
Il senatore Graziano Delrio è nato a Reggio Emilia 65 anni fa
Roma, 31 maggio 2025 – Senatore Graziano Delrio, esponente di punta del pacifismo cattolico dem impegnato da decenni nella cooperazioni in Palestina, per lei che parteciperà a entrambe le manifestazioni del 6 e il 7 giugno c’è una divergenza interna al centrosinistra?
"No, assolutamente. Avrei preferito una sola organizzata magari da S.Egidio ma è esattamente il contrario. E credo nella ‘Concordia discors’ cui si riferiva La Pira circa l’armonia che nasce dalla discordanza di opinioni. Le due manifestazioni sono un messaggio di diversità ma vanno portate a unità. E la nostra partecipazione si richiama alle parole unitarie di Liliana Segre e Edith Bruck sulla fine della guerra a Gaza, la liberazione degli ostaggi, la possibilità per palestinesi e israeliani di vivere in pace entro confini sicuri. Una equi-vicinanza che si richiama ai testimoni della Shoah. Hamas invece ripropone quel modello, consistente nella distruzione di Israele, ma anche degli ebrei in quanto tali a partire dai civili impegnati nel dialogo, com’è avvenuto il 7 ottobre".
Ma agli occhi occidentali e soprattutto giovanili la rappresaglia israeliana ha davvero sconvolto, col rischio di ingenerare antisemitismo...
"Noi dobbiamo capire i popoli. Il 7 ottobre per Israele è stato come l’11 settembre negli Usa: una dichiarazione di guerra. E il Paese è cascato nella trappola d’odio ordita da Hamas. Che non vuole i due Stati e le relazioni coi paesi vicini, ma la distruzione di Israele; così come la destra integralista israeliana non vuole uno stato palestinese e e vuole espellere la popolazione da Gaza. Due fanatismi che tengono in ostaggio due popoli. Ma non va sottovalutato questo meccanismo in cui si identificano responsabilità criminali di Netanyahu col popolo israeliano e addirittura con gli ebrei".
Perché dunque due manifestazioni e e non una?
"Me lo chiedo anch’io. Ci sono sensibilità e considerazioni non perfettamente coincidenti. Ma la sostanza è che il futuro del popolo palestinese comincia dalla cessazione del fuoco e l’assedio per fame, che è una vergogna per Israele davanti al mondo; la condanna dei pogrom di Hamas del 7 ottobre; la liberazione degli ostaggi e l’adesione al piano arabo di pace. Che prevede la non deportazione dei palestinesi, l’espulsione di Hamas dalla striscia, un governo tecnico palestinese e la ricostruzione da parte di paesi arabi e europei. Credo che tutti siamo impegnati a fare in modo che queste due piazze esprimano la condanna di ogni terrorismo, sia esso operato da ministri e coloni israeliani, Hamas o Houti, e di ogni forma di antisemitismo".
La manifestazione promossa il 21 giugno da associazioni e sindacati, cui hanno già aderito Avs e 5 stelle, potrebbe essere in crescendo. Per il Pd è un problema il no al piano ReArmEu?
"Intanto mi auguro che Hamas accetti la proposta tregua americana già accolta da Israele: su questo dobbiamo spingere. La guerra finirebbe subito: se Hamas rifiuta sarà responsabile delle sofferenze del popolo. Quanto al 21, ci sono tanti amici che secondo me indicano la strada giusta, che non è continuare a produrre armi, ma il disarmo come si è fatto col nucleare. Io credo in questa lotta radicale. Da pacifista, mi rendo conto che il venir meno dell’alleato Usa è un fatto nuovo che va considerato per l’Europa. E una difesa comune europea, non il riarmo dei singoli stati, è la strada per assumersi le nostre responsabilità e rendere sempre più il modello europeo un’esperienza di pace. Anche questo è l’Europa".