D'Attorre: "Pronti a bloccare l’Italicum"

Il bersaniano avverte il premier: se non cambiano i testi, la sinistra dem romperà

Alfredo D'Attorre (LaPresse)

Alfredo D'Attorre (LaPresse)

Roma, 9 marzo 2015 - "La spaccatura nel Pd è profonda. Le riforme sono a rischio". Il bersaniano Alfredo D’Attorre, da sempre in prima linea sul fronte anti-Renzi, non molla.

Domani, quindi, la minoranza voterà contro il ddl Boschi assieme a Berlusconi?

"Troveremo le forme e i modi per esprimere la nostra posizione critica".

Vi asterrete?

"Ci incontriamo domani sera (stasera, ndr) per decidere. Ma i passaggi cruciali saranno nelle prossime tappe".

Italicum alla Camera e riforma costituzionale al Senato.

"Per come è congegnato ora, il pacchetto delle riforme non funziona. C’è il rischio di una restrizione degli spazi di partecipazione e rappresentanza".

Il premier ha ribadito anche ieri che i testi non subiranno modifiche...

"Ciò significa che si prenderà la responsabilità di mettere a repentaglio il successo del processo di riforme".

Lui dice che siete ‘gufi’.

"Finora abbiamo dimostrato senso di responsabilità, ora tocca a lui".

Si teme un’imboscata di bersaniani e fittiani.

"Nessuna 'alleanza' sotto banco. È Renzi che pensa di sostituire la minoranza del suo partito con i verdiniani...".

Il premier è ottimista.

"In Aula faremo una battaglia alla luce del sole. Presenteremo i nostri emendamenti e chiederemo un pronunciamento di merito al Parlamento".

Quasi quasi rimpiangete il patto del Nazareno...

"Renzi ha scritto le riforme con Forza Italia. Ora che gli azzurri si sono sfilati, il premier considera immodificabili quei testi. Mi sembra una posizione illogica e inaccettabile".

Promettete fuoco e fiamme, ma poi parte della minoranza andrà alla riunione convocata da Renzi.

"La sinistra Pd non è un partito nel partito, né una caserma...".

Quindi?

"Chi è andato l’altra volta tornerà, chi ha disertato non ci andrà".

Insomma, la solita minoranza frammentata.

"Il pluralismo è un valore".

Lei timbrerà il cartellino?

"Non partecipo a finte riunioni a uso mediatico. Non si può decidere sul Fisco in un’ora con quattrocento invitati...".

Sabato, intanto, sarete a Bologna con Speranza e Bersani per contarvi.

"Ci riuniamo per dire la nostra su come fare riforme vere. E poi per prepararci alla convention delle varie anime della sinistra Pd del 21 marzo. Lì proveremo a fare un salto di qualità".

Scissione?

"Lanceremo una 'nuova proposta per l’Italia', fondata su punti condivisi tra le varie anime della minoranza".

Un partito?

"No, vogliamo cambiare la linea del Pd dall’interno".

Un correntone di sinistra?

"No, un campo aperto di confronto. Che senso avrebbe una corrente strutturata in un partito non strutturato?".

Ma ora Renzi vuole ri-cambiare verso al partito: si torna alle tessere, si ridà valore ai militanti e si ripensano le primarie.

"Ci avevamo provato durante la segreteria Bersani e ci avevano detto di no. Meglio tardi che mai".