Martedì 23 Aprile 2024

Draghi a muso duro contro i partiti: "Basta giochetti, non tiro a campare"

Esecutivo sotto quattro volte nell’esame degli emendamenti al Milleproroghe: "Dovete garantire i voti"

Il premier Mario Draghi, 74 anni

Il premier Mario Draghi, 74 anni

"Il governo è qui per fare le cose, altrimenti non si va avanti. Basta giochetti. Datevi una regolata, non tiro a campare. Lo ha voluto il presidente Mattarella" (che, non a caso, ieri sera Draghi ha visto al Colle). Lo scudiscio di Draghi colpisce tutti, ma i partiti replicano da par loro, in politichese: "Vogliamo un cambio di metodo". Draghi non si trattiene: "Siamo qui per essere idealisti, non realisti. Il governo deve fare le cose, il Parlamento garantire i voti", dice il premier, privo di finezze politiciste, che insiste: "Dovete essere capaci di garantirmi i voti della maggioranza". Già, facile a dirsi, meno a farsi. La riforma della giustizia divide i partiti. Sul tetto al contante il centrodestra si è riunito. I 5Stelle volevano persino mettere fine al Green Pass, quando arriverà a scadenza, è dovuto intervenire Conte in persona per farli ragionare. I provvedimenti viaggiano stancamente tra le commissioni, si affastellano, non vanno in Aula: concorrenza, delega fiscale, appalti e, appunto, Milleproroghe. Insomma, la situazione è esplosiva e i parlamentari – di tutti i partiti – dopo aver assestato un colpo ferale alle ambizioni di Draghi che voleva salire al Colle, ora gli vogliono rendere la vita impossibile. "Ci sta antipatico". "Vuol fare tutto lui". "Ma chi si crede di essere?", i commenti più gentili dei peones a Montecitorio.

Lo scontro, però, tracima e deflagra anche con i vertici dei partiti che stentano a tenere a freno i loro ed è di quelli al fulmicotone. Scoppia all’improvviso, in una gelida serata romana, con Draghi che, appena rientrato da Bruxelles, di ritorno dal Consiglio Ue, striglia i partiti sulla tenuta della maggioranza e quelli che gli rispondono a brutto muso. Per farsi forte e garante di una protezione in alto loco, il premier, nel pomeriggio, si precipita dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che gli dice "vai avanti, sono con te", ma è preoccupato, per usare un eufemismo, e c’è chi dice che lo ha chiamato lui, a riferire, con la scusa di aggiornarlo sui venti di guerra in Ucraina. Dal Colle, in ogni caso, come è ovvio, non esce un fiato, ma l’incontro imprevisto parla da sé.

C’è persino chi mette in giro la voce – del tutto priva di fondamento – che entrambi, Draghi e Mattarella, sventolino il drappo rosso delle elezioni anticipate, ma i partiti – tutti – stavolta non si mettono paura, tirano dritto (al di là di qualche rassicurazione di facciata, come Tajani che esclude la crisi). Non che Draghi sia da meno. Il premier riunisce i capodelegazione delle forze di maggioranza nella cabina di regia e, a brutto muso, sventola tutta la sua irritazione perché il governo, la notte prima, è andato sotto non una, ma quattro volte, sul decreto Milleproroghe, anche se solo in Commissione (Bilancio e Affari costituzionali), alla Camera dei Deputati, con votazioni a geometria variabile che vedono il centrodestra, di maggioranza e di opposizione, ricompattarsi come d’incanto, sulle modifiche relative ai fondi Ex Ilva e soprattutto sul tetto al contante, che passa, per un solo voto, da mille a duemila euro. Per il premier, la misura è colma. Il decreto bollette, che si doveva pure discutere e che tutti avevano definito urgente perché riguarda la proroga di misure su oneri di sistema e l’Iva al secondo trimestre, passa in cavalleria, finisce in secondo piano. Se ne occuperà il cdm di oggi, forse, ma neppure è sicuro.

La riunione di ieri, invece, è "tutta politica", dice chi vi partecipa. La verità è che il governo ne esce a pezzi, la strigliata di Draghi, e il battimuro dei partiti, non aiutano la maggioranza a ritrovare compattezza. La sintesi del caos che si sta impadronendo della coalizione viene da un ministro governista della Lega, il solito Giorgetti: "Se i capigruppo non controllano i gruppi è grave, ma se li controllano e questo è il risultato voluto è peggio".