Giovedì 18 Aprile 2024

Coronavirus, aperture differenziate per regione. Il governo si arrende all'evidenza

Dal 18 maggio valgono i contagi su base territoriale. Il ministro Boccia: "Chi sbaglia sarà ritenuto responsabile"

Coronavirus, la protesta di Giorgia Meloni e FdI (Ansa)

Coronavirus, la protesta di Giorgia Meloni e FdI (Ansa)

Roma, 29 aprile 2020 - Il governo sembra aver raggiunto la saturazione sul fronte delle fughe in avanti delle regioni che aggirano il proseguimento del lockdown e alleggeriscono le misure decise da Palazzo Chigi con rischiose ordinanze locali. A farlo capire, in modo diretto, è stato ieri il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia. Che ha mandato un avvertimento chiaro: "Chi sbaglia si assumerà la responsabilità dell’aggravamento della condizione sanitaria del proprio territorio". Tanto che dal prossimo 18 maggio il governo medita - a quanto dice lo stesso Boccia - di procedere per ‘differenziazioni’, a seconda della curva epidemiologica che ci sarà nei vari territori, regioni comprese. 

La risposta del Veneto è arrivata subito, con la replica piccata del governatore Luca Zaia: "I Veneti non sono irresponsabili, sono persone per bene". Aggiungendo la minaccia di essere pronto ad "altre ordinanze" e precisando di non aver alcuna intenzione di revocare quelle già firmate. "Non ho bisogno di visibilità, non ho voglia di fare scalate nazionali - aggiunge- lasciateci lavorare in pace". Poi concludendo: "Il governo ha l’obbligo della vigilanza, di intervenire impugnando le ordinanze. Ma lo deve fare con tutti quelli che le hanno fatte".

Boccia, però, non raccoglie la sfida lanciata da Zaia, ma anzi ha chiesto a "chi rappresenta le istituzioni, a tutti i livelli" di "agire sempre con grande senso di responsabilità". Cosa un po’ mancata, fino ad oggi. Soprattutto da parte della Lombardia. Perché se domenica scorsa non è stato deciso un allentamento più ampio del lockdown, è perché il premier Conte e Boccia hanno voluto evitare di andare allo scontro con le Regioni del Nord. 

Di qui l’irritazione che monta, nell’esecutivo: "Siamo davanti a delle operazioni irresponsabili", spiegava ieri una fonte qualificata del governo,"chi apre alcune attività se ne assumerà la responsabilità di fronte ai cittadini. E non sarà una responsabilità solo sanitaria, ma anche penale, civile ed economica". In poche parole il ‘chi sbaglia paga’ pronunciato poi dallo stesso Boccia. Diversi ministri hanno fanno poi sapere che l’intenzione era di allentare di più le misure di quanto è stato poi deciso, ma questo avrebbe spinto Lombardia e Piemonte (dove i dati dell’epidemia sono tutt’altro che rassicuranti) a mantenere le norme più rigide. E davanti al ‘niet’ di Attilio Fontana, che non voleva una Lombardia "isolata", il premier ha deciso di mantenere la stretta su tutto il territorio nazionale. Ma non è finita. Oggi ci sarà un nuovo ‘incontro’ video con i governatori, soprattutto dopo che a strappare è arrivato anche l’Alto Adige, con il governatore altoatesino, Arno Kompatscher, durissimo con il governo. "Il dialogo resta, ma noi comunque prepariamo una nostra legge". Boccia, ha risposto che il governo "continuerà ad indicare la rotta alle Regioni".