Mercoledì 17 Aprile 2024

Di Battista, bufera sull'azienda del padre. Lui: non mi fermerete

Debiti e stipendi non pagati. Il pentastellato ammette ma accusa gli avversari

Alessandro Di Battista (Dire)

Alessandro Di Battista (Dire)

Roma, 18 dicembre 2018 - La politica italiana s’impantana sempre più nei guai familiari dei suoi esponenti. Dopo le vicende dei papà di Boschi, Renzi e Di Maio, ora arriva alla ribalta la storia dell’azienda Di.Bi.Tec srl, società della famiglia di Alessandro Di Battista. Costituita nel 2001 dal padre di Alessandro, Vittorio, la società – che costruisce impianti igienico sanitari – è finita sotto la lente del Giornale per l’ultimo bilancio, quello del 2016, dove emerge un’azienda piena di debiti verso le banche (oltre 150mila euro), verso i fornitori (135mila euro) ma anche verso i dipendenti. Nell’ultimo esercizio, i lavoratori hanno crediti pari a 53.370 euro, mentre nel 2015 era di 38mila euro. Debiti anche nei confronti dello Stato per i mancati versamenti tributari: 60mila euro. Cui si aggiungono 7.700 euro di debiti verso l’Inps. Nonostante questi debiti, la società possiede titoli bancari «Carivit» per 116mila euro. Renzi, che era stato attaccato da Di Battista per le vicende riguardanti il padre Tiziano, ora dice: «Spero che la notizia sia falsa e che Di Battista possa procedere per diffamazione».

Invece il viaggiatore stellato in procinto di rientrare in Italia per chiudersi in conclave con Grillo e Di Maio per pianificare la campagna elettorale per le Europee, è subito passato al contrattacco. «Eccolo qua, puntualissimo, è arrivato l’attacco del Giornale di Sallusti/Berlusconi alla mia famiglia – scrive ‘Dibba’ su Fb – oggi, udite udite, tramite una visura camerale (una roba pubblica insomma) scopre che la piccola azienda di famiglia (3 dipendenti tra cui mia sorella) ha difficoltà. Chapeau! A questo punto, gli consiglio di fare altre decine di migliaia di visure camerali a altrettante pmi per scoprire la situazione delle piccole imprese italiane». Dibba, però, ammette che «sì, la nostra azienda va avanti, con enormi difficoltà; mio padre, ad oltre 70 anni, lavora come un matto. Il carico fiscale è enorme. L’azienda ha avuto difficoltà a pagare puntualmente i 3 dipendenti (tra cui mia sorella), ma tira avanti, ma se mi provocate mi tocca tornare ad Arcore sotto la villa del vostro padrone. Stavolta però per leggere pezzi della sentenza sulla trattativa Stato-mafia». Ce n’è anche per rispondere a Renzi a distanza: «So che ti brucia ancora che uno come me, senza guru della comunicazione, senza tv dalla sua parte, solo con un motorino, ti ha fatto il ‘culo’ al referendum. Cerca, però, di essere più discreto, così si nota troppo».

Anche il padre Vittorio ha risposto, citando Renato Rascel, che «diceva che è arrivata la bufera ed è arrivato il temporale, esorto gli amici, i conoscenti ed i segugi al soldo, di leggere, se ne sono capaci, i bilanci», proprio mentre il tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi azzannava: «Di Battista, invece di farci la morale dalle Americhe appollaiato su un’amaca, torna in Italia e paga i debiti della tua azienda».