Fiducia, il dl Aiuti approvato dalla Camera ma M5s lascia l'aula

Il provvedimento passa in Senato, dove giovedì il voto fiducia-dl non è disgiunto

La Camera ha approvato il Dl aiuti con 266 sì, 47 no. Il M5S non ha partecipato al voto

La Camera ha approvato il Dl aiuti con 266 sì, 47 no. Il M5S non ha partecipato al voto

Roma, 11 luglio 2022 - Dopo aver detto sì alla fiducia al Governo Draghi nella riunione di giovedì scorso, oggi il Movimento 5 Stelle ha abbandonato la Camera prima del voto sul testo del Dl aiuti, approvato dall'aula con 266 voti a favore e 47 contrari. Un solo deputato pentastellato ha votato a favore del provvedimento: si tratta di Francesco Berti.

Le fibrillazioni sul fronte Governo-M5S proseguono e hanno ora come data da sottolineare in rosso quella di giovedì 14 luglio. Rischia di essere una resa dei conti quella del voto al Dl in Senato. Questa volta il voto di fiducia al proseguimento dell'attività governativa dell'esecutivo di Mario Draghi e quello al provvedimento non potranno essere disgiunti. Sì o no alla fiducia e, dunque, al decreto che reca in sé la dibattuta norma, invisa ai pentastellati, che apre la strada al termovalorizzatore a Roma.

Prima del voto alla Camera, ecco la mossa dei deputati M5S. Nessuno parteciperà al voto sul Dl aiuti: questo l'ordine arrivato sui telefonini dei deputati del Movimento. "Il nostro sostegno al governo è stato esplicitato con la fiducia. Oggi per questioni puntuali, pur rilevando l'utilità di parte delle misure ma non valutando bene i metodi annuncio il mio gruppo non partecipa alla votazione finale", ha detto Davide Crippa, capogruppo dei pentastellati alla Camera. L'idea che prevaleva già la scorsa settimana fra i vertici del Movimento, confermata ieri in un'intervista dal ministro Stefano Patuanelli, era quella di non partecipare al voto alla Camera, lanciando al contempo un segnale forte a Palazzo Chigi. E così è stato.

Nel quartier generale di via di Campo Marzio si attende un 'segnale' da Draghi, mentre Giuseppe Conte rimane in silenzio. Al Senato, però, la linea 'barricadera' sembra prevalere a prescindere. "Io la fiducia non gliela voto nemmeno se vengono a prendermi a casa...", si legge in uno dei tanti messaggi rimbalzati sui telefonini dei senatori M5S. Anche gli uomini più vicini a Conte, del resto, spingono per l'Aventino: "Tornare indietro ormai è impossibile", il ragionamento. La riserva andrà sciolta nelle prossime 48 ore, all'orizzonte un'assemblea dei senatori pentastellati che si terrà alla vigilia del voto.