Berlusconi, 85 anni

Silvio Berlusconi, 85 anni

C’è un’accusa che nessuno potrà mai muovere a Silvio Berlusconi: di non essere uno che ci crede. Fino in fondo. Sempre. Anche quando tutto sembra giocare a suo sfavore. E va detto a suo merito che in più di un’occasione i fatti gli hanno dato ragione. Ora ci riprova. Di nuovo in campo, anzi nei campi. Quello di pallone, dove un tempo mieteva coppe internazionali con il Milan, peraltro tornato alla vittoria di uno scudetto per la prima volta senza di lui. E in quello della politica. L’uomo, si sa, non fa grandi distinzioni: politica, sport, affari. Lo schema è sempre lo stesso: lui motiva, lui dà la carica, lui convinto di essere il solo a poter fare la differenza e a determinare il successo. Va da sé che il trionfo del Monza sul Pisa lo galvanizza: "Abbiamo combattuto per un lungo anno, e abbiamo raggiunto un risultato storico. Voglio ribadire la gioia per la promozione del Monza, in prosecuzione della storia di successo al Milan con 29 trofei: nel derby fra le due squadre, non so dove sarà il mio cuore".

Una felicità che schiude orizzonti ben più ambiziosi: "Adesso voglio vincere lo scudetto e la Champions", ha dichiarato nella notte, a caldo. Il giorno dopo puntualizza: "L’ho detto ridendo. Era una boutade".

Ma, appunto, quando parla Silvio non sai mai se in mente ha solo il calcio o anche l’arena di Montecitorio. In effetti, il ruolo che assicura di ricoprire è proprio identico; ieri ha scritto al Corriere della sera per spiegare che in Forza Italia si discute e ci si confronta, indubbiamente, ma è lui che dà la linea: "Voglio chiarire ancora una volta che i miei collaboratori e i dirigenti attuano soltanto le mie indicazioni". Proprio quello che aveva fatto con i suoi giocatori, in questo caso in maglietta e non in grisaglia, domenica sera, scendendo negli spogliatoi una manciata di minuti prima della partita decisiva: "Ricordate che voi siete più forti, siete più veloci, siete superiori in tutto al Pisa. Voglio 11 guerrieri: noi dobbiamo e possiamo vincere. Credeteci fino alla fine".

Senza peraltro dimenticare di suggerire gli schemi all’allenatore, Giovanni Stroppa, come faceva ai tempi d’oro del Milan: "Ho studiato i vostri avversari: dovete svariare sulle fasce, essere più ficcanti là, dove loro sono deboli".

I suoi stanno al gioco, reggono la parte. Un’inondazione di commenti entusiastici, da Licia Ronzulli ("c’è solo un presidente che realizza questi prodigi") ad Anna Maria Bernini ("in quattro anni uno storico traguardo"), da Antonio Tajani ("ennesimo successo") ad Annagrazia Calabria ("impresa leggendaria"), da Paolo Barelli ("complimenti") a Deborah Bergamini ("i sogni si avverano") , tutti i si premura di sottolineare che se ce la fai sui campi di football, ce la fai in politica: "Se il Presidente è riuscito i a portare il Monza in serie A, riuscirà anche a riportare Forza Italia al 20% come 28 anni fa, obiettivo che ha annunciato a Napoli", riassume umori comuni Sestino Giacomoni.

A occhio il tutto potrebbe essere liquidato come una sbornia trionfalistica, di quelle che capitano quando si vince una partita molto temuta. Sarebbe così se non si trattasse di Silvio Berlusconi. Nel suo caso infatti bisogna sempre usare le pinze. In Parlamento sono ancora molti a ricordarsi di quando, nel 2006, era partito per una campagna elettorale sconfitta in partenza: i sondaggi davano la squadra avversaria – quella dell’Unione – in schiacciante vantaggio, i ’tecnici’ della sua compagine, anche quelli più alti in grado, avevano già gettato la spugna e lo trattavano da visionario.

La fine è nota: vantaggio quasi recuperato, anzi, in termini di voti qualcosa in più del centrosinistra, e per Prodi la classica vittoria di Pirro. E che dire di tutti quelli che dopo la condanna, i servizi sociali, la cacciata dal Parlamento lo avevano dato per spacciato, un ’dead man walking’ di cui bisognava spartirsi l’eredità? Quanto avessero torto lo sa meglio di tutti, Angelino Alfano. Sempre che qualcuno si ricordi chi fosse. Insomma, con Berlusconi di mezzo è sempre meglio non dare nulla per scontato. Nemmeno quando, come in questo caso, si propone una missione che chiunque, anche il più avventuroso tra i giocatori d’azzardo, considererebbe impossibile. "Spero di avere la forza di dare una spinta al Paese. Siamo fondamentali per l’Italia e, come ho sentito il dovere di scendere in campo nel 1994, sento ancora adesso il dovere di scendere in campo per evitare che ci siano governi incapaci".