Giovedì 18 Aprile 2024

Regionali, cosa succede ora. Il governo si rafforza, ma è allarme astensione

La buona tenuta di Fratelli d’Italia e il recupero della Lega stabilizzano la maggioranza. Altissima la percentuale del non-voto: alle urne appena il 40 per cento, mai così male

Giorgia Meloni (Dire)

Giorgia Meloni (Dire)

Un astensionismo impressionante per un quarto del Paese chiamato al voto per le elezioni regionali (una media del 40%). Ma il centrodestra di governo, che vince nettamente sia in Lombardia che nel Lazio, sembra non cogliere nell’affluenza in picchiata il "cigno nero" della pesante disaffezione popolare capace di diventare, in prospettiva, un problema di tenuta democratica. A destra, insomma, nel giorno del trionfo di Fontana e di Rocca, si sostiene che il tonfo nella partecipazione al voto, secondo le prime analisi, abbia danneggiato soprattutto lo schieramento del centrosinistra. Dunque, perché preoccuparsi? Soprattutto: perché temere uno "scossone" nella coalizione di governo, ora che Fratelli d’Italia si è confermato il primo partito del centrodestra?

Ieri, il mood della giornata vissuta nelle file meloniane lo ha scandito le parole che il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha preso in prestito da Julio Velasco, l’allenatore che riportò l’Italia del volley sulla cima del mondo: "Chi vince festeggia, chi perde spiega". L’affermazione alle Regionali in Lazio e Lombardia, è vero, era attesa, ma la maggioranza assoluta conquistata dai due candidati regionali (Fontana e Rocca, appunto) ha consentito a Giorgia Meloni di parlare di "vittoria netta" e di godersi qualche ora di compiacimento dopo essere stata costretta a gestire una nuova crisi internazionale a causa dell’intemerata di Silvio Berlusconi contro il leader ucraino Volodymyr Zelensky.

Ieri, però, la linea era quella del "è tutto sistemato", "sono i fatti a parlare". D’altra parte, Giorgia Meloni aveva detto esplicitamente che questo voto, visto anche l’alto numero di elettori coinvolti, sarebbe stato anche un primo test sul suo esecutivo. E, dunque, ha avuto gioco facile a dire che si è trattato di un risultato che "consolida la compattezza del centrodestra e rafforza il lavoro del governo", anche se ha trovato avversari mai così divisi e un dato dell’affluenza mai così basso. Di più: chi ha avuto modo di sentirla, ha raccontato di una premier convinta di aver dimostrato che la narrazione di una squadra già in crisi dopo 100 giorni sia stata platealmente smentita. "Ancora una volta abbiamo sconfitto gli uccelli del malaugurio", si sostiene da via della Scrofa. Ma, insomma, di motivi per preoccuparsi, in verità, ce ne sarebbero.

Fratelli d’Italia si conferma primo partito e nel Lazio, sua storica roccaforte. È riuscito ad andare persino oltre il risultato delle politiche toccando il 34%. Ma anche gli alleati tutto sommato non sono andati malissimo, anzi. La Lega di Matteo Salvini in Lombardia non solo ha retto, ma è anche cresciuta rispetto alle elezioni nazionali del 25 settembre. Facendo una conta algebrica e sommando i voti del Carroccio con quelli della lista di Fontana, di fatto il partito di Salvini ha toccato una percentuale non così lontano dal partito della Meloni. E persino Forza Italia ha tenuto oltre le previsioni, nonostante la concorrenza del Terzo Polo e di Letizia Moratti. Insomma, poche variazioni rispetto al 25 settembre: una situazione che cristallizza i rapporti di forza all’interno dell’esecutivo, scongiurando quella resa dei conti interna attesa nel caso in cui Berlusconi e Salvini fossero stati "umiliati" da una Meloni pigliatutto.

Non è avvenuto e, dunque, la possibile "faglia" nella maggioranza non si è aperta. Ma il fatto è che alla fine di un’elezione, c’è sempre una elezione da ricominciare: le Europee del prossimo anno – dove si vota con il proporzionale – saranno fondamentali per tutti e tre i componenti del centrodestra. E anche per la partita che la presidente del Consiglio vuole giocare a Bruxelles portando l’asse del governo comunitario verso un’alleanza Ppe-Conservatori. Per questo a via della Scrofa dicono che l’armonia della vittoria non durerà poi molto; c’è da trovare un accordo sul decreto per la trasparenza sui prezzi della benzina e poi sulle nomine. E la dice lunga il fatto che per il momento un vertice a tre dei leader non è in agenda.