Mercoledì 24 Aprile 2024

Il miracolo di Conte: ha convinto la sinistra

Ricerca del Cattaneo su dati Swg: un anno dopo il ribaltone, il premier ha sostituito i consensi leghisti con quelli degli elettori dem

Giuseppe Conte (Ansa)

Giuseppe Conte (Ansa)

Roma, 15 maggio 2020 - Nelle ultime settimane hanno fatto discutere la caduta di consensi per la Lega di Salvini e l’inatteso protagonismo del premier Conte. Sono due facce della stessa medaglia, due traiettorie che hanno lo stesso punto di avvio, entrambe favorite, fino ad ora, dal clima prodotto dalla crisi Covid-19

I dati di tutti gli istituti demoscopici mostrano che la discesa (lieve ma continua) di Salvini è iniziata proprio quando, ritenendo di avere raggiunto un livello di consensi tale da risultare invincibile, ha deciso di sfiduciare il Governo ’Conte 1’ e chiedere elezioni anticipate. La mossa, non riuscita, ha messo in discussione il suo intuito. Fuori dal governo ha perso autorevolezza e visibilità. Finora, la crisi sanitaria non lo ha penalizzato solo per aver ridotto ulteriormente la sua esposizione mediatica, ma anche perché la pandemia ha, in parte, cambiato la scala delle priorità nella percezione delle persone. Abbiamo vari indizi, ad esempio, dai dati di sondaggio, di un maggiore favore dell’opinione pubblica verso l’intervento dello Stato nella sanità e nel welfare, così come di una minore rilevanza attribuita al problema dell’immigrazione

Il confronto. Pdf

Almeno nella fase critica che ha imposto il lockdown, le persone hanno sviluppato una maggiore disponibilità ad ’affidarsi’ alla guida delle istituzioni e degli esperti e, di conseguenza, una minore predisposizione a farsi coinvolgere dalle polemiche contro l’establishment, un atteggiamento meno tollerante verso chi usa toni forti o diffonde verità alternative attraverso i social. Queste stesse circostanze sembrano avere giovato, almeno per ora, al suo vero antagonista che ha, oggi, senza dubbio le sembianze del prof. avv. Giuseppe Conte. 

Le virtù di Conte. Il Pdf

Quello che era entrato in scena come un ’premier per caso’, come il ’servitore di due padroni’ è riuscito nel frattempo in una prova acrobatica strabiliante. Non è semplicemente rimasto a Palazzo Chigi camminando sul filo della transizione estiva da una coalizione all’altra. Ha rapidamente cambiato registro, proprio nello scontro con Salvini, recuperando venature liberali e solidariste del resto più congeniali alla sua formazione. È riuscito a proporsi, questa volta in prima persona, come baricentro dell’alleanza giallorossa, contribuendo a delineare un nuovo bipolarismo. I dati rappresentati nei primi due grafici ne sono una prova lampante. Mettono a confronto il grado di fiducia espresso dagli elettori dei vari partiti verso il medesimo Presidente del Consiglio nei mesi di marzo-aprile del 2019 e del 2020. È ovvio che le risposte sono condizionate dalle preferenze politiche. Ma sono anche un giudizio sull’uomo. 

L’atteggiamento nei suoi confronti degli elettori leghisti e democratici risulta completamente capovolto, ma il riallineamento ha riguardato tutto lo spettro politico, ad eccezione dei 5 Stelle naturalmente. Il cambio di casacca che avrebbe potuto indebolire la sua reputazione l’ha invece accresciuta: dentro i 5 Stelle, tra gli alleati e, soprattutto, tra gli indecisi.

Tutto questo è avvenuto mentre l’elettorato sembra essersi di nuovo stabilmente diviso tra due aree politiche contrapposte di dimensioni pressoché equivalenti. Fatti cento tutti gli elettori, 25 oggi si asterrebbero, 15 sono indecisi. Tra chi dichiara le sue intenzioni di voto, circa la metà è orientata verso uno dei partiti di centrodestra, l’altra metà per uno dei partiti riconducibili all’area di governo (e dintorni). Italia Viva e Azione (Renzi, Calenda e i loro elettori), mostrano sfiducia mista a insofferenza verso l’alleanza e il leader del momento, un po’ come Forza Italia (dall’altra parte). Ma rappresentano anche quote risicate dell’elettorato e non sembrano avere strategie alternative. Nell’area di centrosinistra allargata ai 5 Stelle, per ora nessun leader riscuote consensi di ampiezza paragonabile a quelli del Presidente del Consiglio.

Come è stato possibile? Grazie a una speciale attitudine a cogliere occasioni e superare scogli imprevisti con estrema duttilità. Un’altra parte della spiegazione la forniscono i risultati di una rilevazione conclusa la settimana scorsa. Quelli che erano considerati limiti di Conte, nel contesto difficile che stiamo vivendo, sono diventate virtù. La gran parte degli elettori della sua ’attuale’ area politica, così come la maggioranza degli indecisi e dei potenziali astensionisti, lo considerano una persona "competente", "concreta", che "non si piega al volere dei poteri forti". Ma, soprattutto, il premier appare "rassicurante", uno "che lavora per il bene comune e non per i propri interessi". Un rassicurante avvocato del popolo. In tempi di crisi sanitaria questo aiuta. Quando cominceranno a sentirsi gli effetti più dolorosi della recessione, si vedrà. La curva dei consensi potrebbe anche andare in tutt’altra direzione.

Salvatore Vassallo, direttore Istituto Cattaneo