Sabato 20 Aprile 2024

Decreto dignità, cosa prevede: giro di vite su contratti a termine

Via libera al provvedimento, Di Maio: "Licenziamo il Jobs act". Ma ora è a rischio il 57% dei rinnovi Decreto dignità, via libera del Cdm. Tutte le novità Conte-Di Maio presentano il pacchetto

Di Maio con i lavoratori di Medtronic-Invatec nel Bresciano (LaPresse)

Di Maio con i lavoratori di Medtronic-Invatec nel Bresciano (LaPresse)

Roma, 3 luglio 2018 - "Licenziamo il Jobs Act". Luigi Di Maio cerca di riprendersi la scena e quella parte di elettorato di sinistra ‘disperso’ dopo l’abbraccio di governo con la Lega di Salvini e vara, con non poche difficoltà, quel decreto ‘Dignità’ che ancora in bozza ha fatto sollevare l’intero mondo dell’impresa e delle Agenzie per il lavoro.

Conte-Di Maio presentano il pacchetto 

A suscitare sconcerto è soprattutto la stretta sui contratti a termine. Le principali modifiche in gioco, anzi, andrebbero a impattare già da subito, in assenza di norme transitorie adeguate, sui contratti in scadenza entro fine agosto che, secondo le stime del centro studi Datagiovani per Il Sole 24 Ore sono 892mila, per arrivare a 1,6 milioni di rapporti in scadenza entro fine anno, circa il 57% del totale. Certo, il decreto arrivato ieri a tarda sera, dopo mille rinvii sul tavolo del consiglio dei ministri, è cosa diversa da quello che aveva in testa all’inizio Di Maio; nel testo c’è, certo, il raddoppio delle indennità per i licenziamenti senza giusta causa e una stretta sui contratti a termine, che non potranno durare più di due anni, con le regole che vengono estese anche ai lavoratori in somministrazione, ma risulta più soft delle attese sulla revisione del redditometro e l’abolizione del trattenimento diretto dell’Iva da parte dello Stato, che diventa per i rapporti con i soli professionisti e non per tutti. Per lo spesometro, poi, si profila un rinvio della scadenza per l’invio dei dati del terzo trimestre a febbraio 2019, insieme quindi all’invio dei dati del quarto trimestre. A tarda serata il vice premier scrive su Facebook: "Questo decreto è la Waterloo del precariato". E fa un riferimento anche allo stop alla pubblicità dei giochi d’azzardo: "Siamo il primo Paese a farlo".

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IL COMMENTO / Effetto boomerang - di Raffaele Marmo 

Tutte le questioni, si diceva, che non hanno fatto un bell’effetto ai rappresentanti delle imprese, da Confindustria a Confcommercio a Confesercenti, ma anche a Assolavoro: tutti hanno manifestato "profonde preoccupazioni", ma anche per la Cna, che punta invece il dito sulla causali dei contratti a termine, che "riprodurrebbe la stessa situazione di incertezza che in passato è stata fonte di numerosi contenziosi". Di Maio, però, non molla e ieri si è ripreso la scena, con il via del primo provvedimento, di fatto, del governo giallo-verde. I problemi con le coperture, tuttavia, soprattutto relativamente allo stop alle pubblicità sui giochi, sono rimasti sul tavolo del governo fino all’ultimo e, nel corso della giornata, i contatti tra Tesoro, Mise e Palazzo Chigi sono stati fittissimi per riuscire a superarli, con il M5s che ha più volte confermato ad un riottoso ministro dell’Economia, Giovanni Tria, l’intenzione di andare fino in fondo.

Anzi, nella tarda mattinata di ieri Di Maio, che non ha mancato ieri anche di attaccare le banche, ha forzato la mano sulla parte ‘lavoro’ pretendendo l’aumento del 50% all’indennizzo per i licenziamenti senza giusta causa che nessuna bozza precedente del decreto conteneva. Una ‘forzatura’ che sarebbe stata gestita ‘a distanza’ da Salvini. E in serata la Lega fa sapere: "Nessuna spaccatura, abbiamo votato il decreto, c’è intesa". Anche se lascia trapelare dubbi sulle misure anti precariato. A scagliarsi contro il decreto sono al momento solo gli alleati (sulla carta) di Salvini: da Forza Italia a Fratelli d’Italia.