
La scelta di Ilaria Bugetti è arrivata dopo una burrascosa riunione con i vertici regionali del Partito Democratico. Ieri anche il vice raggiunto da un avviso di garanzia per false attestazioni. Donzelli (FdI): è il sistema Pd.
Le dimissioni di Ilaria Bugetti, la sindaca Pd di Prato indagata per corruzione insieme all’imprenditore tessile Riccardo Matteini Bresci, sono arrivate a una settimana dall’avviso di garanzia ricevuto dalla Procura di Firenze con il quale i sostituti procuratori chiedevano gli arresti domiciliari per la prima cittadina e la reclusione in carcere per l’industriale. E le dimissioni sono arrivate a 24 ore dal Consiglio comunale in cui aveva detto di voler dimostrare la sua innocenza andando avanti nel suo ruolo e presentandosi lunedì prossimo davanti al gip di Firenze per l’interrogatorio di garanzia. Poi ieri la svolta in una giornata bollente e dall’atmosfera sospesa fin dalla mattina, quando Bugetti si sarebbe incontrata col deputato Marco Furfaro, il segretario regionale, Emiliano Fossi e il segretario provinciale Marco Biagioni. Il gruppo dirigente del partito avrebbe in sostanza chiesto un passo indietro alla sindaca sia per consentire a Bugetti di difendersi al meglio dalle accuse, ma anche per tutelare la città pur mettendo in chiaro che le dimissioni non sono un atto dovuto. A quanto pare pressioni provenienti da vari livelli, dal nazionale con la segretaria Elly Schlein al regionale fino a quello locale.
Una scelta che con sofferenza la sindaca Bugetti ha rappresenta alla sua ’squadra’ convocando una giunta d’urgenza nel primo pomeriggio. Una notizia ufficializzata dal Comune con una breve nota in cui si descrive che "l’atto è stato protocollato e inviato alla Prefettura e alla Presidenza del Consiglio comunale". Poche le parole di Bugetti: "La decisione è motivata dal profondo rispetto istituzionale che nutro sia verso l’Ente Comune di Prato che verso la magistratura e dalla necessità di affrontare le imminenti fasi giudiziarie con la dovuta serenità, nella piena convinzione di poter dimostrare e documentare la totale estraneità rispetto agli addebiti che mi sono mossi e senza che il contestuale esercizio delle funzioni possa in alcun modo condizionare il confronto con l’Autorità giudiziaria". Ma non è l’unica notizia che ha scosso Prato, perché ieri il vicesindaco in quota Pd, Simone Faggi, ha ricevuto un avviso di garanzia per false attestazioni al pubblico ministero. Faggi, estraneo all’inchiesta, era stato sentito dai pm come persona informata sui fatti. "Non ho interesse a dire bugie e a nascondere cose", si difende Faggi pronto a presentare una memoria per fare chiarezza.
Che cosa accadrà? La sindaca dovrà consegnare le dimissioni al Consiglio comunale che con ogni probabilità sarà convocato per giovedì prossimo: da allora c’è tecnicamente un periodo di 20 giorni durante i quali Bugetti può ritirarle. Alla scadenza di quella data, il ministero dell’Interno dovrà nominare un commissario prefettizio sino alla convocazione di nuove elezioni comunali. Tante le reazioni politiche: per Giovanni Donzelli, deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, "non c’è solo un ‘caso Bugetti’. E neanche solo un ‘caso Prato’. In Toscana il sistema di potere del Pd è arrivato al capolinea per troppa autoreferenzialità e poca trasparenza, un sistema opaco, lontano dai cittadini".