Roma, 28 settembre 2017 - Metti una sera di inizio autunno. A Bologna, in un tempio del rock ove giovani e giovanissimi si scatenano nel fine settimane fra canti e balli e bevute. Metti, però, che l’Estragon - questo il locale - diventi qualcosa di diverso per qualche giorno. E cioè la sede della festa di Articolo 1 - Mdp che punta a rosicchiare parecchi consensi al Pd di Matteo Renzi. E metti che al centro della scena ci sia Massimo D’Alema. Il quale se è stanco (è appena atterrato con un volo di linea da Bruxelles dopo una giornata fittissima) non lo dà a vedere. E, incalzato dalle domande di un giornalista, parla di legge elettorale ("pessimo Rosatellum"); di migranti ("sono una risorsa e non una questione di ordine pubblico"); di Mdp (e qui respinge l’accusa che il nuovo soggetto politico faccia perdere il centrosinistra: “Basta Renzi”); della supposta ripresa ("in parte c’è, ma molto meno che in altri paesi europei"); della caduta verticale del Pd ("ormai liberale").
Non cerca l’applauso (non è nel suo stile). “Il problema non è dire perché ce ne siamo andati, ma perché siamo rimasti così a lungo”. Tutti in piedi. Urla liberatorie del pubblico. Un pubblico di antichi militanti, tutt’altro che “pantere grigie”, però. Spiccano molti trentenni. Più rari i nati attorno ai primi anni Sessanta. Ma l’aspetto più interessante, o quantomeno inedito della serata, è il D’Alema “privato”. L’ex presidente del Consiglio ci tiene molto a tutelare la sua privacy. E infatti è uno dei pochi politici di cui pochissimo si sa fuori dalle sedi “ufficiali”. D’Alema ha il treno che lo riporta a Roma, ma non si sottrae alla classica cena modello festa dell’Unità. Attorno a lui riconosci dirigenti emiliani di Articolo 1. Da Vladimiro Ferri a Marco Macciantelli a Paolo Trande. Si siedono accanto a D’Alema. Che scherza: “Grazie per avermi rifocillato, avevo una fame terribile”. Gusta volentieri pollo e carne arrosto. E beve un bicchiere di rosso. Insomma, avrà avuto anche “una fame terribile” però si accontenta non dimenticando di assaggiare tre-patatine-tre.
Chi invece ha fame di parole è quello che viene definito “il popolo della sinistra”. Si avvicina al leader. Selfie a volontà. Strette di mano e qualche scenetta comica: “Sono XY, ti ricordi di me? Ci siamo conosciuti a Budrio nel 1978”. Ampio sorriso e battuta: “Francamente no... però mi fa piacere stringerti la mano”. Certo, c’è spazio per la politica - spiega perché questo Rosatellum è una legge elettorale che favorirà la destra senza peraltro mancare di riproporre un suo antico cavallo di battaglia: un proporzionale con soglia di sbarramento al 5 per cento. A chi gli fa notare che associare la parola “D’Alema” a “movimento” fa uno strano effetto, l’ex ministro degli Esteri prima si aggiusta gli occhiali sul naso e poi scandisce: “Ne ho fatte tante in vita mia...”. Poi altre mille questioni. Dalla rivista “Italianieuropei” che, nata nel 2001, sta per diventare... maggiorenne a questioni più spicciole, come la preoccupazione per un’Italia che non fa più figli e che fatica persino a curarsi (“l’età media degli italiani si è abbassata”).
Ma oramai è tardi. Lo avvertono che se non si sbriga potrebbe perdere l’ultimo treno per Roma. Si alza, si avvia verso l’uscita del tempio rock e scatta l’applauso. Si volta, saluta e dice al pubblico: “Sbrigatevi a mangiare, c’è un altro dibattito tra poco”. E a chi gli dice: “Battiti per ripristinare i treni notturni”, risponde: “Puoi sempre venirmi a trovare di giorno...”.