Coronavirus, i 5 Stelle: "Ai politici stipendi dimezzati". E Grillo: "Reddito universale"

Il reggente Crimi: "Tagliamo la paga dei parlamentari". E Grillo torna a parlare di reddito per tutti: milioni di italiani diventeranno poveri

Vito Crimi (Ansa)

Vito Crimi (Ansa)

Roma, 31 marzo 2020 - Ci voleva una pandemia per risentire la voce di Beppe Grillo che con la storia del virus e delle sue tragiche conseguenze, vede presentarsi l’occasione per riproporre la sua utopia di sempre; non il ‘reddito di cittadinanza’, ma addirittura il ‘reddito universale’. Quello "per diritto di nascita, destinato a tutti, dai più poveri ai più ricchi, che vada oltre questa emergenza". Così, mentre i suoi parlamentari propongono la stessa ricetta di sempre per trovare nuove entrate capaci di fronteggiare la crisi (dimezzare i costi della politica), Grillo via blog disegna uno scenario da vera apocalisse: "Milioni di italiani - scrive nel suo post - non avranno nei prossimi mesi un’entrata garantita, milioni di persone cadranno sotto la soglia della povertà. Ci sono interi settori che subiranno le conseguenze di questa crisi fino alla fine dell’anno, forse alcune filiere non si riprenderanno mai o non torneranno più come prima. Potrebbe esserci un rapidissimo cambio del mercato del lavoro. Abbiamo sempre detto che circa il 50% dei posti di lavoro negli anni sarebbero scomparsi per l’automazione e i cambiamenti tecnologici. Quei cambiamenti adesso sono avvenuti non in anni, ma in un solo mese. Con un colpo di tosse». Poi la conclusione: "È giunto il momento di stravolgere il nostro status quo, se non ora, quando?".

Per Grillo, uomo simbolo della prospettiva della ‘decrescita felice’ e del ‘non lavoro’ in virtù della teoria dell’uomo centrale rispetto al mercato del lavoro, non ci poteva essere certo occasione più ghiotta di questa del lockdown globale per rilanciare i suoi cavalli di battaglia di sempre che non sembrano alle viste, almeno per ora. Quello che, invece, è concreto, è l’idea della ministra del Lavoro, la grillina Nunzia Catalfo, di estendere il reddito di cittadinanza, prevedendo "l’alleggerimento dei requisiti d’accesso - ha spiegato ieri in un’intervista - in particolare quelli che riguardano il patrimonio immobiliare, fino al termine dell’emergenza economica". Una misura che, a quanto sembra, dovrebbe viaggiare in parallelo con il prossimo varo del ‘reddito di emergenza’ (Rem) e per il quale servono altri tre miliardi minimo, solo per coprire questa fase di chiusura totale delle aziende.

Già, ma dove trovare altri soldi per estendere anche la misura già in essere? Per i grillini non ‘elevati’ come Grillo, ma semplici parlamentari, la ricetta è sempre la stessa: tagliare gli stipendi dei parlamentari. Vito Crimi, il leader 5 stelle, in coro con i big stellati, da Luigi Di Maio a Paola Taverna, lo spiega così: "Il M5s propone di estendere a tutti i parlamentari il dimezzamento dello stipendio che già abbiamo deciso per noi stessi da quando siamo in Parlamento. Ben 60 milioni di euro l’anno da destinare all’emergenza", con la Taverna che fa leva sul senso di colpa: "Tutti i parlamentari possono davvero dire di stare a posto con la coscienza? Nessuna morsa al cuore? Ogni contributo è stato dato?". "Non servono leggi, non servono decreti - chiude Crimi - basta una delibera degli uffici di presidenza delle Camere e poche ore di seduta". Ma non c’è nessun entusiasmo dalle altre forze politiche.