Covid e 'focolaio' alla Camera, slitta il ddl sull'omofobia su richiesta del centrodestra

Fico ha accolto la tesi dell'opposizione, falcidiata dal Coronavirus. Delrio: "Allora si rimanda tutto". E nel Pd si fa strada l'idea del voto da remoto

Roberto Fico e Federico Fornaro con la mascherina alla Camera (Ansa)

Roberto Fico e Federico Fornaro con la mascherina alla Camera (Ansa)

Roma, 17 ottobre 2020 - E' allarme per il 'focolaio' di Coronavirus in Parlamento. L'aumento del numero dei contagi fuori e dentro i palazzi della politica crea problemi al lavoro parlamentare e rilancia l'appello sul voto a distanza per i parlamentari in quarantena. 

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Centrodestra falcidiato

Il centrodestra, 'falcidiato' alla Camera dal coronavirus, ha chiesto una pausa di una settimana sulle votazioni in Aula. L'idea è di sospendere le votazioni per la prossima settimana, e in particolare di non procedere all'esame della proposta di legge a prima firma Zan sull'omofobia. Ben quattro capigruppo su cinque sono risultati positivi (Mariastella Gelmini di FI, Francesco Lollobrigida di FdI e oggi Maurizio Lupi di NcI), mentre il presidente dei deputati della Lega Riccardo Molinari è risultato negativo al tampone ma comunque dovrà stare in quarantena, e tanti parlamentari soprattutto leghisti che dovranno sottoporsi a isolamento fiduciario.

Fico: slitta il ddl Zan

Richiesta accolta dal presidente della Camera, Roberto Fico: "Su richiesta dei capigruppo di opposizione - in virtù delle positività e delle quarantene che riguardano i loro gruppi - ci sarà lo slittamento del ddl Zan sull'omofobia. Il provvedimento sarà esaminato la settimana seguente. Nei prossimi giorni però l'attività della Camera continuerà: in Aula con le discussioni generali, le interrogazioni e le interpellanze, e nelle commissioni parlamentari. E' confermata anche la riunione della Giunta per il regolamento".

Delrio e Zingaretti: no allo stop sull'omofobia

Mette le mani avanti il capogruppo democratico alla Camera Graziano Delrio: "Se i gruppi di opposizione in ragione delle assenze legate al coronavirus chiedono di sospendere i lavori d'Aula per una settimana noi non ci opponiamo. Sia chiaro però che il calendario non muta e si rimanda tutto. Non accettiamo un rinvio ad hoc, sulla proposta di legge Zan, una legge che la destra vuole fermare". 

E Nicola Zingaretti twitta: "Siamo con e nelle 60 piazze che oggi in tutta Italia chiedono rispetto, pari diritti e dignità. La legge Zan contro omofobia e misoginia non si deve fermare. Faremo di tutto per approvarla #DALLAPARTEDEIDIRITTI".

Pd: parlamentari in smart working

In realtà il Pd sarebbe per il voto da remoto. Stefano Ceccanti, costituzionalista e capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali della Camera, su Facebook lancia l'allarme: "Sul Parlamento in emergenza stiamo arrivando al punto di non ritorno oltre il quale l'istituzione non potrà più funzionare". Ceccanti è il primo firmatario della proposta per regolamentare il lavoro da remoto dei parlamentari. Un documento già sottoscritto da 114 deputati. Della questione si è occupata nei giorni scorsi la Giunta per il regolamento che ha deciso di audire alcuni esperti.  "Le riunioni in sede politica vanno fatte per decidere chiaramente se si vuole lavorare nell'unico modo possibile, consentendo il voto a distanza degli impediti oppure no, accettando che il Parlamento si blocchi", aggiunge l'esponente dem che chiede tempi rapidi.

Gelmini: no al voto a distanza

Di segno opposto le considerazioni della capogruppo di Forza Italia alla Camera, Mariastella Gelmini, che ieri ha scoperto di essere positiva al Covid e asintomatica. Il Parlamento, dice in un'intervista al Giornale "è un luogo di lavoro come moltissimi altri. Siamo persone che viaggiano, si spostano, incontrano persone. Non vorrei fare allarmismo sulla Camera: potrei averlo preso lì, come è successo a tanti in ufficio, ma potrebbe essere capitato sui mezzi pubblici a Milano. Il virus è molto contagioso".  La parlamentare azzurra critica la proposta di Ceccanti: "Credo che la maggioranza cerchi di nascondere i problemi politici e le divisioni interne dietro il voto da remoto e anche dietro l'allarme sanitario. Certamente bisogna monitorare l'andamento del virus, ma noi, come centrodestra, siamo contrari al voto da remoto. La chiusura della Camera sarebbe un fatto estremamente grave".