Venerdì 19 Aprile 2024

Schlein declassa De Luca jr. Lui: “Vendetta trasversale”

La segretaria tira dritto, il figlio del governatore campano non è più vicecapogruppo. Guerini: si è cercato uno scalpo politico. Ora i dem temono di perdere la Regione

Elly Schlein, 38 anni, e Piero De Luca, 42 anni, insieme un mese fa a Scafati (Salerno)

Elly Schlein, 38 anni, e Piero De Luca, 42 anni, insieme un mese fa a Scafati (Salerno)

Roma, 6 giugno 2023 – “Elly Schlein ha deciso che vuole perdere anche la Campania, cioè una delle poche regioni che il Pd ancora controlla. Complimenti!”. Lo sfogo del deputato riformista dem è netto quanto, forse, esagerato. Far dipendere le future sconfitte degli anni che verranno dalla guerra (persa) sul ‘soldato Piero’ (alias De Luca jr, figlio del governatore campano Vincenzo, ‘re’ della sua regione) che, a partire da oggi, non è più vicecapogruppo dem alla Camera dei Deputati, è troppo. Certo è che ieri, a Montecitorio, la guerra per il ‘soldato Piero’ è andata in onda ma è stata pure persa e, va detto, i riformisti non si sono stracciati le vesti. Tranne la difesa d’ufficio del capocorrente, Lorenzo Guerini (“Non posso accettare processi a un cognome. Si è cercato uno scalpo politico”), uscito dalla riunione al momento del voto in segno di dissenso, insieme a Fassino, Amendola, Madia (“Non votiamo contro in segno di rispetto per gli altri nomi”), tutti gli altri (schleiniani, riformisti e neutri) hanno votato sì. Veemente la reazione del ‘soldato Piero’ che su Facebook prorompe: “È chiaro a tutti che si è consumata una vendetta trasversale che non fa onore”. Si attende, a questo punto, la probabile reazione, assai più veemente, del pirotecnico padre, Vincenzo. A naso, De Luca non porterà voti ai candidati dem alle Europee e, quando gli verrà formalizzata da Schlein l’esclusione a un terzo mandato alla guida della Regione, formerà una lista di disturbo per far perdere il Pd.

Venendo alla cronaca, dopo settimane di rinvio, si è arrivati al voto dei nuovi uffici di presidenza dei gruppi Pd di Camera e Senato. Posti ‘minori’, ma comunque di potere. Schlein, che già si era scelta i nuovi capigruppo (Braga e Boccia), di sua totale fiducia, memore dell’errore di Zingaretti, che aveva i gruppi parlamentari ‘contro’, ha voluto fare piazza pulita dell’intera tolda di comando. E così la nuova squadra proposta da Braga vede Simona Bonafé (Base riformista) vicepresidente vicaria, più il cattolico Paolo Ciani, deputato di Demos, l’esponente della sinistra Valentina Ghio, il lettiano Toni Ricciardi. Segretari d’Aula Andrea Casu e Federico Fornaro (Art. 1). Nell’ufficio di presidenza, in realtà, trova posto anche De Luca con un piccolo contentino: segretario di presidenza con delega per il Pnrr, le riforme e la sicurezza. Il nulla. Al Senato, invece, fila via tutto liscio: su proposta di Boccia, del nuovo ufficio di presidenza fanno parte un altro cattolico, Alfredo Bazoli (vicario), Beatrice Lorenzin, Franco Mirabelli e Antonio Nicita (vice presidenti).