Crisi di governo: Pd pronto al Conte ter, spaccati i 5 Stelle

I dem riaprono le porte ai renziani, ma vogliono un paracadute di volenterosi per non dipendere dall’ex leader. Grillini critici con Bonafede

Il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti (Ansa)

Il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti (Ansa)

Il crinale è stretto, ma la strategia viene portata avanti con convinzione: le dimissioni di Conte serviranno a rilanciarlo. È la linea tracciata dalla maggioranza fronte Pd: l’unica soluzione per salvare il governo e garantirgli una maggioranza stabile, si dice, è far rientrare Renzi dopo aver trovato voti sufficienti a "non appendere il governo – sostiene una fonte del Nazareno – agli umori di Italia Viva". Una sorta di paracadute, soprattutto di senatori, pronti a dare il proprio sostegno alla maggioranza nel caso in cui il leader Iv dovesse nuovamente alzare il tiro. Dunque, un 'governo di salvezza nazionale', con Goffredo Bettini che, tuttavia, ieri avvertiva: "Ora Renzi dimostri effettivamente di avere il senso non dell’errore, ma un po’ del salto nel buio che lui ha procurato e incominci in Parlamento a dare qualche segnale, se ci sono delle aperture".

Resa all’ultimo minuto. Nessuna garanzia sul reincarico a Conte

Comunque, sotto l’ombrello della formula studiata dai dem, potrebbero ritrovarsi i sottoscrittori del patto che ha portato alla formazione del Conte 2 assieme a forze "liberali e moderate" provenienti dal centrodestra. Per questo il partito di Nicola Zingaretti ha assicurato che "il ruolo di Giuseppe Conte è imprescindibile (per proseguire l’azione di questa maggioranza, ndr) il Pd è al suo fianco". "Avanti con Conte – diceva infatti ieri sera una nota dem, voluta dal premier, per dare peso al suo terzo tentativo – per un nuovo governo chiaramente europeista e sostenuto da una base parlamentare ampia". Stessa musica da LeU: "Convinto sostegno a Conte".

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Una strategia che, alla fine di una giornata convulsa, ha tuttavia lasciato ancora una nuova cicatrice dentro il corpo martoriato del M5s, ieri sera in pieno marasma nella consapevolezza di avere in mano il peso politico del nuovo tentativo di Conte in quanto partito di maggioranza relativa. Senza il quale – si sottolineava in ambienti grillini di rango – c’è solo il voto come alternativa possibile, perché "non daremo il via libera a nessun altro governo possibile". Il corpo molle grillino, tuttavia, scalciava: "L’esperienza del Conte bis è al capolinea!", vaticinava, in preda al panico, a tarda sera, un membro dell’esecutivo grillino, preoccupato (non senza ragione) che i 5 Stelle non siano in grado di gestire da protagonisti, in questa fase, una partita così delicata. "Siamo la colonna portante di questa legislatura – lo ha tacitato Vito Crimi –, ci assumeremo le nostre responsabilità e ci faremo garanti dei passaggi delicati". Nel M5s, tuttavia, non sono state risparmiate critiche a Conte e ai vertici grillini. "Il premier in mano non ha niente – lo sfogo di un pentastellato di peso – tutto il mondo gli ha fatto capire che doveva muoversi". E, infatti, alla fine si è mosso. Incassando persino l’assist di Alessandro Di Battista: "Conte merita il sostegno delle persone perbene".

Si va, comunque, verso un nuovo governo dove molte teste grilline potrebbero cadere. A partire da quella, ormai diventata fin troppo ingombrante, del Guardasigilli Alfonso Bonafede. "Secondo me Bonafede, quest’anno, è quasi come se non ci fosse stato – diceva ieri il deputato Andrea Colletti, avvocato, molto critico sull’operato del capo delegazione M5s – è stato carente anche dal punto di vista del dialogo. Molti nel M5s la pensano come me, ma hanno timori nel dichiararlo…". "Se Bonafede non fosse più ministro non cambierebbe nulla - sottolineava un altro - non sarebbe una ferita…".