Giovedì 18 Aprile 2024

Sicurezza bis, Mattarella firma. "Ma perplessità. Resta l'obbligo del soccorso in mare"

Il capo dello Stato in una lettera a Casellati, Fico e Conte sollecita un "intervento normativo" e indica tutti i punti che non vanno

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Ansa)

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Ansa)

Roma, 8 agosto 2019 - Nel giorno del caos per il Governo, qualche nuvoletta s'addensa anche sul decreto sicurezza-bis approvato il 5 agosto e fiore all'occhiello di Matteo Salvini. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pur promulgando la legge di conversione del decreto legge 14 giugno 2019, n. 53, sottolinea "rilevanti perplessità"  su due profili in particolare: le sanzioni pecuniarie nel caso di violazione del divieto di ingresso nelle acque territoriali e le nuove norme relative all'oltraggio a pubblico ufficiale. Insomma, la norma va cambiata, tanto che il capo dello Stato rimette "alla valutazione del Parlamento e del Governo l'individuazione dei modi e dei tempi di un intervento normativo sulla disciplina in questione". Inoltre Mattarella sottolinea un punto: resta obbligatorio il soccorso in mare.

Lettera a Casellati, Fico e Conte

Tutte le considerazioni di Mattarella sono state scritte neru su bianco in una lettera ai presidenti del Senato Maria Elisabetti Alberti Casellati, della Camera Roberto Fico, e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Nella lettera, il presidente esordisce così: "Al di là delle valutazioni nel merito delle norme, che non competono al Presidente della Repubblica, non posso fare a meno di segnalare due profili che suscitano rilevanti perplessità". In particolare, il capo dello Stato ravvisa due criticità e per questo chiede un "nuovo intervento normativo".  "I contenuti del provvedimento appena promulgato - si legge nella lettera - sono stati, in sede di conversione, ampiamente modificati dal Parlamento e non sempre in modo del tutto omogeneo rispetto a quelli originari del decreto legge presentato dal Governo".  

La sanzione da un milione

Il primo è che "per effetto di un emendamento, nel caso di violazione del divieto di ingresso nelle acque territoriali - per motivi di ordine e sicurezza pubblica o per violazione alle norme sull'immigrazione - la sanzione amministrativa pecuniaria applicabile è stata aumentata di 15 volte nel minimo e di 20 volte nel massimo, determinato in un milione di euro, mentre la sanzione amministrativa della confisca obbligatoria della nave non risulta più subordinata alla reiterazione della condotta". 

"Osservo che, con riferimento alla violazione delle norme sulla immigrazione - sottolinea poi Mattarella - non è stato introdotto alcun criterio che distingua quanto alla tipologia delle navi, alla condotta concretamente posta in essere, alle ragioni della presenza di persone accolte a bordo e trasportate. Non appare ragionevole, ai fini della sicurezza dei nostri cittadini e della certezza del diritto, fare a meno di queste indicazioni e affidare alla discrezionalità di un atto amministrativo la valutazione di un comportamento che conduce a sanzioni di tale gravità".  

Il soccorso in mare e le norme internazionali

Mattarella, inoltre, ricorda che "la Corte Costituzionale, con la recente sentenza n. 112 del 2019, ha ribadito la necessaria proporzionalità tra sanzioni e comportamenti. Va anche ricordato che, come correttamente indicato all'articolo 1 del decreto convertito, la limitazione o il divieto di ingresso può essere disposto 'nel rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia', così come ai sensi dell'art. 2 'il comandante della nave è tenuto a osservare la normativa internazionale'. Nell'ambito di questa la Convenzione di Montego Bay, richiamata dallo stesso articolo 1 del decreto, prescrive che 'ogni Stato deve esigere che il comandante di una nave che batta la sua bandiera, nella misura in cui gli sia possibile adempiere senza mettere a repentaglio la nave, l'equipaggio e i passeggeri, presti soccorso a chiunque sia trovato in mare in condizioni di pericolo'". 

Il nodo del 'pubblico ufficiale'

Il secondo profilo, spiega nella missiva il presidente della Repubblica, "riguarda la previsione contenuta nell'articolo 16 lettera b), che modifica l'art. 131 bis del codice penale, rendendo inapplicabile la causa di non punibilità per la 'particolare tenuità del fatto' alle ipotesi di resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale e oltraggio a pubblico ufficiale 'quando il reato è commesso nei confronti di un pubblico ufficiale nell'esercizio delle proprie funzioni'".   "Non posso omettere di rilevare - osserva Mattarella - che questa norma, assente nel decreto legge predisposto dal Governo, non riguarda soltanto gli appartenenti alle Forze dell'ordine ma include un ampio numero di funzionari pubblici, statali, regionali, provinciali e comunali nonché soggetti privati che svolgono pubbliche funzioni, rientranti in varie e articolate categorie, tutti qualificati - secondo la giurisprudenza - pubblici ufficiali, sempre o in determinate circostanze. Tra questi i vigili urbani e gli addetti alla viabilità, i dipendenti dell'Agenzia delle entrate, gli impiegati degli uffici provinciali del lavoro addetti alle graduatorie del collocamento obbligatorio, gli ufficiali giudiziari, i controllori dei biglietti di Trenitalia, i controllori dei mezzi pubblici comunali, i titolari di delegazione dell'ACI allo sportello telematico, i direttori di ufficio postale, gli insegnanti delle scuole, le guardie ecologiche regionali, i dirigenti di uffici tecnici comunali, i parlamentari. Questa scelta legislativa impedisce al giudice di valutare la concreta offensività delle condotte poste in essere, il che, specialmente per l'ipotesi di oltraggio a pubblico ufficiale, solleva dubbi sulla sua conformità al nostro ordinamento e sulla sua ragionevolezza nel perseguire in termini così rigorosi condotte di scarsa rilevanza e che, come ricordato, possono riguardare una casistica assai ampia e tale da non generare 'allarme sociale'.  

"In ogni caso, una volta stabilito, da parte del Parlamento, di introdurre singole limitazioni alla portata generale della tenuità della condotta, non sembra ragionevole che questo non avvenga anche per l'oltraggio a magistrato in udienza (di cui all'articolo 343 del codice penale): anche questo è un reato "commesso nei confronti di un pubblico ufficiale nell'esercizio delle proprie funzioni" ma la formulazione della norma approvata dal Parlamento lo esclude dalla innovazione introdotta, mantenendo in questo caso l'esimente della tenuità del fatto. Tanto Le rappresento, rimettendo alla valutazione del Parlamento e del Governo l'individuazione dei modi e dei tempi di un intervento normativo sulla disciplina in questione", conclude.