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Roma, 23 giugno 2022 - "Ora sono solo chiacchiere da ombrellone", taglia corto Matteo Renzi. Frase caustica, che però immortala nitidamente la situazione al centro. Per esserci, ci sarebbe: vale almeno un 10%, secondo i sondaggisti. Ma è un’ammucchiata caotica e rissosa che, al momento, non sembra avere alcuna possibilità di coagularsi. L’arrivo a vele spiegate di Di Maio nella già numerosa flottiglia ha confuso ulteriormente la situazione. Un po’ perché un’altra forza personalistica si aggiunge alla già accesa competizione tra prime donne. Ma molto perché nessuno ha idea di quale sia il disegno del ministro degli Esteri. Ettore Rosato, numero due di Italia viva, è meno tranchant del suo leader: "Puntiamo a costruire un soggetto plurale che si presenti al voto con un progetto ’draghiano’". Ma, ammette, il quadro "è destinato a cambiare radicalmente se il Pd rompe con i 5stelle in maniera determinata". Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia e leader di Coraggio Italia, è invece netto: per lui il perno possibile dell’intera operazione sembra essere il disco verde alla prosecuzione di un’esperienza Draghi. "La scelta di Luigi Di Maio è stata coraggiosa. Apprezzo che cerchi un raccordo con i sindaci. Ci accomuna anche il sostegno all’attuale premier: saremo al suo fianco, se fa il ’partito del sì’ a progetti realizzabili". Toti prudente: "Luigi dimostri di essere cambiato" Occhio a Dibba, la mano de Dios grillina Non è altrettanto ultimativo Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale di Italia al centro:"Non deve essere obbligatoriamente Draghi il premier indicato dall’area moderata per il 2023". Piuttosto, spiega, "il centro deve essere inclusivo, plurale. Basato su pochi principi non negoziabili e tante sensibilità. Ha bisogno di un front-man che si può scegliere con le primarie". Nell’arcipelago centrista, l’isola più grossa, dunque quella al momento più determinante, è Azione di Calenda, alleata con + Europa di ...
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