Dimissioni Draghi, cosa succede ora? Si lavora al bis. Sullo sfondo governo tecnico e voto

Tante le strade percorribili, nessuna si può escludere in partenza. Si rincorrono voci di un esecutivo elettorale guidato da Amato o Cottarelli. Però Washington e Bruxelles hanno già scelto: il premier resti dov’è

In un corridoio laterale di palazzo Madama, un vecchio frequentatore dei corridoi parlamentari spiega che "come dice il Talmud, nei fatti che accadono ci sono sempre tre livelli: quello che vediamo, il significato e il segreto. In questa crisi i fatti sono chiari: un partito di dilettanti guidati da un incapace ha mostrato che la politica non è per tutti. Il significato è che il premier ha compreso che stante l’incapacità dei Cinquestelle di reggere, la vita del governo, almeno come era stata concepita a febbraio 2021, è finita, e far finta di niente rispetto alla “non sfiducia” era impossibile".

Mario Draghi e Giuseppe Conte
Mario Draghi e Giuseppe Conte

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Resta quindi il segreto. "Il segreto è per sua natura segreto, e se ne possono solo ipotizzare esistenza e contenuti". Uno dei quali è che nessuno è in grado di fare quello che vuole fare, e che capita di dover adeguarsi al volere, o ai volere, altrui. Non ci scordiamo quanto accaduto solo pochi mesi fa a Mattarella. "Stessa cosa potrebbe accadere adesso a Draghi". Certo, la mossa del premier che sale al Quirinale e si dimette segna un prima e un dopo, e in fin dei conti il presidente del Consiglio non poteva non fare che così. Ma di qui a dire che la giornata di ieri segna la fine dell’esperienza governativa di Mario Draghi ce ne passa. La giornata di ieri ha semmai dato il via ufficiale alla campagna elettorale, che sarà lunga e non indolore.

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Le ipotesi sul tappeto in teoria sono molte, pur se alcune rappresentano un’ipotesi più che altro di scuola. Tra queste rientrano le urne a ottobre. In teoria verrebbe da dire che in tempo di guerra non si fanno elezioni ma la Francia, Israele, gli Stati Uniti alle urne per il midterm a novembre, la stessa crisi inglese ci hanno mostrato come sia possibile ciò che credevamo al di fuori dall’alfabeto istituzionale di una grande democrazia. Ma è appunto, un’ipotesi di scuola. Poi c’è il governo elettorale, o tecnico-elettorale, le voci si rincorrono e visto che siamo in periodo di calciomercato, tra un Zaniolo alla Juve e un Dybala all’Inter, perché non infilare un Amato o un Cottarelli a Palazzo Chigi? Ma anche qui, poco più di accademia. Più realistica, anche se niente è sicuro, è la terza ipotesi, e questa ha a che fare forse con il livello più segreto della storia, e cioè che Draghi finisca a per restare dov’è. Forse senza volerlo, forse a dispetto di se stesso. Le condizioni internazionali, i famosi mercati che ieri sera hanno già inviato il loro primo segnale via spread e Borse, il fantomatico "vincolo esterno", la guerra, la Nato. Può un premier andare lunedì e martedì in missione in Algeria a procacciarsi il gas per l’inverno, e il mercoledì mollare? Sono quindi in molti a pensare, a Washington, a Bruxelles, a Roma di là dal Tevere, a Francoforte, che per l’Italia sia meglio che Draghi resti.

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Che cosa accadrà di qui a mercoledì, quando il premier andrà alle Camere, e che cosa accadrà dopo (Draghi-bis tecnico? Draghi-bis politico?) è però roba da indovini. Ma se il premier avesse voluto immaginare una fine diversa da quella nota, avrebbe potuto scrivere la parolina "irrevocabili" accanto a "dimissioni", e non l’ha fatto. Mattarella avrebbe potuto accettare le dimissioni, e non l’ha fatto. Avrebbe potuto dargli meno tempo, magari fissando il dibattito lunedì, e non l’ha fatto. In sette giorni succedono tante cose, e in Italia si finisce sempre per accomodare tutto. Anche il premier potrà sistemare qualcosa. Per esempio fare in modo che Conte ne esca peggio possibile, per assicurarsi una (eventuale) navigazione di qui al dopo-finanziaria meno tumultuosa di quello che si prospetta. In fondo, se tutto dovese andare come si pensa, si è mostrato non solo che i grillini sono ormai oltre a tutto, e Conte con loro, ma che di Draghi, almeno per un po’ il Paese non può fare a meno. Nonostante Draghi.