Roma, 2 luglio 0225 – È stato adottato questa mattina dalle commissioni di Palazzo Madama il testo base del disegno di legge sul fine vita proposto ieri dai relatori di maggioranza. Sarà la base da cui partirà l'esame al Senato dopo mesi di ‘stop and go’. Messo ai voti delle commissioni Giustizia e Sanità, ha avuto l'ok del centrodestra, contrarie tutte le opposizioni. Le commissioni hanno anche stabilito che entro l'8 luglio si potranno presentare emendamenti al testo. Il provvedimento è atteso in aula il 17 luglio.
“Un testo equilibrato ed emendabile nel dibattito parlamentare, come è giusto che sia”, spiega il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, al termine della seduta delle commissioni.

Sisto: “Dobbiamo fare presto”
Sulle tempistiche sull'approvazione, Sisto risponde: "Non so se prima o dopo la pausa estiva, ma dobbiamo fare presto, la Corte Costituzionale di ha dato delle indicazioni anche temporali e credo che ci sia l'obbligo di decidere in tempi rapidi". Poi un appello ai gruppi di minoranza. “Si seguono le indicazioni della Corte costituzionale che non è una gabbia di ferro. Il Parlamento, nella libertà delle sue decisioni, deve prendere le mosse da quegli stimoli per poter legiferare. Mi sembra un dibattito interessante e costruttivo che porterà finalmente la soluzione di un problema che è nel cuore di tutti, un problema grave per il nostro Paese che sta per essere risolto con un approfondito dibattito parlamentare" e "mi auguro che anche le opposizioni siano consapevoli della necessità di essere rapidi".
Gelmini: “Non è un’apertura all’eutanasia”
"La Corte Costituzionale ha invitato da tempo le Camere a colmare un vuoto normativo e questa maggioranza sta provando a farlo – sottolinea Mariastella Gelmini, senatrice di Noi Moderati, parlando con i giornalisti in Senato –. Con questo testo la maggioranza dà seguito, quindi, a un impegno che aveva preso con il Parlamento e con il Paese. Come ‘Noi Moderati’, abbiamo cercato di dare un contributo e uno stimolo per arrivare a questo risultato, presentando un disegno di legge coerente con le indicazioni della Consulta, ma anche con i nostri valori che ritengono sacra e 'indisponibile' la vita. E sono soddisfatta che tali principi siano ribaditi fin dall'articolo 1 di questo testo base che conferma il perimetro entro il quale ci si muove: non un diritto al suicidio assistito, non un'apertura all'eutanasia, ma una limitata depenalizzazione legata all'esistenza di condizioni oggettivamente drammatiche".
Contrarie le opposizioni: “Testo insoddisfacente”
Il testo base sul disegno di legge sul fine vita è stato adottato dalle commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato. Voto contrario da parte delle opposizioni. Fino alle 11 del prossimo 8 luglio ci sarà tempo per presentare gli emendamenti.
"Il testo base su fine vita approvato oggi dalle commissioni è insoddisfacente. Sono molti i punti critici, dalla stretta ai criteri di accesso rispetto a quelli stabiliti dalla Corte, al comitato nazionale troppo esiguo e composto da figure che non danno garanzie di autorevolezza, fino alla totale esclusione di un ruolo al servizio sanitario nazionale, che apre la strada ad una privatizzazione del fine vita, con buona pace dell'uniformità di trattamento e della parità di accesso. Sono punti qualificanti, sui quali proveremo a intervenire con i nostri emendamenti, nella speranza di migliorare un testo che, così com'è, rischia di essere addirittura peggiorativo dello status quo". A commentare la ‘bocciatura’ delle opposizioni è il senatore Alfredo Bazoli, vicepresidente del gruppo dem.
Cosa prevede il testo: i 4 punti chiave
Il testo adottato è formato da quattro articoli. Nel primo articolo si ribadisce la centralità del diritto alla vita e la sua tutela "senza distinzioni" di età, salute e condizioni sociali. Un passaggio che la maggioranza ha fortemente voluto per ribadire che la legge non intende aprire la strada al suicidio o alla libertà di suicidarsi come e quando si vuole. L'articolo definisce inoltre "nulli gli atti civili ed amministrativi contrari alle finalità del presente articolo e non rientranti nelle tassative disposizioni della presente legge". Rispetto alla bozza precedente, è stata però cancellata un'espressione in cui si ribadiva la tutela della vita "dal concepimento alla morte naturale", che le opposizioni avevano contestato temendo una norma anti aborto.
L'articolo 2 modifica il codice penale garantendo la non punibilità di chi aiuta una persona che chiede l'accesso al fine vita. Quindi cita le condizioni, già indicate dalla sentenza della Consulta del 2019, sui requisiti necessari per il trattamento: ossia che la persona sia "maggiorenne, inserita nel percorso di cure palliative, tenuta in vita da trattamenti sostitutivi di funzioni vitali e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili, ma pienamente capace di intendere e di volere".
Mentre l'articolo 3 contiene disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, l’articolo 4 dispone modifiche alla legge del 1978 che introdusse il Sistema sanitario nazionale, disciplinando proprio il Comitato nazionale di valutazione, "organo competente a rilasciare, su richiesta dell'interessato, parere obbligatorio circa la sussistenza o meno dei requisiti per l'esclusione della punibilità" di chi agevola il malato nell'esecuzione del proposito di fine vita.
Perché la minoranza ha detto no: i punti deboli del testo
Le opposizioni puntano il dito contro il passaggio sull’inserimento nel percorso delle cure palliative che – sostengono – manca nella pronuncia della Corte costituzionale e comunque andrebbe chiarito. Sulle terapie anti-dolore, l'orientamento della maggioranza è renderle disponibili concretamente, senza obbligarle. Altro nodo centrale del ddl è l'esclusione del trattamento dal servizio sanitario nazionale, su cui si preannuncia una battaglia accesa con il centrosinistra. Per la maggioranza, "il personale in servizio, le strumentazioni e i famaci, di cui dispone a qualsiasi titolo il sistema sanitario nazionale, non possono essere impiegati" per il fine vita.
Le minoranze temono, invece, che ciò porti a una "privatizzazione" del trattamento, negandone l'uniformità e la parità di accesso. Il testo disciplina anche il ruolo del Comitato nazionale di valutazione, formato da sette componenti nominati con Dpcm, che dovrà dare risposte ai malati entro 90 giorni (60, più altri 30) mentre dopo sei mesi si potrà avere una seconda chance, se la prima richiesta è stata bocciata.
Comitato valutazione: chi lo nomina e da chi è composto
Il testo prevede la nasciat di un Comitato nazionale di valutazione. Sarà formato da sette componenti, di cui un giurista, scelto fra i professori universitari di materie giuridiche o gli avvocati abilitati al patrocinio di fronte alle giurisdizioni superiori, un bioeticista, un
medico specialista in anestesia e rianimazione, un medico specialista in medicina palliativa, uno psichiatra, uno psicologo e un infermiere.I componenti del Comitato sono nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il quale nomina fra essi il Presidente, il vice-presidente e il Segretario. I componenti del Comitato nazionale di valutazione resteranno in carica cinque anni, con possibilità di rinnovo per due sole volte anche non consecutive.
"