Elezioni europee 2019, Di Maio: "E' andata male, ma non molliamo"

Il leader dei 5 stelle: "Dimissioni? Nessuno me le ha chieste". Di Battista: "Non siamo il Pd: responsabilità è di tutti". La Nugnes: "Ci vuole Fico". Post ironico di Grillo: "Oggi Radio Maria e Canti gregoriani"

Elezioni europee, Di Maio in conferenza stampa (Dire)

Elezioni europee, Di Maio in conferenza stampa (Dire)

Roma, 27 maggio 2019 - Luigi Di Maio, dato per 'disperso' per tutta la lunga notte elettorale che, nelle elezioni europee, ha decretato il crollo dei 5 stelle, tiene la tradizionale conferenza stampa per ultimo, alle 15 al Mise (con una mezzoretta di ritardo rispetto all'annunciato). "Io voglio ringraziare i 4.5 milioni di italiani che ci hanno votato - esordisce - e ringrazio anche chi non ci ha votato: da loro prendiamo una lezione". Poi i complimenti a Lega e Pd, infine l'ammissione: "Non parlo politichese: le elezioni sono andate male. Prendiamo una grande lezione: impariamo e non molliamo". Poi la tesi: "E' chiaro che la nostra gente si è astenuta. Ha bisogno di risposte, e i diritti sociali sono al centro della priorità degli italiani".

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Con molta  calma - mercoledì 29, alle ore 20.30 - i 5 stelle acciaccati dal voto terranno un'assemblea congiunta di Camera e Senato. Con qualche frizione annunciata: Paola Nugnes suggerisce infatti la candidatura di Roberto Fico. Da parte sua Beppe Grillo, il capo storico - fondatore e garante - del Movimento 5 stelle, la butta sull'ironico: "Oggi Radio Maria e Canti Gregoriani", scrive sui social commentando  la sconfitta dei suoi e la vittoria della Lega di Matteo Salvini. Una battuta che fa ovvio riferimento al fatto che l'alleato Salvini in campagna elettorale ha più volte usato i simboli della fede cattolica (e anche ieri notte ha baciato il crocifisso). A tenere unite le redini, dal canto suo, ci ha pensato Alessandro Di Battista: "Richieste di dimissioni? Stupidaggini totali. Non siamo Renzi o Zingaretti: tutti abbiamo le nostre responsabilità".

LUIGI DI MAIO - Dopo aver ammesso la sconfitta, il capo politico dei 5 stelle guarda avanti: "Ho sentito Conte, nel pomeriggio ci sarà un vertice di governo perché adesso bisogna lavorare ai provvedimenti promessi agli italiani". Perché, come Salvini, anche lui promette: "Portiamo avanti il governo con lealtà al nostro principale alleato che è il contratto di governo". Il ragionamento è semplice: "Impariamo e non molliamo. Come forza politica il M5s sta correndo una maratona, non i cento metri. E' chiaro ed evidente che la nostra gente non è andata a votare, c'è tanto da fare ancora, tante risposte da dare a queste persone. Adesso abbiamo promesse da mantenere e da realizzare, che abbiamo fatto sia il 4 marzo 2018 sia in questa campagna per le europee. C'è da fare il salario minimo orario, il provvedimento per le famiglie che fanno figli e un serio abbassamento delle tasse".

Potrebbe dimettersi?, gli viene chiesto. "Ho sentito Grillo e Casaleggio... Nessuno ha chiesto le mie dimissioni. Si vince insieme, si perde assieme. Siamo tutti d'accordo che il Movimento deve riorganizzarsi, assieme, ma nessuno ne ha fatto una questione di teste da far saltare".

Sul caso Siri a dimanda risponde: "Non mi pento assolutamente della scelta del M5S di chiedere le dimissioni di un sottosegretario indagato". E assicura: "Come M5S non rinunciamo alla nostra identità, non taceremo mai su quel che non ci trova d'accordo, arginando proposte che non sono nel contratto", tutelando quest'ultimo da proposte "che possono favorire l'illegalità: saremo sempre argine a quello che non ci va bene". Il contratto di governo, insiste, "lo porteremo avanti con lealtà" e resta "il nostro maggiore alleato al quale saremo fedeli".

E sulla flat tax tanto cara a Salvini?  "Io sono dell'idea che prima facciamo il tavolo flat tax-salario minimo prima lo realizziamo, se vogliamo fare la flat tax per il ceto medio per me non c'è problema. Facciamola, io ci sono".

Quanto alla Tav, sulla quale si sono ampiamente scornate le due anime del governo, "è un dossier nelle mani del premier e che sta seguendo lui da oltre un mese", spiega Di Maio rispondendo alle domande dei giornalisti.  E "per quanto riguarda le autonomie non ne ho mai fatta una questione legata all'autonomia in sé, ma a come si scrive quel provvedimento. Io continuo a essere coerente con quello che ho detto e quindi se si deve fare una autonomia deve essere un'autonomia che non crea scuole di serie C, sanità di serie C. Come la si scriverà dipenderà come sempre dai nostri vertici di governo, dall'intesa che ci sarà tra me, Conte e Salvini, nel fare un buon lavoro. L'unica cosa che mi interessa ora - ha concluso - è mettermi al lavoro per mantenere le promesse fatte agli italiani".

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Sul posizionamento in Europa, Di Maio spiega: "Nei prossimi giorni avvieremo interlocuzioni per decidere in quale gruppo entrare come delegazione M5s nel Parlamento europeo. Più tardi sentirò Fabio Massimo Castaldo, che insieme a me ha portato avanti il dialogo con nuovi movimenti europei: era un sfida nella sfida, cercare di creare un nuovo gruppo" ma "solo due movimenti (M5s e quello croato Zivi Zid, ndr) hanno ottenuto seggi".

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ALESSANDRO DI BATTISTA - Riunione postelettorale per i 5 stelle al Mise. C'è anche Alessandro Di Battista, che ai cronisti dice: "Siamo qui per un incontro, per vedere cosa c'è da fare, ora ne parliamo". E ancora: "Uniti abbiamo vinto e uniti abbiamo perso, per me non è una problematica di chi, ma di cosa e di come si fanno le cose", ha aggiunto rifiutandosi però di rispondere a chi gli chiedeva se ha fiducia in Di Maio.  Sull'astensione, Di Battista spiega: "Non abbiamo convinto le persone ad andare al voto e su questo la colpa è esclusivamente nostra, il Movimento è stato sempre capace di combattere l'astensionismo". Ma comunque sull'esito delle elezioni europee "non dobbiamo prendercela con i cittadini, sono gli stessi che un anno fa ci hanno dato il 33%". Insomma, il problema "non è chi, ma cosa si deve fare e come". Poi l'ultima sferzata, prima di lasciare il conclave M5s: "Richieste di dimissioni? Non siamo mica come Renzi o Zingaretti: si lavora sugli errori, non sparando contro come fa il Pd: tutti abbiamo le nostre responsabilità".

Paola Nugnes

"Strategia sbagliata, candido Roberto Fico"

NUGNES ALL'ATTACCO - nella caporetto dei 5 stelle, emergono le prime fratture. La senatrice ribelle Paola Nugnes chiede il cambio della guardia: "E' il momento di aprire una fase costituente nel Movimento", esordisce, per poi mettere sul tavolo la sua proposta: "Una candidatura di Roberto Fico alla guida del Movimento 5 Stelle".  Il responso delle urne secondo Nugnes "è la conseguenza di una strategia sbagliata, non è stato dato ascolto ad altri contributi all'interno del Movimento, ad altre visioni, altre sensibilità. E' dalla vittoria alle politiche che alcuni di noi, come delle Cassandre, mettono in evidenza i punti di debolezza di questa gestione, senza essere però ascoltati. La conseguenza logica di questo percorso ha portato al risultato di ieri". Quindi Di Maio è in bilico? "In ogni partito, in ogni azienda, a seguito di un risultato di questo tipo sarebbe necessaria una revisione della struttura dirigenziale - dice Nugnes - e quindi anche della leadership di Di Maio. Il capo politico non può essere anche nell'esecutivo: questo inficia la divisione dei poteri che è alla base della democrazia. E' stata la forzatura di un verticismo esasperato... se uno si prende la responsabilità delle scelte poi si prende la responsabilità delle conseguenze".