Giovedì 18 Aprile 2024

Ddl Zan, cortocircuito Pd: il testo va riscritto. Poi frena

L’intervento del Vaticano spiazza i partiti. Letta: "Pronto al dialogo". Ma il Nazareno smentisce. Cinquestelle furiosi, la destra applaude

Una recente manifestazione di sostegno al ddl Zan

Una recente manifestazione di sostegno al ddl Zan

La lettera del Vaticano piove come un macigno sul quadro già caotico del ddl Zan. I sostenitori non se l’aspettavano: "È un disegno di legge di iniziativa parlamentare che non riguarda il governo. Inoltre, è già stato discusso alla Camera e non si capisce bene perché il Vaticano avrebbe deciso di muovere questi rilievi ora", sostiene la presidente del gruppo misto del Senato, De Petris.

D’intromissioni indebite parla anche il deputato Pd Zan: "È un’ingerenza impropria su un testo il cui iter è ancora in corso". In realtà, la Santa Sede ha seguito la procedura usuale nei rapporti tra Stati, e infatti interrogato sulla questione durante la conferenza stampa con la Von Der Leyen Draghi assicura: "È una domanda importante: risponderò domani (oggi ndr,) in Parlamento in modo più strutturato". Gli accordi Italia-Vaticano del 1984 prevedono di affidare "la ricerca di un’amichevole soluzione ad una commissione paritetica da loro nominata". L’alternativa è che il premier suggerisca ai partiti di trovare una mediazione tra loro.

Vero è che pure intorno a Draghi come su tutto in questa scomposta vicenda, c’è un alone di mistero. C’è chi sostiene che il ministro degli Esteri Di Maio non lo avesse messo al corrente della lettera ricevuta il 17 giugno; altri assicurano invece che Draghi non poteva essere all’oscuro dell’imbarazzante missiva. Difficile dire chi ha ragione, qualcosa in più si capirà forse oggi quando parlerà.

Di certo, l’atmosfera si surriscalda di ora in ora, al punto che qualcuno come se nulla fosse chiede di denunciare il Concordato, cioè l’articolo 7 della Costituzione. Tra le dichiarazione a raffica scarseggiano quelle dei 5stelle; l’imbarazzo è palpabile, ufficialmente sono schieratissimi con la linea più intransigente: testo non modificabile. È noto che Conte, uomo da sempre molto vicino alle gerarchie ecclesiastiche, era molto dubbioso e titubante già in veste di presidente del consiglio.

Ma le difficoltà più grosse le ha il Pd. In mattinata Letta aveva aperto alla possibilità di modifiche: "Siamo pronti al dialogo sui nodi giuridici". Salvo poi essere smentito dal suo stesso partito: "Siamo convintamente a sostegno del ddl Zan", si legge in una nota firmata “fonti Pd“. Mentre Salvini ringrazia il Vaticano per l’intervento, la Lega se la gode: "Lo vogliono cacciare come hanno fatto da Chigi?". Il Pd è più diviso di quanto non appaia. Il fronte dei falchi è deciso a non apportare cambiamenti alla legge. Il segretario, che ieri ha chiesto lumi al telefono a Di Maio sulla lettera, vorrebbe evitare uno scontro frontale, ma ha poca libertà di movimento. Buona parte delle esponenti dem sono furibonde nei confronti di una legge che considera le donne una semplice "minoranza". Ecco perché senza quella mediazione che i renziani invocano la sorte del ddl è quanto mai incerta.

La legge è ferma in commissione giustizia e c’è chi prevede che per arrivare in Aula sarà necessaria un’ennesima forzatura, mettendo con le spalle al muro il presidente leghista dell’organismo, Ostellari. È facile prevedere che a quel punto gli emendamenti dilagheranno: impossibile ricorrere alla fiducia o a meccanismi anti-ostruzionistici come il canguro. Qualche voto segreto non sarà possibile da evitare e le probabilità che la legge venga modificata e debba tornare alla camera sono altissime. In ogni caso se ne parlerà dopo l’estate e c’è chi è convinto che l’obiettivo sia proprio quello di scavallare le amministrative in autunno.