Ballottaggio comunali 2022: (ri)vota. Occhi su Centro e M5s

Secondo turno per oltre 2 milioni di elettori. Tredici i capoluoghi di provincia, alcune sfide possono avere ripercussioni nazionali

Ballottaggi, i risultati nelle città al primo turno

Ballottaggi, i risultati nelle città al primo turno

Roma, 25 giugno 2022 - Verona, dopo tanti decenni, cadrà in mano al centrosinistra? A Parma funzionerà l’alleanza tra civici ed ex 5stelle di Pizzarotti e il Pd di Letta? A Catanzaro, dove si sfidano due professori universitari che vengono entrambi dal Pd, il centrodestra resisterà all’assalto della sinistra? Quanto peserà la scissione grillina, o il fantomatico arcipelago di centro?

I temi sul tavolo del ballottaggio sono molti, ma gli occhi dei principali partiti e dei loro leader sono puntati soprattutto su Verona, Parma e Catanzaro. In totale sono tredici (rispetto ai 26 del primo turno) i capoluoghi di provincia che dovranno tornare alle urne domani (seggi aperti dalle 7 fino alle ore 23), due milioni di italiani chiamati al voto per 65 comuni, due con meno di 15 mila abitanti. Tre dei quattro capoluoghi di regione che andavano al voto (Genova, L’Aquila, Palermo) hanno dato il loro esito già al primo turno, assegnando la vittoria al centrodestra. Manca il responso di Catanzaro. Ma si vota anche a Alessandria, Cuneo, Monza, Como e Gorizia, Piacenza al Nord, Lucca, Viterbo e Frosinone al Centro, e Barletta al Sud. Sono sette (Alessandria, Cuneo, Como, Verona, Parma, Piacenza, Lucca) i capoluoghi di provincia in cui il centrosinistra parte in vantaggio e cinque quelli in cui, invece, è in testa il centrodestra (Monza, Gorizia, Frosinone, Barletta, più Catanzaro). A Viterbo è in testa, sul centrosinistra, una civica.

Il centrodestra, ieri, ha diffuso un invito unitario agli elettori per andare a votare sotto forma di video-appello dei tre leader (Berlusconi, Salvini, Meloni) con due obiettivi: mobilitare gli elettori sia contro il centrosinistra sia contro l’astensione. Ma se a Parma e Catanzaro i candidati “solitari“, presentati al primo turno, da Fd’I danno indicazioni di voto unitarie a favore di quelli, arrivati ai ballottaggi, di Lega-FI, a Verona la divisione tra Sboarina (candidato di Lega-FdI) contro Tosi (FI-civiche) permane (Tosi ha accusato Sboarina di "avere diviso la coalizione e fatto accordi sottobanco col Pd") e anzi aumenta. Il rischio per il centrodestra è di far cadere la città nelle mani del civico, ex calciatore, Damiano Tommasi, lanciato dal Pd e arrivato primo al ballottaggio, che potrebbe riuscire nell’impresa storica di portare Verona a sinistra. Una sfida nella sfida, quella di Verona, dunque, per il Pd e per il centrosinistra, guidato da Enrico Letta, che partiva in svantaggio (amministrava soltanto sei città sulle 26 al voto in questa tornata elettorale e, nei 13 al ballottaggio, solo due), ma non fa mistero di puntare in alto ("abbiamo la possibilità di eleggere tredici sindaci, di cui sei donne") e rilancia il campo largo, assicurando l’apertura a Conte e, nel contempo, a Di Maio.

Invece, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, più gli alleati minori dovranno riuscire a confermare i sindaci uscenti (governavano in 20 capoluoghi) e possibilmente agguantarne di nuovi. Inesistenti invece i possibili contributi al “campo largo“ del Pd da parte dei 5Stelle, che hanno preso, al primo turno, percentuali minime e non vanno al ballottaggio in nessun capoluogo di provincia. Invece, si dovrà verificare l’effettiva consistenza del polo centrista, i cui candidati hanno ottenuto, al primo turno, buone performances e che, a seconda di chi hanno scelto di appoggiare in vista del secondo turno, può risultare spesso decisivo. Per esempio a Lucca (città toscana dove il Pd spera di vincere e ci tiene molto), dove Azione appoggerà il centrosinistra e dove il centrodestra imbarcaanche un ex esponente di Casapound, o a Frosinone, dove invece Calenda va con il centrodestra. Ovviamente decisivi saranno anche gli astenuti.