Per approfondire:
C’è un nuovo strappo in vista nella galassia del M5s. E si chiama Alessandro Di Battista. Ieri il Che Guevara di Roma nord, dopo l’ennesima peregrinazione in terre lontane, ha lanciato il guanto della sfida. Contro Giuseppe Conte, non contro Luigi Di Maio al quale comunque l’ex pupillo di Gianroberto Casaleggio non ha lesinato critiche aspre: "Luigi ha fatto di tutto - ha detto - per garantirsi una carriera politica, la sua conferenza stampa è stata patetica". Perché Dibba prepara una nuova discesa in campo. Di quelle destinate a fare rumore e a ribaltare il quadro politico generale; ieri ha aperto alla possibilità di rientrare nel M5s. Ma a patto che escano dal governo e che lo facciano in fretta. Dibba, dunque, come possibile nuovo leader di un Movimento che riscopre le parole d’ordine populiste delle origini, che torna a fomentare le piazze e che si candida a rappresentare gli scontenti del Paese che con la guerra, la pandemia ancora in corso e una crisi economica devastante di sicuro non mancheranno. "Non so se il Movimento sia finito – ha infatti aggiunto Di Battista – potrebbe avere una possibilità se saprà fare delle scelte scomode, difficili e radicali, come quelle controcorrente su cui nacque". Quindi ha lanciato il sasso nello stagno: "Potrei riavvicinarmi al Movimento, ma ad una condizione, che è l’unica accettabile per i tanti delusi (me per primo) di queste ore: uscissero dal governo e facessero opposizione". Insomma, Dibba è pronto a tornare a patto che il M5s di Conte strappi dal governo Draghi e si accomodi all’opposizione assieme a Giorgia Meloni. I tempi, poi, li scandisce con nettezza: "Lo strappo andrebbe fatto subito, ora, prima dell’estate. Non può essere una svolta dell’ultima ora, magari poco prima del voto. Mi siederei al tavolo con Conte se uscisse dal ...
© Riproduzione riservata