Sabato 20 Aprile 2024

"Persa la fiducia". Salvini pensa alle urne

Poi smentisce l’incontro al Colle: "Il governo non cade". I colonnelli in pressing

Matteo Salvini (Lapresse)

Matteo Salvini (Lapresse)

Roma, 19 luglio 2019 - Matteo Salvini si prepara ad affrontare una settimana tanto lunga quanto difficile. La più complicata della sua carriera politica. Assicura che lo farà risollevando l’animo in famiglia: "Parli con i tuoi figli e tutte le incazzature di giornata spariscono". Di certo diserterà l’odierna riunione del consiglio dei ministri e il vertice sull’Autonomia. Voci dal Parlamento uscite per tutto il giorno hanno ripetuto che un’oretta per parlare con Mattarella papà Matteo l’avrebbe trovata: "Smentisco l’incontro", assicura il Capitano. Ma è chiaro che prima di prendere la decisione dalla quale potrebbero dipendere la sorte del governo Conte, quella della legislatura e la sua personale, il vicepremier ha bisogno di capire qual è la posizione del capo dello Stato: se ci fosse la crisi si andrebbe al voto o dal Colle spunterebbe una maggioranza alternativa, quella battezzata martedì a Strasburgo e che da allora tormenta i sonni dell’interno stato maggiore leghista? Poi sa bene che non potrà pretendere una risposta netta e definitiva. è una decisione che deve prendere da solo.   I dirigenti lo spingono quasi all’unanimità verso la rottura: "Sei tu l’obiettivo, molla il governo, non ha più senso andare avanti". Sulla stessa lunghezza d’onda, il suo popolo: "Elezioni, elezioni" scandisce la platea durante il comizio serale a Barzago (Lecco). Guarda caso, lui usa toni più aspri di quanto abbia mai fatto: "Un giorno è Fico, un giorno è la Trenta, un giorno è Conte, un giorno è Di Maio, un giorno è Di Battista. Governare con chi ti insulta è strano". Il leader della Lega arriva a dichiarare un’aperta sfiducia "anche personale" verso gli alleati, ripete che alcuni ministri grillini non sono all’altezza però aggiunge: "Domani (oggi, ndr) non cade nessun governo". Se in mattinata forte era la tentazione di dare retta ai suoi ufficiali, all’ora di cena a trattenerlo è il timore che la crisi potrebbe non sboccare nelle urne, ma in un ribaltone. "Se ho la certezza di fare le cose vado avanti. Altrimenti si va a casa e parlano gli italiani". Appena dieci giorni fa l’orizzonte della crisi era, per Salvini, se non escluso distante: a cambiare le carte in tavola è stata soprattutto la vicenda di Strasburgo. Si è sentito tradito dai 5 Stelle e messo in trappola dal premier, perché non ha insistito con la Merkel per facilitare un voto comune della maggioranza. In quel caso infatti la Von der Leyen sarebbe stata costretta a non respingere l’appoggio leghista, come invece è accaduto.   La conseguenza è che oggi il Carroccio è isolato in Europa, con Giorgetti fuori gioco (ieri sul Colle ha ratificato la rinuncia alla candidatura a commissario) e la nomina di un esponente leghista è diventata una via crucis. Allo scacco che brucia in Europa si somma l’incresciosa storia dei fondi russi. Di Maio si dice convinto che il Carroccio non abbia preso un rublo però non perde occasione per accusare il socio di alzare polveroni solo per sviare l’attenzione da quel pasticcio e, come Conte, ha fatto sponda al Pd, il cui obiettivo è quello di processare in aula il Capitano che annuncia: "Potrei andare prima di mercoledì in aula, precedendo il premier". Sono questi gli argomenti che ieri Salvini si è sentito ripetere al telefono dai suoi: "Quando sentono l’odore del sangue, i grillini azzannano la preda. Fai lo strappo". Incombe però l’approvazione del decreto sicurezza bis: il voto finale è previsto entro l’8-9 agosto a Palazzo Madama. Il ministro dell’interno vuole portarlo a casa ad ogni costo; la sua conversione in legge gli darebbe tempo per maturare la decisione sempre che il fattaccio non si produca prima.