D'Alema gela la Bonino: "Non la capisco"

L'ex premier, tra i fondatori di "Liberi e Uguali", critica la scelta della leader dei Radicali italiani, alleata con il Pd. Toni soft per i grillini: "Non serve demonizzarli dopo la deriva neofascista della Lega". E Salvini s'infuria

Massimo D'Alema (Leu) a 1/2 in più intervistato da Lucia Annunziata

Massimo D'Alema (Leu) a 1/2 in più intervistato da Lucia Annunziata

Roma, 21 gennaio 2018 - Ci vuole il titolo di un’antica canzone del mitico Drupi per capire quanto ha detto Massimo D’Alema a Lucia Annunziata a 1/2 ora in più su Rai3: Sereno è, ballata romantica degli anni Settanta. Sì, perché il dirigente di Liberi e Uguali, candidato in Salento, vuol trasmettere una cifra stilistica tutta sua: sono di sinistra, ma sinistra di governo, mica voglio fare la rivoluzione. Mi oppongo al Pd? Macché. Paradossalmente lo aiuto perché voglio ripigliare i voti che la sinistra, con l’avvento del leader di Rignano, ha perso (da Roma a Torino a Genova: l’elenco sarebbe lungo).

Due le questioni scottanti affrontate da D’Alema con piglio... sereno. Da una parte il «dispiacere» per Emma Bonino che si è alleata col Pd: "Questa legge è un obbrobrio, lo diceva anche la Bonino che ora però cerca voti con quella legge. Mi dispiace per Emma, la conosco, la rispetto, siamo anche amici. Ma è una scelta che fatico a capire". D’altra la "non demonizzazione" del Movimento Cinque Stelle. Non sono i grillini il vero problema, sostiene il presidente di ItalianiEuropei, specie dopo la "deriva neofascista della Lega", ma ciò che esprimono: una diffusa rabbia verso le istituzioni che dev’essere compresa e ricondotta nei corridoi del corretto dibattito istituzionale. Un modo, dice D’Alema, c’è: spostare su Liberi e Uguali ("movimento pluralista") il proprio consenso. La strategia dalemiana è chiara. Non serve demonizzare i grillini, bensì riconquistare parte del suo elettorato. Probabilmente, D’Alema pensa a realtà ove la sinistra ha sempre trionfato e dove i grillini hanno vinto, come Livorno o Genzano. Per inciso, la reazione di Matteo Salvini, capo della Lega, è ferocemente stizzita: "D'Alema è preoccupato per 'la deriva neofascista della Lega'. Oltre a produrre vino, forse ne beve tanto. A casa queste mummie che hanno distrutto l'Italia!", scrive su Facebook.

Torna anche sul governo del presidente: "L'importante è che anziché fare inciuci ci si affidi alla corretta prassi elettorale", ma nessun nome su chi possa raccogliere il maggior consenso politico. "Deciderà Mattarella"... taglia corto. 

C’è poi la questione-Lombardia: non appoggiare Gori è un errore? chiede l’intervistatrice. D’Alema non si scompone: hanno deciso i militanti lombardi come quelli laziali hanno invece espresso parere favorevole sull’appoggio a un dem certamente non renziano, Nicola Zingaretti. E poi, molto altro ancora. Unica battuta su Matteo Renzi un po’ più piccante: "Sono d’accordo con lui, bisogna seguire la prassi costituzionale. Renzi dopo aver tentato di stravolgere la Costituzione è stato costretto a leggerla...".