Deputati 'furbetti del bonus', l'Inps non darà i nomi

Fonti dell'istituto: "Norme sulla privacy non lo consentono". Partiti in pressing. Due consiglieri di Milano e Trento si autodenunciano, poi li seguono altri: "Non viviamo di politica"

Una veduta della Camera dei deputati (ImagoE)

Una veduta della Camera dei deputati (ImagoE)

Roma, 10 agosto 2020 - Infuria la polemica sul caso dei 'furbetti del bonus' in Parlamento, mentre è caccia ai nomi dei deputati che hanno chiesto e ottenuto i 600 euro mensili destinati ad autonomi e partite Iva dai decreti Cura Italia e Rilancio. Da fonti parlamentari fanno sapere che ad averlo percepito sarebbero tre e non cinque (a quanto pare due lo avrebbero chiesto, ma alla fine non lo avrebbero ottenuto). Intanto l'Inps fa sapere che non svelerà le loro identità. Fonti dell'istituto spiegano infatti all'Ansa che "le norme sulla privacy non consentono la diffusione degli elenchi dei beneficiari delle prestazioni". I partiti insistono perché gli onorevoli si autodenuncino, mentre si pensa alla possibilità di convocare formalmente il presidente Tridico affinchè risponda con i nomi davanti a una commissione parlamentare. 

FOCUS Quanto guadagnano onorevoli, ministri e consiglieri

Ettore Rosato: Italia Viva non coinvolta

Insorge Ettore Rosato, presidente di Italia Viva. "Ho sentito Tridico e mi ha rassicurato che nessun parlamentare di Iv ha incassato il bonus", dice dopo che ieri era trapelata l'indiscrezione che ci fosse anche un deputato renziano tra coloro che avevano fatto richiesta e ottenuto il bonus. "Le notizie di queste ore che affermano il contrario sono prive di fondamento. Sarà nostra cura difenderci in tutte le sedi da chi sostiene il contrario", tuona Rosato che in mattinata aveva attaccato l'Inps sostenendo che "questo modo di fare servizio pubblico è barbaro".

Lega

E, da ieri, la Lega ha avviato verifiche interne sul caso bonus partite Iva. L'attenzione del partito di via Bellerio si sarebbe concentrata su due deputati, con i quali - spiegano fonti del partito - si sarebbe aperto un confronto a livello di capogruppo. Ieri, Matteo Salvini ha chiesto "l'immediata sospensione" dal partito per i parlamentari che risultino coinvolti nella vicenda. Luca Zaia, governatore del Veneto, ha dichiarato di aver "già chiesto ai consiglieri di darmi un ragguaglio e speriamo di chiudere il tutto entro la giornata. Per quanto riguarda il mio partito il segretario è stato chiaro parlando di sospensione". E ha concluso: "L'appello che faccio a tutte le forze politiche, con il cuore in mano, è quello di non trincerarci dietro alla privacy altrimenti non ne usciamo e tra la gente resterebbe il sospetto. Chiedo che tutti chiariscano la loro posizione e mi rivolgo a tutto il consiglio regionale. Facciamo un #metoo al contrario in cui ognuno chiarisce la sua posizione".

M5s

Non si placa invece l'ira di Luigi Di Maio (tra i deputati coinvolti ce ne sarebbe anche uno del M5s). "Dalla lettura dei giornali emerge un quadro sconcertante. Oltre ai deputati furbetti, ci sarebbero altri 2.000 politici tra amministratori locali e regionali in tutta Italia ad aver fatto richiesta del bonus partita Iva destinato ai liberi professionisti in difficoltà per l'emergenza Covid - scrive sempre su Facebook -. Siamo davanti a fatti di una gravità assoluta. I nomi devono essere resi pubblici. Gli italiani hanno il diritto di sapere chi ha tradito la loro fiducia. Questa gente non deve più avere l'occasione di rivestire una carica pubblica. Deve essere allontanata dallo Stato, deve essere punita". "Hanno remato contro il Paese nel momento più difficile - prosegue il ministro degli Esteri -. Hanno offeso la nostra bandiera, hanno offeso la memoria di chi non ce l'ha fatta. Hanno macchiato il nome dell'Italia nel mondo ed è giusto che paghino. Non possono e non devono passarla liscia". Luigi Di Maio afferma poi che "i parlamentari M5s stanno firmando una delibera per rinunciare alla privacy sulla questione del bonus". Sul punto anche Vito Crimi, il capo politico del M5s: "Scoprire che 5 deputati hanno richiesto il bonus Inps da 600 euro destinato a lavoratori autonomi e partite Iva, è a maggior ragione odioso e insopportabile". E aggiunge:"Se non dovesse palesarsi spontaneamente chi ha richiesto il bonus, chiederò a tutti i nostri parlamentari di sottoscrivere una dichiarazione per autorizzare l`Inps a fornire i dati di chi ha usufruito del bonus". "Spero - continua Crimi - che tra i parlamentari coinvolti non ci siano portavoce del Movimento 5 Stelle ma, se così fosse, questo qualcuno è meglio che presenti le dimissioni da parlamentare. Per me è già fuori dal Movimento. Un fatto cosi grave non può passare senza conseguenze. Spero che tutti i partiti si muovano nella stessa direzione, lo dobbiamo a chi sta soffrendo le dure conseguenze di questa pandemia".

Roberto Fico

Gli fa eco Roberto Fico. "E' indegno che dei parlamentari della Repubblica italiana chiedano quegli aiuti destinati alle partite iva in difficolta'. E' un comportamento intollerabile e incomprensibile. Chiedo a queste persone di uscire pubblicamente, chiedere scusa e ridare i soldi indietro", dice il presidente della Camera al Gr Rai. "Questo lavoro ha bisogno di senso di responsabilità e della consapevolezza del senso vero e profondo delle istituzioni. Gli eletti che rappresentano il popolo non possono tenere un comportamento del genere".

Consiglieri comunali: non viviamo di politica

Intanto arrivano le 'autodenunce' di alcuni consiglieri comunali, che dichiarano di aver preso il bonus sottolineando però come, nel loro caso, non vivano "di sola politica. La prima a farlo è stata Anita Pirovanoconsigliera comunale di Milano (lista progressista a Milano). Le fa eco Jacopo Zannini, consigliere comunale di Trento (L'altra Trento). "Anche io non vivo di sola politica, pago l'affitto ogni mese e per marzo e aprile sono rimasto senza lavoro e ho chiesto come te i 600 euro visto che con i gettoni di presenza non sarei arrivato a fine mese ... ed è giusto rivendicarlo", scrive anche lui su Facebook ringraziando poi Anita Pirovano. A loro si aggiunge Francesco Rubini, consigliere comunale di Ancona per 'Altra idea di città'. "Percepisco solo gettoni di presenza (niente stipendio, indennità, rimborsi, benefit etc, etc) per una media di 600/700 euro al mese per gestire commissioni, sedute del consiglio, rapporto con i cittadini, incontri sul territorio e tutto ciò che concerne il ruolo - scrive anche lui sui social -. Ho 29 anni, sono un giovane avvocato precario con una Partita Iva aperta nel 2019. Sono ancora costretto a barcamenarmi per avere un reddito mensile decente".