Giovedì 18 Aprile 2024

D'Alema alla festa Mdp di Bologna. Tra selfie, battute e un bicchiere di rosso

Il leader abbracciato dal suo popolo. Antichi 'militanti', ma anche tanti trentenni

Massimo d'Alema alla festa Mdp di Bologna (Dire)

Massimo d'Alema alla festa Mdp di Bologna (Dire)

Roma, 28 settembre 2017 - Metti una sera di inizio autunno. A Bologna, in un tempio del rock ove giovani e giovanissimi si scatenano nel fine settimane fra canti e balli e bevute. Metti, però, che l’Estragon - questo il locale - diventi qualcosa di diverso per qualche giorno. E cioè la sede della festa di Articolo 1 - Mdp che punta a rosicchiare parecchi consensi al Pd di Matteo Renzi. E metti che al centro della scena ci sia Massimo D’Alema. Il quale se è stanco (è appena atterrato con un volo di linea da Bruxelles dopo una giornata fittissima) non lo dà a vedere. E, incalzato dalle domande di un giornalista, parla di legge elettorale ("pessimo Rosatellum"); di migranti ("sono una risorsa e non una questione di ordine pubblico"); di Mdp (e qui respinge l’accusa che il nuovo soggetto politico faccia perdere il centrosinistra: “Basta Renzi”); della supposta ripresa ("in parte c’è, ma molto meno che in altri paesi europei"); della caduta verticale del Pd ("ormai liberale").

Non cerca l’applauso (non è nel suo stile). “Il problema non è dire perché ce ne siamo andati, ma perché siamo rimasti così a lungo”. Tutti in piedi. Urla liberatorie del pubblico. Un pubblico di antichi militanti, tutt’altro che “pantere grigie”, però. Spiccano molti trentenni. Più rari i nati attorno ai primi anni Sessanta. Ma l’aspetto più interessante, o quantomeno inedito della serata, è il D’Alema “privato”. L’ex presidente del Consiglio ci tiene molto a tutelare la sua privacy. E infatti è uno dei pochi politici di cui pochissimo si sa fuori dalle sedi “ufficiali”. D’Alema ha il treno che lo riporta a Roma, ma non si sottrae alla classica cena modello festa dell’Unità. Attorno a lui riconosci dirigenti emiliani di Articolo 1. Da Vladimiro Ferri a Marco Macciantelli a Paolo  Trande. Si siedono accanto a D’Alema. Che scherza: “Grazie per avermi rifocillato, avevo una fame terribile”. Gusta volentieri pollo e carne arrosto. E beve un bicchiere di rosso. Insomma, avrà avuto anche “una fame terribile” però si accontenta non dimenticando di assaggiare tre-patatine-tre. 

Chi invece ha fame di parole è quello che viene definito “il popolo della sinistra”. Si avvicina al leader. Selfie a volontà. Strette di mano e qualche scenetta comica: “Sono XY, ti ricordi di me? Ci siamo conosciuti a Budrio nel 1978”. Ampio sorriso e battuta: “Francamente no... però mi fa piacere stringerti la mano”. Certo, c’è spazio per la politica - spiega perché questo Rosatellum è una legge elettorale che favorirà la destra senza peraltro mancare di riproporre un suo antico cavallo di battaglia: un proporzionale con soglia di sbarramento al 5 per cento. A chi gli fa notare che associare la parola “D’Alema” a “movimento” fa uno strano effetto, l’ex ministro degli Esteri prima si aggiusta gli occhiali sul naso e poi scandisce: “Ne ho fatte tante in vita mia...”. Poi altre mille questioni. Dalla rivista “Italianieuropei” che, nata nel 2001, sta per diventare... maggiorenne a questioni più spicciole, come la preoccupazione per un’Italia che non fa più figli e che fatica persino a curarsi (“l’età media degli italiani si è abbassata”).

Ma oramai è tardi. Lo avvertono che se non si sbriga potrebbe perdere l’ultimo treno per Roma. Si alza, si avvia verso l’uscita del tempio rock e scatta l’applauso. Si volta, saluta e dice al pubblico: “Sbrigatevi a mangiare, c’è un altro dibattito tra poco”. E a chi gli dice: “Battiti per ripristinare i treni notturni”, risponde: “Puoi sempre venirmi a trovare di giorno...”.