Di Maio verso l’investitura, ma il Movimento è diviso. Fico medita l’addio a Roma

Da oggi gli iscritti potranno cominciare a votare. Bonafede: "Avremo un candidato premier che presenterà un programma condiviso dalla rete"

Roberto Fico e Luigi di Maio (Ansa)

Roberto Fico e Luigi di Maio (Ansa)

Roma, 21 settembre 2017 - Gli iscritti al Movimento 5 stelle cominceranno a votare oggi per la scelta del candidato premier, anche se il risultato – che verrà ufficializzato sabato a Rimini, nel corso di ‘Italia a 5 stelle’ – è assolutamente scontato. Luigi Di Maio sarà incoronato candidato premier ma, soprattutto, capo politico del Movimento. Un’elezione in discesa, visto che con Di Maio si è schierata la maggioranza del Movimento e i vertici (Grillo e Casaleggio) hanno voluto blindare la sua futura leadership. 

Da domenica, insomma, Di Maio avrà anche il potere di sanzionare chiunque attentasse al suo ruolo e l’ultima parola su una questione che agita, in queste ore, persino le fila dei 5 stelle più fedeli: le candidature alle prossime elezioni politiche. «Avremo un candidato premier che presenterà un programma condiviso dalla rete – spiega Alfonso Bonafede, un deputato dall’ascesa fulminante nella ‘stanza dei bottoni’ della Casaleggio Associati –, avremo una squadra di ministri che i cittadini conosceranno prima delle elezioni e credo sia la prima volta che accade nella storia. Stiamo facendo il massimo per dare davvero nuovo vigore alla democrazia in questo Paese». Peccato che , invece, la realtà racconti oggi di un Movimento dilaniato al suo interno sulla questione del ruolo politico conferito a Di Maio che i suoi «compagni di strada» faticano a riconoscergli. Per i vertici stellati, il conferimento del potere a Di Maio era necessario per lasciare Grillo libero da incarichi «pesanti» in una campagna elettorale che si annuncia senza esclusione di colpi. E dove il «veleno» può sgorgare soprattutto dall’interno. E «potere a Di Maio», per Grillo, significa anche invitare chi non si riconosce nel nuovo corso a lasciare il campo. 

L’investitura di Di Maio, dunque, potrebbe essere il preludio a nuovi addii eccellenti, anche perchè in campagna elettorale non verranno tollerate critiche. E questo è un abito troppo stretto da indossare per Roberto Fico, il leader dell’ala ortodossa che parlerà dal palco a Rimini dopo giorni di silenzio. Ma non sarà uno sfogo, il suo, dicono. Parlerà «solo della piattaforma Rousseau» di cui a Rimini è previsto un vistoso lancio «commerciale». D’altra parte, il mancato chiarimento con Grillo ha messo in evidenza il suo isolamento, al punto che qualcuno arriva a ipotizzare una sua mancata ricandidatura al Parlamento per segnare la differenza con le ambizioni di Di Maio e costruirsi un futuro (in primis a Napoli e in Campania, puntando a Palazzo San Giacomo, per il dopo Luigi de Magistris). La sensazione, interpellando soprattutto il mondo degli attivisti stellati campani, è che i giochi, su di lui, fossero chiusi da molto tempo. Anzi, in tanti sul territorio si sono messi in condizione di dare una mano «a Luigi» per coronare il sogno di arrivare al governo dell’Italia, ma non a seguire «Roberto» nella sua guerra di duro e puro. C’è di più. Grillo e Casaleggio vogliono truppe fresche nel nuovo Parlamento, «soldati» pronti ad obbedire senza porsi troppe domane. Il ricambio sarà quindi robusto e molti di quelli che oggi sono considerati «maggiorenti» del Movimento potrebbero ritrovarsi senza scranno perché considerati, anche solo potenzialmente, dei «rompiscatole».